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Riserve appalto pubblico: quando è valido il reclamo?

Una società di costruzioni ha citato in giudizio una stazione appaltante per il mancato pagamento di somme iscritte come riserve appalto pubblico per maggiori oneri e detrazioni illegittime. Il Tribunale ha accolto parzialmente la domanda, riconoscendo solo la parte della pretesa supportata da prove documentali e dalla consulenza tecnica. La sentenza sottolinea che, oltre alla tempestività, per il successo delle riserve è fondamentale l’onere della prova a carico dell’impresa.

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Pubblicato il 24 ottobre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Riserve Appalto Pubblico: Quando la Richiesta di Pagamento è Legittima?

La gestione delle riserve appalto pubblico rappresenta uno degli aspetti più delicati e conflittuali nei contratti di lavori pubblici. Si tratta di richieste economiche che l’impresa appaltatrice avanza nei confronti della stazione appaltante per coprire costi imprevisti o danni subiti durante l’esecuzione dell’opera. Una recente sentenza del Tribunale di Roma offre importanti chiarimenti su due requisiti fondamentali per il successo di tali richieste: la tempestività della contestazione e, soprattutto, l’onere della prova. Analizziamo il caso per capire quali lezioni pratiche possono trarre imprese e stazioni appaltanti.

I Fatti di Causa: Un Appalto Complesso e le Richieste dell’Impresa

Il caso riguarda un contratto per lavori di manutenzione straordinaria su un viadotto. L’impresa appaltatrice, durante l’esecuzione, si è trovata ad affrontare diverse difficoltà che hanno comportato un aumento dei costi. Di conseguenza, ha iscritto una riserva nel registro di contabilità per un importo complessivo di circa 66.000 euro.

Le pretese si articolavano in tre punti principali:
1. Mancata contabilizzazione di opere provvisionali: L’impresa sosteneva di aver installato ponteggi più ampi di quelli previsti dal progetto per esigenze logistiche e di sicurezza, chiedendone il pagamento.
2. Pagamento di materiali non utilizzati: A causa del recesso anticipato dal contratto da parte della stazione appaltante, l’impresa chiedeva il ristoro del valore di giunti già acquistati e depositati in magazzino.
3. Restituzione di somme detratte: L’impresa contestava una detrazione applicata dalla committente per la presunta non conformità delle malte utilizzate.

La stazione appaltante si opponeva a tutte le richieste, sostenendo che le riserve fossero state presentate tardivamente e che, in ogni caso, le pretese fossero infondate nel merito.

La Decisione del Tribunale sulle Riserve Appalto Pubblico

Il Tribunale di Roma ha accolto solo parzialmente la domanda dell’impresa, riconoscendole un importo di poco superiore a 5.000 euro, a fronte dei 66.000 richiesti. La decisione si è basata in modo determinante sulle conclusioni della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che ha analizzato nel dettaglio ogni singola voce della riserva.

Il giudice ha ritenuto che la riserva fosse stata iscritta tempestivamente, superando l’eccezione preliminare della stazione appaltante. Tuttavia, nel merito, la maggior parte delle richieste è stata respinta per carenza di prove.

L’Onere della Prova come Elemento Decisivo

Il punto cruciale della sentenza risiede nella valutazione delle prove fornite dall’appaltatore. Il Tribunale ha respinto la richiesta di pagamento per i maggiori oneri dei ponteggi perché l’impresa non ha depositato in giudizio né il progetto esecutivo, né i computi metrici che avrebbero potuto dimostrare la necessità e l’effettiva realizzazione di opere aggiuntive rispetto a quelle contrattuali. Similmente, la richiesta per i materiali non è stata accolta perché non è stata fornita alcuna prova (fatture, bolle di trasporto) che ne attestasse l’acquisto, il trasporto e la messa a disposizione nel cantiere.

L’unica pretesa accolta è stata quella relativa alla detrazione per le malte, poiché l’impresa ha dimostrato, anche grazie agli accertamenti del CTU, che la detrazione operata dalla committente non era pienamente giustificata.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione del Tribunale evidenzia un principio fondamentale nella gestione delle riserve appalto pubblico: la correttezza procedurale non basta. Sebbene la riserva sia stata presentata nei tempi corretti, il suo accoglimento dipende dalla capacità dell’impresa di dimostrare in modo inequivocabile il fondamento della propria pretesa. Il giudice chiarisce che il difetto documentale si riflette direttamente sull’accoglimento della domanda. L’appaltatore non può limitarsi ad affermare un diritto, ma deve provarlo con contratti, progetti, fatture e ogni altro elemento utile a supportare le proprie richieste. La mancanza di tale supporto probatorio rende la riserva, anche se tempestiva, infondata nel merito.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce una lezione essenziale per tutti gli operatori del settore degli appalti pubblici. Per un’impresa, non è sufficiente iscrivere una riserva nei documenti contabili rispettando le scadenze procedurali. È indispensabile costruire fin da subito un solido impianto probatorio a sostegno di ogni singola richiesta, documentando ogni costo aggiuntivo e ogni circostanza anomala. Per le stazioni appaltanti, la sentenza conferma l’importanza di contestare non solo la tempestività, ma anche il merito delle riserve, esigendo prove concrete a fronte delle pretese avanzate. In definitiva, nel contenzioso sugli appalti, vince chi non solo ha ragione, ma è anche in grado di dimostrarla.

Quando una riserva in un appalto pubblico è considerata tempestiva?
Secondo la sentenza, una riserva è considerata tempestiva se viene iscritta al momento della redazione della contabilità finale, come nel caso di specie, in cui le detrazioni contestate sono state applicate solo in quella fase.

È sufficiente iscrivere formalmente una riserva per ottenere il pagamento richiesto?
No, non è sufficiente. La sentenza chiarisce che, oltre alla tempestività, è fondamentale che l’appaltatore fornisca prove inequivocabili a sostegno della propria pretesa. L’assenza di documentazione adeguata (progetti, contratti, fatture) porta al rigetto della domanda, anche se la riserva è stata presentata correttamente.

Qual è il ruolo della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) in una causa per riserve d’appalto?
La CTU ha un ruolo decisivo. Nel caso esaminato, il giudice ha basato la sua decisione quasi interamente sulle conclusioni del consulente tecnico, che ha analizzato la documentazione e verificato la fondatezza tecnica ed economica delle pretese. La CTU ha permesso di accogliere la parte della domanda che era provata e di respingere quelle basate su mere affermazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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