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Riserva appalti pubblici: onere della prova e termini

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 14522/2024, ha rigettato il ricorso di un’impresa edile, stabilendo principi chiari sulla riserva appalti pubblici. La Corte ha confermato che la riserva per maggiori oneri deve essere iscritta non appena il fatto lesivo è percepibile con l’ordinaria diligenza, e non alla fine del processo dannoso. Inoltre, per la compensazione dei prezzi dei materiali, non basta una semplice istanza, ma l’appaltatore ha l’onere di provare gli effettivi maggiori costi sostenuti.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Riserva Appalti Pubblici: Guida ai Termini e all’Onere della Prova

La corretta e tempestiva formulazione della riserva appalti pubblici è un momento cruciale per la tutela dei diritti dell’impresa esecutrice. Un errore nella tempistica o nella documentazione può compromettere irrimediabilmente la possibilità di ottenere il giusto compenso per maggiori oneri sostenuti. L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 14522 del 24 maggio 2024 offre un’analisi rigorosa su due aspetti fondamentali: la tempestività dell’iscrizione della riserva e l’onere della prova per la compensazione dei prezzi. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: un Contratto d’Appalto e le Riserve Contestate

Una società di costruzioni, mandataria di un’Associazione Temporanea di Imprese (ATI), aveva stipulato un contratto d’appalto per la realizzazione di importanti opere portuali. Durante l’esecuzione dei lavori, l’impresa aveva formulato diverse riserve per ottenere il pagamento di somme aggiuntive, tra cui:
1. Riserva n. 1: per i maggiori oneri derivanti dall’aumento di volume del materiale di risulta a seguito di demolizione con esplosivo (il cosiddetto “bulking factor”).
2. Riserve n. 2 e 3: per i costi di accelerazione dei lavori e per la sicurezza, ritenute conseguenti alla prima.
3. Riserva n. 4: per la compensazione dovuta all’aumento del costo dei materiali da costruzione.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le domande dell’impresa, ritenendo le prime tre riserve tardive e la quarta infondata per mancanza di prova. L’impresa ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Riserva Appalti Pubblici

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’impresa, confermando le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su principi consolidati in materia di appalti pubblici, offrendo chiarimenti essenziali per gli operatori del settore.

Le Motivazioni: la Tempestività della Riserva Appalti Pubblici

Il punto centrale della controversia sulle riserve n. 1, 2 e 3 era la loro presunta tardività. L’impresa sosteneva di aver potuto iscrivere la riserva solo alla chiusura della contabilità, momento in cui il danno si sarebbe consolidato. La Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo un principio fondamentale:

> Nei fatti produttivi di danno continuativo, la riserva deve essere iscritta contestualmente all’insorgenza del fatto lesivo, non appena questo sia percepibile con la normale diligenza.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che un operatore mediamente diligente avrebbe dovuto prevedere l’effetto del “bulking factor” fin dall’inizio dei lavori di demolizione. L’aumento di volume del materiale frantumato rispetto a quello compatto è un fatto tecnico noto. Pertanto, l’impresa aveva l’onere di iscrivere la riserva sin dal primo momento in cui ha avuto contezza del fenomeno, potendo specificare l’esatto ammontare economico (il quantum) in un secondo momento.
Attendere la chiusura della contabilità, a distanza di oltre un anno, è stato ritenuto un comportamento non conforme agli obblighi di tempestività, rendendo la riserva inammissibile.

Le Motivazioni: l’Onere della Prova per la Compensazione Prezzi

Anche la doglianza relativa alla riserva n. 4, sulla compensazione per l’aumento dei prezzi, è stata giudicata infondata. L’impresa riteneva che, ai sensi dell’art. 133 del D.Lgs. 163/2006, fosse sufficiente presentare un’istanza di revisione alla Direzione Lavori, senza dover dimostrare i maggiori costi effettivamente subiti.

La Cassazione ha chiarito che la ratio della norma non è quella di garantire un arricchimento ingiustificato (locupletatio) all’appaltatore, ma di ristorarlo dalle perdite effettivamente subite. Di conseguenza, non è sufficiente dimostrare un aumento generale dei prezzi di mercato. L’appaltatore ha il preciso onere, secondo l’art. 2697 c.c., di fornire la prova concreta dei maggiori costi sostenuti in relazione ai materiali specifici utilizzati nell’appalto.
La mera presentazione di un’istanza, senza allegare documentazione probatoria (fatture, contabilità di cantiere, etc.), non è sufficiente a fondare il diritto alla compensazione.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per le Imprese

L’ordinanza in esame rafforza due pilastri della gestione dei contratti pubblici:
1. Massima Attenzione alla Tempestività: Le imprese devono dotarsi di sistemi di monitoraggio tecnico e contabile che consentano di individuare immediatamente qualsiasi fatto potenzialmente lesivo e di iscrivere la relativa riserva senza indugio. Attendere la quantificazione finale del danno è una strategia rischiosa e, come dimostra questo caso, perdente.
2. Rigore Documentale: Per le richieste di compensazione prezzi, è indispensabile conservare e produrre tutta la documentazione che attesti l’effettivo maggior costo sostenuto. La contabilità deve essere precisa e in grado di dimostrare il nesso diretto tra l’aumento dei listini e l’impatto economico sul singolo appalto.
In sintesi, la corretta gestione di una riserva appalti pubblici richiede proattività, diligenza e un approccio probatorio rigoroso, elementi indispensabili per tutelare i propri diritti nei confronti della stazione appaltante.

Quando va iscritta una riserva per un danno continuativo in un appalto pubblico?
La riserva deve essere iscritta non appena il fatto dannoso insorge ed è percepibile con l’ordinaria diligenza, anche se i suoi effetti economici non sono ancora completamente quantificati. Non si deve attendere la cessazione del fatto lesivo o la chiusura della contabilità.

È sufficiente un aumento dei prezzi di mercato per ottenere la compensazione in un appalto pubblico?
No. Secondo la Corte, non è sufficiente la mera esistenza di un aumento dei prezzi. L’appaltatore ha l’onere di dimostrare, con documentazione specifica, di aver effettivamente subito maggiori costi per i materiali utilizzati in quel cantiere, al fine di essere ristorato per la perdita effettiva e non per ottenere un ingiusto arricchimento.

Cosa succede se un motivo di appello non contesta specificamente la ‘ratio decidendi’ della sentenza di primo grado?
Se i motivi di appello (o di ricorso per cassazione) non si confrontano specificamente con la ragione giuridica fondamentale (ratio decidendi) su cui si basa la decisione impugnata, essi vengono considerati inammissibili. Nel caso di specie, l’impresa non ha contestato efficacemente le ragioni per cui il Tribunale aveva ritenuto il danno prevedibile fin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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