LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Riscatto agrario: la nuova norma non salva i termini scaduti

Un acquirente si oppone al riscatto agrario di un confinante per pagamento tardivo. La Cassazione chiarisce che la proroga dei termini del 2020 non si applica retroattivamente a decadenze già avvenute prima della nuova legge, accogliendo il ricorso dell’acquirente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Riscatto agrario: la Cassazione esclude la retroattività della proroga dei termini

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 6492 del 2024, ha affrontato una questione cruciale in materia di riscatto agrario, chiarendo la portata della norma transitoria che ha esteso da tre a sei mesi il termine per il versamento del prezzo. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: la nuova legge non può ‘sanare’ una decadenza già maturata anni prima della sua entrata in vigore. Questa decisione offre importanti spunti sull’interpretazione delle norme transitorie e sul principio di irretroattività della legge.

I fatti del caso

La vicenda ha origine da un contenzioso tra l’acquirente di un appezzamento di terreno e il proprietario di un fondo confinante. Quest’ultimo aveva esercitato con successo il diritto di riscatto, ottenendo una sentenza favorevole passata in giudicato il 26 settembre 2016. Secondo la normativa allora vigente, il retraente (il confinante) avrebbe dovuto versare il prezzo d’acquisto entro tre mesi da tale data.

Tuttavia, il pagamento veniva effettuato solo l’8 febbraio 2017, ben oltre il termine perentorio. L’acquirente originario adiva quindi il Tribunale per far dichiarare la decadenza del confinante dal diritto di riscatto a causa del tardivo versamento.

Mentre il giudizio sulla decadenza era in corso, nel 2020 interveniva il cosiddetto ‘Decreto Rilancio’ (D.L. n. 34/2020) che, in risposta all’emergenza sanitaria, modificava l’art. 8 della legge n. 590/1965, portando da tre a sei mesi il termine per il pagamento del prezzo nel riscatto agrario. Una norma transitoria specificava che tale previsione si applicava ‘a tutti i giudizi pendenti’. La Corte d’Appello, interpretando estensivamente questa disposizione, riteneva che il pagamento, essendo avvenuto entro sei mesi, fosse tempestivo, riformando la decisione di primo grado e rigettando la domanda dell’acquirente.

La decisione della Corte di Cassazione sul riscatto agrario

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’acquirente, cassando la sentenza d’appello e affermando un’interpretazione rigorosa e sistematica della norma transitoria. La decisione si fonda su un’analisi testuale, logica e teleologica della disposizione introdotta nel 2020.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno innanzitutto chiarito che i ‘giudizi pendenti’ a cui fa riferimento la norma transitoria sono esclusivamente quelli in cui si controverte sull’esistenza stessa del diritto di riscatto. In questi casi, infatti, il termine per il pagamento non è ancora iniziato a decorrere, poiché la legge ne fissa l’inizio al momento del passaggio in giudicato della sentenza che accerta il diritto. Estendere il termine in queste situazioni è logico e coerente con la volontà del legislatore.

Al contrario, un giudizio che ha per oggetto l’accertamento di una decadenza già verificatasi ha natura dichiarativa e retrospettiva. In questo scenario, il termine di tre mesi era già spirato anni prima dell’entrata in vigore della nuova legge. Applicare retroattivamente il nuovo termine di sei mesi significherebbe non solo prolungare un termine, ma rimettere in gioco diritti già estinti e situazioni giuridiche consolidate, in palese violazione del principio generale di irretroattività della legge (art. 11 disp. prel. c.c.) e della ragionevolezza.

La Corte ha inoltre sottolineato la ratio legis della norma del 2020, legata al contesto emergenziale del Covid-19. Lo scopo era di agevolare chi doveva adempiere a obbligazioni durante la pandemia, non di ‘resuscitare’ diritti persi per inadempienze avvenute in un’epoca precedente e del tutto estranea all’emergenza.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: la norma transitoria che estende a sei mesi il termine di pagamento per il riscatto agrario si applica ai giudizi pendenti in cui si discute dell’esistenza del diritto di riscatto, ma non a quelli volti ad accertare una decadenza già maturata per tardivo pagamento in base alla normativa previgente. La decisione riafferma la centralità del principio di certezza del diritto e dei diritti quesiti, impedendo che una norma emergenziale possa stravolgere retroattivamente rapporti giuridici già esauriti.

La proroga del termine di pagamento per il riscatto agrario introdotta nel 2020 ha efficacia retroattiva?
No, la norma non ha un’efficacia retroattiva tale da sanare una decadenza già maturata. Non può ‘rimettere in termini’ chi era già incorso nella perdita del diritto prima dell’entrata in vigore della nuova legge.

A quali ‘giudizi pendenti’ si applica la nuova norma sul riscatto agrario?
La norma si applica ai giudizi pendenti che vertono sull’esistenza del diritto di riscatto, ovvero quei casi in cui, a causa della contestazione, il termine per il pagamento non ha ancora iniziato a decorrere. Non si applica ai giudizi che mirano ad accertare una decadenza già avvenuta.

Cosa succede se il pagamento per il riscatto agrario avviene dopo la scadenza del termine previsto dalla legge?
Il mancato versamento del prezzo entro il termine perentorio stabilito dalla legge (tre mesi secondo la vecchia normativa, sei secondo la nuova) comporta la decadenza dal diritto di riscatto, che quindi si estingue.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati