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Risarcimento turni eccedenti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un dirigente medico al risarcimento per turni eccedenti, stabilendo che l’abuso sistematico della pronta disponibilità, causando stress psicofisico, costituisce una violazione dell’obbligo di tutela del datore di lavoro (art. 2087 c.c.). Questo risarcimento si aggiunge alla normale indennità contrattuale e si prescrive in dieci anni.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento Turni Eccedenti: Quando lo Stress Lavorativo va Pagato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 261/2024, ha fornito un’importante chiarimento sul diritto al risarcimento per turni eccedenti nel pubblico impiego, in particolare per il personale medico. La sentenza stabilisce che un utilizzo sistematico e smodato dei turni di pronta disponibilità, oltre i limiti previsti dalla contrattazione collettiva, può generare un danno da stress psicofisico che il datore di lavoro è tenuto a risarcire, indipendentemente dall’indennità già prevista.

I Fatti del Caso: Un Decennio di Turni Oltre il Limite

Un dirigente medico di un’Azienda Sanitaria Provinciale ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, chiedendo il risarcimento per essere stato costretto a svolgere, per circa dieci anni, un numero di turni di pronta reperibilità di gran lunga superiore al limite di dieci turni mensili stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL). Nello specifico, il medico aveva accumulato ben 906 turni eccedenti nell’arco di un decennio. I giudici di primo grado e d’Appello avevano già dato ragione al lavoratore, riconoscendo il suo diritto a un risarcimento per il danno subito.

La Decisione della Corte sul Risarcimento Turni Eccedenti

L’Azienda Sanitaria ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due punti: l’errata applicazione della prescrizione (decennale anziché quinquennale) e il fatto che il CCNL, prevedendo già un’indennità per i turni, escludesse un ulteriore risarcimento. La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Ha stabilito che la richiesta del medico non riguardava differenze retributive (soggette a prescrizione di cinque anni), ma un risarcimento del danno alla salute psicofisica per violazione dell’art. 2087 del codice civile, che impone al datore di lavoro di tutelare l’integrità del lavoratore. Per tale tipo di danno, la prescrizione è quella ordinaria di dieci anni.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha articolato il suo ragionamento su alcuni pilastri fondamentali.

In primo luogo, ha interpretato la norma del CCNL che fissa il limite di dieci turni mensili “di regola”. Questa espressione, secondo i giudici, indica una previsione di natura programmatica e non un limite temporale invalicabile. Ciò significa che è possibile superare tale soglia, ma ciò non esime il datore di lavoro dalle sue responsabilità.

In secondo luogo, ha distinto nettamente tra l’indennità prevista dal contratto e il risarcimento del danno. L’indennità ha la funzione di compensare il semplice disagio della reperibilità, mentre il risarcimento subentra quando l’abuso di tale strumento diventa sistematico e causa un pregiudizio concreto alla salute del lavoratore, come lo stress psicofisico derivante dalla mancata possibilità di recuperare le energie.

Infine, la Corte ha sottolineato che l’abuso commesso dall’Azienda Sanitaria, protraendosi per anni in modo continuativo e ininterrotto, costituiva una chiara violazione dei principi di correttezza e buona fede nell’esecuzione del rapporto di lavoro. La Corte territoriale aveva correttamente riconosciuto che tale condotta datoriale aveva causato un danno non patrimoniale al dipendente, che doveva essere risarcito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio cruciale nella tutela del benessere dei lavoratori. Anche quando la contrattazione collettiva prevede flessibilità e specifiche indennità, il datore di lavoro non è mai esonerato dal suo dovere generale di proteggere la salute psicofisica dei propri dipendenti. L’uso eccessivo e non bilanciato da adeguati riposi di strumenti come la pronta disponibilità può trasformarsi in un illecito e dare diritto a un risarcimento per turni eccedenti. Le aziende, soprattutto nel settore sanitario, sono avvisate: la gestione degli orari e dei carichi di lavoro deve sempre tenere conto del benessere del personale, pena il rischio di dover affrontare, oltre ai costi contrattuali, anche onerose richieste di risarcimento del danno.

Il superamento del numero di turni di pronta disponibilità previsto dal CCNL dà sempre diritto a un risarcimento del danno?
No, non automaticamente. Il superamento del limite dà diritto all’indennità retributiva prevista dal contratto. Il diritto al risarcimento del danno sorge solo quando il ricorso ai turni eccedenti è sistematico, smodato e causa un concreto pregiudizio per il recupero delle energie psicofisiche del lavoratore, configurando un abuso e una violazione dell’art. 2087 c.c.

Qual è la differenza tra l’indennità per i turni eccedenti e il risarcimento del danno da stress psicofisico?
L’indennità è una compensazione economica prevista dal contratto collettivo per il disagio di essere a disposizione del datore di lavoro. Il risarcimento del danno, invece, è una somma riconosciuta dal giudice per riparare un danno alla salute (in questo caso, stress psicofisico) causato da una condotta illecita del datore di lavoro, come l’abuso sistematico dei turni.

Che tipo di prescrizione si applica alla richiesta di risarcimento del danno per violazione dell’art. 2087 del codice civile?
La Corte ha chiarito che la domanda di risarcimento del danno per violazione dell’obbligo di protezione del lavoratore (art. 2087 c.c.) non riguarda crediti retributivi, ma una responsabilità contrattuale. Pertanto, si applica il termine di prescrizione ordinario decennale e non quello quinquennale previsto per le differenze retributive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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