LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Risarcimento specializzandi medici: prescrizione decisa

La Cassazione conferma la prescrizione del diritto al risarcimento per specializzandi medici che non ricevettero compenso per la formazione a causa della tardiva attuazione di direttive UE da parte dello Stato. Nonostante un errore procedurale della Corte d’Appello sul calcolo dei termini, la Suprema Corte ha rigettato nel merito la domanda, stabilendo che il termine di prescrizione decennale decorreva dal 27 ottobre 1999.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento specializzandi medici: la Cassazione chiarisce la prescrizione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna su un tema di grande rilevanza: il risarcimento per gli specializzandi medici che hanno frequentato corsi di specializzazione senza percepire la dovuta remunerazione a causa della tardiva attuazione delle direttive comunitarie da parte dello Stato italiano. La decisione, pur accogliendo un motivo di ricorso procedurale, ha rigettato nel merito la domanda, confermando un orientamento ormai consolidato sulla decorrenza della prescrizione.

I Fatti del Caso

Un gruppo di medici, che si erano iscritti a scuole di specializzazione in anni compresi tra il 1979 e il 1989, aveva citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e altri Ministeri. La loro richiesta era di ottenere il risarcimento del danno per non aver ricevuto alcuna remunerazione durante gli anni di specializzazione, in violazione delle direttive comunitarie (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE) che imponevano agli Stati membri di garantire un adeguato compenso.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto le domande, ritenendo il diritto al risarcimento estinto per prescrizione decennale. Successivamente, la Corte d’Appello aveva dichiarato l’appello dei medici inammissibile per tardività. I medici hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando l’errato calcolo dei termini per l’impugnazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato la vicenda sotto due profili: uno procedurale e uno di merito.

1. Profilo Procedurale: La Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo alla tardività dell’appello. La Corte d’Appello, infatti, non aveva tenuto conto del periodo di sospensione dei termini processuali introdotto dalla legislazione emergenziale per la pandemia da Covid-19. L’appello era stato quindi notificato tempestivamente.
2. Profilo di Merito: Nonostante l’accoglimento del motivo procedurale, la Corte non ha rinviato la causa al giudice d’appello. Esercitando il potere di decidere nel merito, ha rigettato l’appello dei medici, confermando di fatto la sentenza di primo grado. La domanda di risarcimento è stata ritenuta prescritta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato in materia di risarcimento specializzandi medici e prescrizione. Le motivazioni principali si possono riassumere nei seguenti punti:

Decorrenza della Prescrizione

Il punto cruciale della decisione riguarda l’individuazione del dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione decennale. La giurisprudenza costante fissa tale data al 27 ottobre 1999, giorno di entrata in vigore della legge n. 370/99. Questa legge, pur riconoscendo il diritto a una borsa di studio solo a specifiche categorie di medici, ha reso palese e inequivocabile l’inadempimento dello Stato, cristallizzando la possibilità per tutti gli altri di agire per il risarcimento del danno.

I ricorrenti avevano sostenuto che l’incertezza giurisprudenziale sul tipo di azione da intraprendere e sul giudice competente avrebbe dovuto impedire il decorso della prescrizione. La Corte ha respinto questa tesi, affermando che eventuali contrasti giurisprudenziali non costituiscono un ostacolo all’esercizio del diritto, potendo l’attore tutelarsi con strumenti processuali adeguati.

L’inadempimento dello Stato era palese

La Corte ha sottolineato come l’obbligo di remunerare gli specializzandi fosse chiaro e inequivoco sin dal 1982, anno in cui la direttiva 82/76/CEE doveva essere recepita. L’inadempimento dello Stato italiano era quindi una questione “non dubitabile, non discutibile, non opinabile” e palese sin da allora. Pertanto, i medici non potevano sostenere di non essere a conoscenza del loro diritto e della violazione subita.

Il caso specifico di un medico

È stata esaminata anche la posizione di un singolo medico, specializzando in “Scienza dell’Alimentazione” nel 1993. La sua domanda è stata respinta per un motivo diverso: all’epoca in cui iniziò la sua specializzazione, lo Stato non era più inadempiente, poiché aveva già approvato il d.lgs. 257/91. Di conseguenza, l’eventuale mancata remunerazione non derivava da un inadempimento dello Stato agli obblighi comunitari, ma da un eventuale inadempimento dell’Università agli obblighi di legge interni.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale: il diritto al risarcimento per gli specializzandi medici non retribuiti è soggetto al termine di prescrizione decennale che decorre dal 27 ottobre 1999. Questa pronuncia chiarisce che l’incertezza normativa o giurisprudenziale non è sufficiente a sospendere il decorso del tempo. La decisione sottolinea l’importanza di agire tempestivamente per la tutela dei propri diritti, poiché il decorso del termine di prescrizione ne comporta l’inesorabile estinzione. Infine, dimostra come la Corte di Cassazione, anche a fronte di un errore procedurale del giudice di merito, possa decidere la causa direttamente, accelerando la definizione del contenzioso quando non siano necessari ulteriori accertamenti di fatto.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il diritto al risarcimento dei medici specializzandi non retribuiti?
Secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, il termine di prescrizione decennale per il diritto al risarcimento del danno da tardiva attuazione delle direttive comunitarie decorre dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370/99.

La sospensione dei termini processuali per la pandemia da Covid-19 si applicava ai termini di impugnazione delle sentenze?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha errato nel non considerare la sospensione dei termini processuali imposta dall’art. 83 del d.l. 17 marzo 2020, n. 18, che ha prorogato i termini per proporre appello.

Può la Corte di Cassazione rigettare nel merito una domanda anche se accoglie un motivo di ricorso di natura procedurale?
Sì. La sentenza dimostra che, qualora non siano necessari ulteriori accertamenti di fatto, la Corte di Cassazione può decidere la causa nel merito anche dopo aver cassato la sentenza impugnata per un vizio procedurale. In questo caso, ha rigettato l’appello ritenendo il diritto sottostante comunque prescritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati