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Risoluzione contratto preliminare: ipoteca non svelata

Un promissario acquirente ha richiesto la risoluzione del contratto preliminare dopo aver scoperto un’ipoteca sull’immobile non dichiarata dai venditori. Il Tribunale ha accolto la domanda, dichiarando la risoluzione del contratto preliminare per grave inadempimento dei promittenti venditori. Questi ultimi sono stati condannati a restituire la caparra e a risarcire i danni emergenti subiti dall’acquirente, come le spese di mediazione e perizia.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Risoluzione Contratto Preliminare: Quando un’Ipoteca Nascosta Giustifica lo Scioglimento

La stipula di un contratto preliminare di compravendita immobiliare è un passo cruciale che vincola le parti alla futura conclusione del rogito notarile. Ma cosa succede se, dopo la firma, l’acquirente scopre pesanti gravami sull’immobile, come un’ipoteca non dichiarata? Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre chiarimenti fondamentali sulla risoluzione contratto preliminare per grave inadempimento del venditore, delineando i diritti dell’acquirente e i limiti del risarcimento del danno.

I Fatti di Causa

Un promissario acquirente firmava un contratto preliminare per l’acquisto di un immobile, versando una caparra confirmatoria. Il contratto menzionava la presenza di un’unica ipoteca. Successivamente, l’acquirente scopriva l’esistenza di una seconda e ben più gravosa ipoteca, iscritta anni prima a garanzia di un debito molto elevato nei confronti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione a carico di uno dei venditori.

Di fronte a questa scoperta, l’acquirente si rifiutava di versare la seconda tranche della caparra pattuita e, dopo tentativi falliti di trovare una soluzione, citava in giudizio i venditori chiedendo la risoluzione del contratto per loro grave inadempimento, la restituzione del doppio della caparra e il risarcimento di tutti i danni subiti.

I venditori, a loro volta, sostenevano che il contratto si fosse già risolto di diritto a causa di una clausola specifica e, in via riconvenzionale, chiedevano il risarcimento dei danni per l’occupazione dell’immobile da parte dell’acquirente.

L’Eccezione di Inadempimento e la Risoluzione del Contratto

Il cuore della controversia risiede nel grave inadempimento dei venditori. Essi avevano promesso in vendita un bene garantendone la libertà da pesi e gravami, ad eccezione di una singola ipoteca. La scoperta di una seconda ipoteca, di importo molto superiore, ha costituito una violazione fondamentale degli obblighi contrattuali.

Il Tribunale ha ritenuto legittimo il comportamento dell’acquirente che ha sospeso il pagamento della seconda caparra. Questo agire trova fondamento nell’art. 1460 del Codice Civile (exceptio inadimplenti non est adimplendum), che permette a una parte di un contratto a prestazioni corrispettive di rifiutare la propria prestazione se la controparte è inadempiente. L’inadempimento dei venditori è stato giudicato più grave rispetto a quello, solo temporaneo e giustificato, dell’acquirente.

Di conseguenza, il giudice ha dichiarato la risoluzione contratto preliminare per colpa esclusiva dei venditori.

La Quantificazione del Danno: Danno Emergente vs Lucro Cessante

Una volta accertata la risoluzione, il Tribunale ha affrontato la questione del risarcimento del danno. L’acquirente aveva avanzato due tipi di richieste:

1. Danno da lucro cessante: L’acquirente sosteneva di aver subito un danno per aver dovuto vendere frettolosamente un altro suo immobile per reperire la liquidità necessaria e per aver perso l’opportunità di acquistare l’immobile promesso in vendita, il cui valore nel frattempo era aumentato. Il Tribunale ha respinto questa richiesta, ritenendo che tale danno non fosse una conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento dei venditori e, soprattutto, non fosse prevedibile da questi ultimi al momento della stipula del preliminare.

2. Danno emergente: L’acquirente ha richiesto il rimborso delle spese vive sostenute a causa del contratto poi risolto. Il Tribunale ha accolto questa richiesta, liquidando un importo pari alle spese documentate per la provvigione dell’intermediario immobiliare e per la perizia tecnica necessaria all’ottenimento del mutuo. Questi costi rappresentano una perdita economica diretta e immediata, direttamente collegata all’inadempimento dei venditori.

Le Motivazioni

Il Tribunale ha fondato la propria decisione su diversi pilastri giuridici. In primo luogo, ha qualificato la clausola invocata dai venditori non come una clausola risolutiva espressa (art. 1456 c.c.), ma come una condizione risolutiva (art. 1353 c.c.) posta nell’esclusivo interesse dell’acquirente. Quest’ultimo, proseguendo le trattative e le attività per l’acquisto (come la richiesta di mutuo), aveva di fatto rinunciato a tale condizione. In secondo luogo, il giudice ha stabilito che la promessa di vendita di un bene come unicum indivisibile rende tutti i comproprietari solidalmente responsabili per l’inadempimento, indipendentemente da chi fosse il titolare del debito garantito dall’ipoteca nascosta. La mancata garanzia della libertà del bene da vizi giuridici costituisce un inadempimento grave che, superando la normale soglia di tollerabilità, legittima la richiesta di risoluzione. Infine, per quanto riguarda i danni, la Corte ha applicato rigorosamente i principi di causalità e prevedibilità (artt. 1223 e 1225 c.c.), riconoscendo solo i danni che fossero conseguenza diretta e prevedibile della condotta illecita dei venditori.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale a tutela del promissario acquirente: la trasparenza e la correttezza sono obblighi inderogabili per il venditore. L’omissione di informazioni cruciali come l’esistenza di un’ipoteca costituisce un grave inadempimento che giustifica la risoluzione contratto preliminare. L’acquirente ha diritto alla restituzione di quanto versato e al risarcimento delle spese direttamente sostenute a causa della trattativa fallita. Tuttavia, per ottenere il risarcimento di danni più ampi, come il lucro cessante, è necessario dimostrare un nesso di causalità diretto e la prevedibilità del danno da parte del venditore, un onere probatorio spesso complesso da assolvere.

La scoperta di un’ipoteca non dichiarata è motivo sufficiente per la risoluzione del contratto preliminare?
Sì, la sentenza conferma che la mancata dichiarazione di un’ipoteca, soprattutto se di importo rilevante, costituisce un grave inadempimento da parte del promittente venditore, tale da giustificare la richiesta di risoluzione del contratto da parte del promissario acquirente.

Il promissario acquirente può rifiutarsi di pagare il saldo se scopre un gravame sull’immobile?
Sì, il Tribunale ha ritenuto legittimo il rifiuto dell’acquirente di versare la seconda tranche della caparra. Tale comportamento è giustificato dal principio di autotutela previsto dall’art. 1460 c.c. (eccezione di inadempimento), secondo cui una parte può sospendere la propria prestazione se la controparte è a sua volta gravemente inadempiente.

Quali danni sono risarcibili in caso di risoluzione del contratto preliminare per colpa del venditore?
La sentenza stabilisce che sono risarcibili i danni emergenti, ovvero le spese che sono conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento, come i costi di mediazione immobiliare e le spese di perizia per il mutuo. Il risarcimento del lucro cessante (mancato guadagno) è stato invece negato perché ritenuto non direttamente causato dall’inadempimento e non prevedibile dai venditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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