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Risarcimento specializzandi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15567/2024, si è pronunciata sul tema del risarcimento specializzandi per la mancata retribuzione durante il corso di specializzazione. La Corte ha confermato che il diritto si prescrive in dieci anni a partire dal 27 ottobre 1999. Ha inoltre chiarito che, per i corsi iniziati dopo il 1991, l’azione legale va intentata contro l’Università e non contro lo Stato, dichiarando il difetto di legittimazione passiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento specializzandi: la Cassazione fa il punto su prescrizione e legittimazione passiva

L’ordinanza n. 15567 del 4 giugno 2024 della Corte di Cassazione torna ad affrontare il tema del risarcimento specializzandi, una questione che per decenni ha interessato migliaia di medici. La pronuncia chiarisce in modo definitivo i termini di prescrizione del diritto e, soprattutto, individua il soggetto corretto contro cui agire in giudizio. Si tratta di una decisione cruciale che delinea i confini dell’azione legale per chi ha frequentato le scuole di specializzazione medica senza ricevere la dovuta remunerazione.

I Fatti di Causa

Un nutrito gruppo di medici, che avevano frequentato le scuole di specializzazione prima dell’effettiva attuazione delle direttive comunitarie in Italia, ha citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e vari ministeri. La richiesta era quella di ottenere il risarcimento del danno per la mancata corresponsione di un’adeguata retribuzione durante gli anni di specializzazione, diritto previsto dalle direttive europee 75/362/CEE e 75/363/CEE.

In primo grado, il Tribunale di Roma aveva dichiarato prescritta la domanda per la maggior parte dei ricorrenti, fissando l’inizio del termine decennale di prescrizione al 27 ottobre 1999. Per un medico, la cui specializzazione era iniziata nel 1997 (dopo l’entrata in vigore della legge di attuazione), la domanda era stata invece respinta nel merito. La Corte d’Appello aveva sostanzialmente confermato la decisione, ritenendo inoltre inammissibile il gravame di un’altra specializzanda per motivi procedurali.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato separatamente le diverse posizioni dei ricorrenti, giungendo a conclusioni differenti ma ugualmente importanti per definire la materia.

Il Principio Consolidato sul Risarcimento Specializzandi e la Prescrizione

Per il gruppo principale di medici, la Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un orientamento ormai consolidato. Il diritto al risarcimento del danno per la tardiva attuazione delle direttive comunitarie si prescrive in dieci anni. Il termine di decorrenza (il cosiddetto exordium praescriptionis) è stato individuato nel 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370/1999. Questa legge, pur non risolvendo la situazione per tutti, ha reso pienamente consapevolezza della lesione del diritto e della possibilità di agire per il risarcimento. Poiché l’azione legale era stata avviata nel 2015, il diritto era irrimediabilmente prescritto.

La Legittimazione Passiva: Contro Chi Agire?

La posizione più interessante analizzata dalla Corte è quella del medico che aveva iniziato la specializzazione nel 1997. In questo caso, lo Stato italiano aveva già dato attuazione alle direttive con il D.Lgs. n. 257/1991, che prevedeva una borsa di studio per gli specializzandi. La Corte ha rilevato un difetto fondamentale nell’azione legale: il medico aveva citato in giudizio la Presidenza del Consiglio e i Ministeri, mentre, secondo la legge del 1991, il soggetto obbligato all’erogazione concreta delle somme era l’Università presso cui si svolgeva il corso.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato un difetto di legitimatio ad causam passiva dello Stato. L’azione avrebbe dovuto essere intentata contro l’ateneo. Questo errore ha portato alla cassazione senza rinvio della sentenza, chiudendo definitivamente il caso per questo specifico ricorrente.

La Questione Procedurale sull’Appello

Infine, per la ricorrente il cui appello era stato dichiarato inammissibile, la Cassazione ha accolto il ricorso. La Corte d’Appello aveva errato nel ritenere che l’atto di gravame fosse inammissibile solo perché non specificava l’anno di iscrizione al corso. Secondo la Suprema Corte, il giudice d’appello ha il dovere di esaminare gli atti di causa per trovare le informazioni necessarie. L’appello non è soggetto a un rigido principio di “autosufficienza” in questo senso. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione nel merito.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su decenni di giurisprudenza consolidata. La scelta della data del 27 ottobre 1999 come inizio della prescrizione mira a dare certezza giuridica a una controversia di massa. Per quanto riguarda la legittimazione passiva, la decisione applica rigorosamente il dettato normativo del D.Lgs. 257/1991, che attribuisce chiaramente alle Università il compito di erogare le borse di studio. Questa interpretazione responsabilizza gli enti direttamente coinvolti nella formazione e impedisce di chiamare in causa indiscriminatamente lo Stato centrale per obblighi specifici delegati ad altre amministrazioni. Infine, l’accoglimento del ricorso per motivi procedurali riafferma il principio per cui il processo d’appello è un giudizio pieno sul merito, e i formalismi non possono prevalere sulla sostanza del diritto, a patto che l’atto di impugnazione sia chiaro nelle sue censure.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre tre importanti lezioni. Primo, il termine per richiedere il risarcimento specializzandi per il periodo antecedente al 1991 è ormai ampiamente scaduto. Secondo, per i corsi di specializzazione successivi al 1991, l’azione per ottenere la borsa di studio deve essere diretta contro l’Università e non contro i Ministeri o la Presidenza del Consiglio. Terzo, i vizi procedurali in appello vengono valutati con rigore, ma senza eccessivi formalismi che possano compromettere il diritto di difesa. Questa decisione consolida ulteriormente il quadro giuridico di riferimento, fornendo indicazioni precise per i professionisti del settore.

Da quando decorre la prescrizione per il risarcimento del danno da mancata retribuzione dei medici specializzandi?
Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, il termine di prescrizione decennale decorre dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370/1999.

Contro chi deve essere intentata l’azione per ottenere la borsa di studio prevista per i medici specializzandi dopo il 1991?
L’azione deve essere intentata contro l’Università presso la quale si è frequentato il corso di specializzazione. La Corte ha stabilito che lo Stato (Presidenza del Consiglio e Ministeri) non ha legittimazione passiva, poiché la legge (D.Lgs. 257/1991) ha posto l’obbligo di erogazione a carico degli atenei.

Un atto di appello può essere dichiarato inammissibile se non riporta un dato specifico come l’anno di iscrizione?
No, la Cassazione ha chiarito che il giudice d’appello ha il dovere-potere di esaminare gli atti di causa per reperire le informazioni necessarie a decidere. Un atto di appello chiaro e specifico nelle sue censure non può essere dichiarato inammissibile solo perché non trascrive un documento o un dato su cui si fonda, in quanto non è soggetto al principio di ‘autosufficienza’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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