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Risoluzione contratto leasing: guida alla sentenza

Un’impresa si oppone alla restituzione di un bene in leasing dopo la risoluzione contratto leasing per mancato pagamento. Il Tribunale respinge l’opposizione, confermando che l’onere di provare il pagamento spetta al debitore e la risoluzione è legittima.

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Risoluzione Contratto Leasing: Quando il Mancato Pagamento Giustifica la Restituzione del Bene

La risoluzione contratto leasing per inadempimento è una questione centrale nei rapporti commerciali. Una recente sentenza del Tribunale di Milano ha ribadito principi fondamentali in materia, chiarendo l’onere della prova e le conseguenze del mancato pagamento dei canoni. Il caso analizzato riguarda l’opposizione di un’impresa a un decreto ingiuntivo che ordinava la restituzione di un bene strumentale, una minipala, a seguito della risoluzione del contratto di locazione finanziaria. Esaminiamo i fatti, la decisione del giudice e le sue importanti motivazioni.

I Fatti di Causa

Una società concedente (lessor) aveva stipulato un contratto di leasing con un’impresa individuale (lessee) per la fornitura di una minipala. A fronte del mancato pagamento di diverse fatture relative ai canoni di locazione, la società concedente inviava una comunicazione formale via PEC, avvalendosi della clausola risolutiva espressa contenuta nell’articolo 10 del contratto. Con tale comunicazione, dichiarava la risoluzione contratto leasing e intimava all’utilizzatore l’immediata restituzione del bene.

Non avendo ricevuto né il pagamento né la restituzione, la società concedente si rivolgeva al Tribunale, ottenendo un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo che ordinava all’impresa utilizzatrice di riconsegnare la minipala.

L’impresa utilizzatrice proponeva opposizione al decreto, sostenendo l’infondatezza della pretesa creditoria, l’assenza di un grave inadempimento e l’inammissibilità dell’azione monitoria. Chiedeva inoltre, in via preliminare, la sospensione dell’esecutività del decreto.

La Decisione del Tribunale sulla Risoluzione Contratto Leasing

Il Tribunale di Milano ha rigettato integralmente l’opposizione presentata dall’impresa utilizzatrice. Di conseguenza, ha confermato il decreto ingiuntivo opposto, rendendolo definitivo e pienamente esecutivo. La sentenza ha stabilito che l’opposizione era infondata sia in fatto che in diritto, condannando l’opponente anche al pagamento di tutte le spese legali sostenute dalla società di leasing.

Le Motivazioni della Sentenza

Il giudice ha basato la sua decisione su alcuni pilastri giuridici chiari e consolidati, fondamentali per comprendere la dinamica della risoluzione contratto leasing.

1. L’Onere della Prova (Art. 2697 c.c.): Il punto cruciale della motivazione risiede nel principio dell’onere della prova. Il Tribunale ha ribadito che il creditore (la società di leasing) ha il solo onere di provare l’esistenza del titolo, ovvero il contratto, e di allegare l’inadempimento della controparte. Spetta invece al debitore (l’impresa utilizzatrice) dimostrare di aver adempiuto correttamente alla propria obbligazione, ossia di aver pagato i canoni. Nel caso di specie, l’impresa opponente non ha fornito alcuna prova dei pagamenti, rendendo la sua difesa priva di fondamento.

2. Il Principio di Non Contestazione: La società di leasing aveva specificatamente e documentalmente contestato le affermazioni generiche dell’opponente. Al contrario, l’impresa utilizzatrice non aveva mai contestato, prima dell’avvio del giudizio, la comunicazione di risoluzione ricevuta via PEC. Questo comportamento è stato ritenuto dal giudice un elemento sintomatico dell’infondatezza della sua posizione.

3. La Clausola Risolutiva Espressa (Art. 1456 c.c.): Il contratto conteneva una clausola risolutiva espressa che prevedeva la risoluzione di diritto in caso di mancato pagamento. La società concedente si è legittimamente avvalsa di tale clausola, comunicando la propria volontà di risolvere il contratto. Tale meccanismo rende superflua una valutazione giudiziale sulla gravità dell’inadempimento, poiché le parti l’hanno predeterminata contrattualmente.

4. La Prova Documentale: L’esistenza del rapporto contrattuale, la consegna del bene (provata dal verbale di consegna e collaudo) e l’inadempimento (provato dalle fatture non saldate e dalla mancata prova del pagamento) erano tutti elementi ampiamente documentati in atti. In assenza di prove contrarie, la domanda della società di leasing è stata ritenuta fondata.

Le Conclusioni

La sentenza del Tribunale di Milano offre importanti spunti pratici. Per le imprese che utilizzano beni in leasing, è fondamentale conservare la prova di ogni pagamento e rispondere tempestivamente a eventuali comunicazioni formali. L’inerzia o la mancata contestazione di una dichiarazione di risoluzione possono pesare negativamente in un futuro giudizio. Per le società concedenti, questa decisione conferma la solidità degli strumenti contrattuali come la clausola risolutiva espressa e ribadisce che, in caso di contenzioso, è sufficiente provare il contratto e allegare l’inadempimento, ponendo l’onere della prova del pagamento interamente a carico del debitore.

Chi deve provare il pagamento dei canoni in un contratto di leasing?
Secondo la sentenza, l’onere di provare l’avvenuto pagamento dei canoni spetta esclusivamente al debitore (l’utilizzatore del bene). Il creditore deve solo dimostrare l’esistenza del contratto e affermare l’inadempimento.

Qual è l’effetto di una clausola risolutiva espressa in un contratto di leasing?
Una clausola risolutiva espressa permette al creditore, in caso di inadempimento di una specifica obbligazione (come il pagamento del canone), di risolvere il contratto semplicemente dichiarandolo alla controparte. La risoluzione opera di diritto, senza necessità che un giudice valuti la gravità dell’inadempimento.

La mancata contestazione di una comunicazione di risoluzione inviata via PEC ha rilevanza?
Sì, nel caso esaminato, il Tribunale ha considerato la mancata contestazione della PEC con cui veniva comunicata la risoluzione del contratto come un elemento significativo a sfavore del debitore, interpretandolo come un’implicita ammissione della fondatezza della posizione del creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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