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Risoluzione contratto locazione per morosità: il caso

Un tribunale ha decretato la risoluzione contratto locazione a causa della persistente morosità dell’inquilino. Nonostante la notifica a persona irreperibile e la contumacia, il conduttore è stato condannato al rilascio dell’immobile e al pagamento di tutti i canoni arretrati, oltre agli interessi e alle spese legali, confermando che l’onere di provare il pagamento spetta al debitore.

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Risoluzione contratto locazione: cosa succede se l’inquilino non paga e sparisce?

La risoluzione contratto locazione per inadempimento del conduttore rappresenta una delle situazioni più comuni nel diritto immobiliare. Il mancato pagamento dei canoni è una grave violazione degli obblighi contrattuali che legittima il proprietario a richiedere non solo la restituzione dell’immobile, ma anche il pagamento di quanto dovuto. Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un chiaro esempio di come la legge tuteli il locatore, anche quando l’inquilino si rende irreperibile.

I Fatti del Caso

Il proprietario di un immobile ad uso abitativo avviava una procedura di sfratto per morosità nei confronti del proprio inquilino, lamentando il mancato pagamento di canoni e spese accessorie per un importo iniziale di oltre 3.000 euro. La notifica dell’atto veniva effettuata ai sensi dell’art. 143 c.p.c., procedura utilizzata quando il destinatario è irreperibile.

L’inquilino non si presentava all’udienza, rimanendo contumace. Il Giudice, considerando che la modalità di notifica poteva non aver garantito l’effettiva conoscenza del procedimento da parte dell’intimato, disponeva la conversione del rito da sommario a ordinario. Nonostante ciò, l’inquilino continuava a non partecipare al processo e la morosità aumentava, superando i 9.000 euro comprensivi dei canoni maturati nel corso della causa.

L’Analisi del Tribunale sulla risoluzione contratto locazione

Il Tribunale ha basato la propria decisione su principi consolidati in materia di locazioni e onere della prova. Poiché si verteva in materia contrattuale, spettava al locatore (il creditore) provare l’esistenza del contratto e allegare l’inadempimento del conduttore. Al contrario, sarebbe stato onere del conduttore (il debitore) dimostrare di aver regolarmente pagato i canoni.

Restando contumace, l’inquilino non ha fornito alcuna prova del pagamento. Di conseguenza, il suo inadempimento è stato considerato provato e sufficientemente grave da giustificare la risoluzione contratto locazione, ai sensi dell’art. 5 della Legge n. 392/78, che disciplina la gravità dell’inadempimento nei contratti di locazione ad uso abitativo.

La Decisione del Giudice

Il giudice, accogliendo integralmente le richieste del proprietario, ha emesso la seguente sentenza:
1. Dichiarazione di risoluzione: Ha dichiarato la risoluzione del contratto di locazione per grave inadempimento del conduttore.
2. Condanna al rilascio: Ha ordinato all’inquilino di rilasciare immediatamente l’immobile, fissando una data specifica per l’esecuzione forzata.
3. Condanna al pagamento: Ha condannato il conduttore al pagamento dell’intera somma dovuta a titolo di canoni e spese non pagate (pari a 9.290 euro), oltre agli interessi legali dalle singole scadenze fino al saldo effettivo.
4. Condanna alle spese: Ha posto a carico dell’inquilino tutte le spese processuali sostenute dal proprietario.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza è chiara e lineare. L’inadempimento del conduttore nel pagamento dei canoni costituisce la violazione di un’obbligazione primaria derivante dal contratto di locazione. L’inerzia processuale del conduttore, che non si è difeso né ha provato di aver adempiuto, ha reso incontestabile la pretesa del locatore. La conversione del rito, disposta per massima garanzia del diritto di difesa dell’intimato, non ha modificato la sostanza della questione: in assenza di prova contraria, il mancato pagamento è un fatto accertato che porta inevitabilmente alla risoluzione del contratto.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce la tutela offerta dall’ordinamento al proprietario di un immobile di fronte alla morosità dell’inquilino. Dimostra che anche la irreperibilità del debitore non impedisce di ottenere una sentenza di condanna efficace. La procedura, seppur con le cautele del caso come la conversione del rito, prosegue fino alla decisione finale, garantendo al creditore la possibilità di recuperare il proprio bene e veder riconosciuto il proprio diritto al pagamento dei canoni e delle spese legali.

Cosa succede se un inquilino non paga l’affitto e non si presenta in tribunale?
Il tribunale lo dichiara ‘contumace’. Poiché il proprietario ha dimostrato l’esistenza del contratto e l’inquilino non ha fornito la prova del pagamento, il giudice può dichiarare la risoluzione del contratto, ordinare il rilascio dell’immobile e condannare l’inquilino al pagamento di tutti i debiti accumulati e delle spese legali.

Qual è la principale conseguenza del mancato pagamento del canone di locazione?
Il mancato pagamento è considerato un inadempimento grave che giustifica la risoluzione del contratto di locazione. Questo scioglie legalmente il vincolo contrattuale, obbliga l’inquilino a restituire l’immobile e a saldare l’intero debito maturato, comprensivo di interessi.

Un proprietario può vincere una causa di sfratto se l’inquilino è irreperibile?
Sì. La legge prevede procedure di notifica specifiche per le persone irreperibili. Se il giudice ritiene che l’inquilino possa non essere venuto a conoscenza dell’atto, può convertire il rito da sommario a ordinario per maggiore garanzia. Tuttavia, il procedimento continua e può concludersi con una sentenza di condanna contro l’inquilino assente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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