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Riscatto agrario: criteri di scelta tra più confinanti

In caso di conflitto tra più proprietari confinanti per il riscatto agrario, la Corte di Cassazione ha stabilito che la scelta non può basarsi sulla mera libertà contrattuale del venditore. Il giudice deve valutare quale acquirente garantisca meglio la ricomposizione fondiaria e l’efficienza aziendale, secondo la finalità della legge. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per non aver applicato questi principi.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Riscatto agrario: come si sceglie tra più confinanti? La parola alla Cassazione

Il riscatto agrario rappresenta uno strumento fondamentale per la tutela e lo sviluppo dell’impresa agricola, consentendo di favorire la formazione di aziende più competitive e strutturate. Ma cosa accade quando più proprietari confinanti rivendicano lo stesso diritto su un terreno in vendita? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 9570/2024 offre un chiarimento decisivo, stabilendo che la scelta non può essere delegata alla mera volontà del venditore, ma deve seguire criteri oggettivi legati alla finalità stessa della legge.

I Fatti di Causa: La contesa per il fondo confinante

La vicenda ha origine dalla vendita di un fondo agricolo a un proprietario di un terreno confinante. Un’altra proprietaria confinante, sostenendo di non essere stata informata della vendita e di avere quindi subito la lesione del proprio diritto di prelazione, agiva in giudizio per esercitare il diritto di riscatto.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la sua domanda, basandosi sulla valutazione di un consulente tecnico (CTU) secondo cui l’acquisizione da parte sua avrebbe consentito una migliore ricomposizione fondiaria e la creazione di un’unità produttiva più efficiente.

La Decisione della Corte d’Appello: Prevale la Libertà del Venditore

In secondo grado, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. I giudici d’appello osservavano che, in assenza di titoli di preferenza specifici previsti dalla legge (come la presenza di giovani agricoltori), la scelta tra i due aspiranti acquirenti doveva tornare nell’alveo della libertà contrattuale. In altre parole, la preferenza manifestata dal venditore nel concludere il contratto con il primo acquirente doveva prevalere. La relazione del CTU veniva liquidata come un insieme di “affermazioni di mero stile”, prive di concreto valore scientifico ed economico.

Il Ricorso in Cassazione e i nuovi principi sul riscatto agrario

La proprietaria soccombente ricorreva in Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano il riscatto agrario e una motivazione illogica da parte della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha accolto il suo ricorso, delineando principi chiari per la risoluzione di tali conflitti.

La Finalità della Legge Supera la Volontà delle Parti

Il punto centrale della decisione della Cassazione è che la ratio legis, ovvero lo scopo della normativa sulla prelazione e sul riscatto, è quello di favorire l’accorpamento dei fondi agricoli per creare aziende più solide ed efficienti. Questo obiettivo di interesse pubblico non può essere subordinato alla libertà negoziale del venditore. Il giudice, pertanto, non può limitarsi a ratificare la scelta di una delle parti.

I Criteri Giurisprudenziali Ancora Validi

La Corte ha ribadito che, anche quando non sono applicabili i criteri preferenziali specifici introdotti dal D.Lgs. 228/2001 (come l’età dei coltivatori), il giudice deve comunque effettuare una valutazione comparativa. Tale valutazione deve basarsi sui principi consolidati dalla giurisprudenza, quali:

* La migliore realizzazione delle esigenze di ricomposizione fondiaria.
* L’ampliamento delle dimensioni territoriali dell’azienda diretto-coltivatrice.
* Lo sviluppo aziendale e la costituzione di unità produttive più efficienti sotto il profilo tecnico ed economico.

In sostanza, il giudice deve scegliere il confinante che, attraverso l’acquisto, è in grado di realizzare nel modo più efficace gli obiettivi per cui la legge ha previsto il riscatto agrario.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha censurato la sentenza d’appello per aver erroneamente concluso che, in assenza di titoli di preferenza legali, il conflitto dovesse risolversi dando prevalenza all’autonomia negoziale del venditore. Questo approccio, secondo la Cassazione, svuota di significato l’istituto stesso della prelazione, la cui funzione è proprio quella di limitare la libertà contrattuale per perseguire un fine di pubblica utilità. Ignorare i criteri consolidati e delegare la scelta al venditore equivale a non esercitare il potere-dovere del giudice di decidere il merito della controversia secondo diritto. La Corte ha inoltre accolto il ricorso incidentale dell’acquirente originario, rilevando che la Corte d’Appello aveva risposto in modo del tutto insufficiente alle sue eccezioni sulla mancanza dei requisiti di coltivatore diretto in capo alla riscattante.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per una nuova valutazione. Il nuovo giudice dovrà attenersi ai principi enunciati: la scelta tra più confinanti con diritto di riscatto agrario non è discrezionale né rimessa alla volontà del venditore. Al contrario, essa richiede un’analisi di merito approfondita per determinare quale acquirente possa garantire il miglior sviluppo agricolo e la più efficiente ricomposizione dei terreni, in linea con gli obiettivi perseguiti dal legislatore. La sentenza riafferma la centralità della funzione sociale della proprietà agricola rispetto alla mera autonomia contrattuale.

Quando più proprietari confinanti hanno diritto al riscatto agrario, chi viene scelto?
La scelta spetta al giudice, il quale deve valutare comparativamente le posizioni degli aspiranti acquirenti. Deve essere preferito il soggetto il cui acquisto garantisce meglio il raggiungimento degli obiettivi della legge, ovvero l’ampliamento e l’efficientamento dell’azienda agricola attraverso una migliore ricomposizione fondiaria.

La preferenza del venditore ha valore nella scelta tra più confinanti con diritto di prelazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la preferenza espressa dal venditore, così come la priorità temporale dell’iniziativa di uno dei confinanti, non sono criteri validi per risolvere il conflitto. La valutazione deve essere oggettiva e basata sulla finalità della norma.

I criteri specifici stabiliti dalla legge (es. giovane agricoltore) sono gli unici per decidere?
No. La sentenza chiarisce che, qualora nessuno dei confinanti possieda i titoli di preferenza specifici (come l’età compresa tra 18 e 40 anni), il giudice non deve arrestarsi, ma deve ricorrere ai criteri più ampi elaborati dalla giurisprudenza, incentrati sulla capacità di realizzare un più efficiente sviluppo aziendale e una migliore costituzione di unità produttive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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