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Riserve appalti pubblici: quando sono valide le pretese?

Una ditta edile ha richiesto compensi extra tramite riserve in appalti pubblici per imprevisti geologici. La Cassazione ha respinto il ricorso, sottolineando che l’onere di verifica delle condizioni del suolo spetta all’appaltatore, soprattutto se dichiara di conoscere il sito. La Corte ha chiarito i rigidi termini per la presentazione delle riserve, confermando la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Riserve Appalti Pubblici: la Cassazione sui limiti alle richieste di compensi extra

Nell’ambito degli appalti pubblici, la gestione di imprevisti e maggiori costi è una questione delicata, regolata da normative stringenti. Le riserve appalti pubblici rappresentano lo strumento con cui l’impresa appaltatrice può avanzare richieste di compensi aggiuntivi, ma il loro corretto utilizzo è fondamentale per non perdere il diritto al risarcimento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi cardine in materia, chiarendo l’estensione dell’onere di diligenza dell’appaltatore e i termini perentori per l’iscrizione delle riserve.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un appalto per lavori di sistemazione idraulica in un’area interessata da una pregressa frana. Un’associazione temporanea di imprese (ATI) si aggiudicava i lavori presentando un’offerta con un ribasso molto elevato (oltre il 55%), giudicata anomala ma infine accettata dopo le opportune verifiche. Durante tale procedura, l’impresa aveva assicurato la stazione appaltante di possedere un’ottima conoscenza dei luoghi.

Durante l’esecuzione dei lavori, l’ATI riscontrava condizioni geologiche più complesse del previsto, con una massiccia presenza di trovanti rocciosi e un materiale di scavo più consolidato e pesante di quanto indicato nel progetto. Di conseguenza, provvedeva a iscrivere diverse riserve nei documenti contabili per ottenere il riconoscimento di maggiori compensi.

Le richieste venivano respinte sia dalla direzione lavori sia, in seguito, dal Tribunale di primo grado. La Corte d’Appello confermava la decisione, rigettando sia il ricorso principale dell’impresa sia i ricorsi incidentali degli enti pubblici, i quali contestavano la tempestività con cui le riserve erano state presentate. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e le motivazioni sulle riserve appalti pubblici

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’impresa, confermando le sentenze dei precedenti gradi di giudizio. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali: l’onere di diligenza dell’appaltatore e la disciplina sulla tempestività delle riserve.

L’Onere di Diligenza dell’Appaltatore

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’appaltatore ha il dovere di controllare la validità tecnica del progetto e di accertare, con la normale diligenza, le caratteristiche del suolo su cui l’opera deve sorgere. Non è possibile invocare una “sorpresa geologica” se le condizioni del terreno erano accertabili con l’uso di normali strumenti e conoscenze.

Nel caso specifico, questo onere era ancora più stringente. L’impresa, per giustificare il suo forte ribasso in sede di verifica dell’offerta anomala, aveva dichiarato di avere un'”ottima conoscenza dei luoghi di intervento”. Questa affermazione, secondo la Corte, la rendeva pienamente consapevole della natura del terreno, escludendo la possibilità di considerare le difficoltà incontrate come un evento imprevedibile. Era quindi compito dell’impresa valutare ex ante l’impatto che l’eterogeneità del materiale franoso avrebbe potuto avere sui costi.

La Tempestività delle Riserve in Appalti Pubblici

La Cassazione ha colto l’occasione per ripercorrere l’evoluzione normativa in materia di riserve, evidenziando la ratio che sottende la rigida disciplina. L’obbligo di iscrivere le riserve nel primo documento contabile utile e di esplicitarle entro un termine perentorio (solitamente 15 giorni) non è un mero formalismo. Esso risponde a tre finalità cruciali:

1. Consentire un controllo immediato: Permettere all’amministrazione di verificare tempestivamente i fatti che hanno generato la pretesa.
2. Garantire la certezza della spesa: Assicurare una continua evidenza dei costi dell’opera, fondamentale per la gestione del bilancio pubblico.
3. Permettere decisioni informate: Mettere la stazione appaltante in condizione di adottare le opportune determinazioni, inclusa l’eventuale risoluzione del contratto se i costi aumentano eccessivamente.

La Corte ha quindi confermato che il mancato rispetto di questi termini comporta la decadenza dal diritto a far valere la pretesa. Sebbene la Corte d’Appello avesse ritenuto tempestive alcune riserve basandosi su una relazione del Responsabile Unico del Procedimento (RUP), ha comunque respinto nel merito le richieste dell’impresa per le ragioni legate all’onere di diligenza.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla responsabilità dell’appaltatore, il quale non può trasferire sulla stazione appaltante i rischi che derivano da una mancata o insufficiente analisi preliminare del contesto operativo. La diligenza richiesta a un operatore professionale include la capacità di interpretare i dati progettuali e di condurre tutte le indagini necessarie per formulare un’offerta consapevole. L’aver rassicurato l’ente pubblico sulla propria familiarità con il sito ha costituito un elemento decisivo contro l’impresa, poiché ha neutralizzato l’argomento dell’imprevedibilità. La sentenza sottolinea che il sistema delle riserve è uno strumento di tutela che presuppone la buona fede e la diligenza dell’appaltatore, non un meccanismo per correggere ex post errori di valutazione imprenditoriale.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza l’importanza della fase di studio e preparazione dell’offerta negli appalti pubblici. Le imprese devono investire in un’accurata analisi del progetto e delle condizioni dei luoghi, senza fare affidamento sulla possibilità di recuperare maggiori costi attraverso le riserve per circostanze che potevano essere previste. La decisione conferma che l’onere di diligenza è un criterio centrale nella valutazione delle responsabilità contrattuali e che la disciplina delle riserve è uno strumento rigoroso, il cui mancato rispetto porta alla perdita definitiva di qualsiasi pretesa economica.

Un appaltatore può chiedere un compenso extra per difficoltà geologiche impreviste in un appalto pubblico?
In genere no. La Corte ha stabilito che rientra negli obblighi di diligenza dell’appaltatore controllare la validità tecnica del progetto e le caratteristiche geologiche del suolo. La responsabilità è esclusa solo se tali condizioni non erano accertabili con l’uso di strumenti e conoscenze normali.

Quali sono i termini per presentare una richiesta di maggiori compensi (riserva)?
Le riserve devono essere iscritte, a pena di decadenza, sul primo atto contabile idoneo a riceverle (es. registro di contabilità, stato di avanzamento lavori) immediatamente successivo al momento in cui si è verificato il fatto che ha generato il maggior onere.

Aver dichiarato di conoscere bene il luogo dei lavori ha un impatto sulle richieste dell’appaltatore?
Sì, in modo significativo. La Corte ha sottolineato che la dichiarata “ottima conoscenza dei luoghi”, fornita per giustificare un’offerta molto bassa, rendeva l’appaltatore ancora più responsabile e consapevole della natura del terreno, indebolendo la sua pretesa di aver incontrato una “sorpresa geologica”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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