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Risarcimento sinistro stradale e onere della prova

Un’automobilista, coinvolta in un sinistro stradale con un animale selvatico, ha citato in giudizio il gestore autostradale per ottenere il risarcimento dei danni. Il Tribunale ha accolto la richiesta per il danno non patrimoniale (biologico e morale), liquidandolo sulla base della perizia medico-legale e delle Tabelle di Milano. Tuttavia, ha respinto la domanda di risarcimento del danno patrimoniale per perdita di capacità di guadagno. La decisione sottolinea come, per ottenere il risarcimento sinistro stradale di natura economica, il danneggiato debba fornire la prova concreta di una effettiva diminuzione del reddito, non essendo sufficiente la sola dimostrazione di una ridotta capacità lavorativa.

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Pubblicato il 27 gennaio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento sinistro stradale: quando il danno patrimoniale non viene riconosciuto

Il tema del risarcimento sinistro stradale è complesso e spesso fonte di contenzioso. Una recente sentenza del Tribunale di Pescara offre importanti chiarimenti sulla distinzione tra danno non patrimoniale (biologico e morale) e danno patrimoniale, sottolineando il rigoroso onere della prova che grava sul danneggiato per quest’ultimo. Il caso analizza la richiesta di risarcimento di un’infermiera a seguito di un incidente con un animale selvatico in autostrada, evidenziando come la prova della sola riduzione della capacità lavorativa non sia sufficiente per ottenere un indennizzo economico.

I Fatti di Causa: Un Incidente e la Duplice Richiesta di Danno

Una professionista sanitaria, mentre percorreva l’autostrada A14 per recarsi al lavoro, veniva investita da un cerbiatto, che era stato precedentemente urtato da un altro veicolo. A seguito dell’incidente, la donna riportava lesioni significative, tra cui la frattura di una vertebra dorsale. Per questo, decideva di citare in giudizio la società di gestione autostradale, quale custode della strada ai sensi dell’art. 2051 c.c., chiedendo il risarcimento sia per il danno non patrimoniale (danno biologico, morale e sofferenza) sia per il danno patrimoniale derivante dalla presunta riduzione della sua capacità di guadagno.

La Valutazione del CTU e il risarcimento sinistro stradale

Il Giudice ha nominato un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) per accertare l’entità delle lesioni. La perizia medico-legale ha stabilito che la donna aveva subito:
* Un danno biologico permanente del 12%, derivante dagli esiti della frattura vertebrale.
* Un’inabilità temporanea complessiva di 150 giorni a percentuali decrescenti (75%, 50% e 25%).
* Una riduzione della capacità lavorativa specifica del 5%, in relazione alla sua professione di infermiera.

È importante notare che il CTU ha anche rilevato la presenza di patologie preesistenti, distinguendo con precisione i postumi direttamente riconducibili al trauma da quelli legati a condizioni degenerative preesistenti.

La Decisione del Tribunale sul Danno Non Patrimoniale

Sulla base delle conclusioni del CTU, il Tribunale ha accolto la domanda di risarcimento del danno non patrimoniale. Utilizzando le Tabelle di Milano come riferimento per la liquidazione, ha quantificato il danno come segue:
* € 34.387,00 per il danno non patrimoniale permanente (12%), comprensivo di danno biologico ed esistenziale/morale.
* € 10.800,00 per l’inabilità temporanea.

Il totale liquidato a titolo di danno non patrimoniale è stato quindi di € 45.187,00, oltre agli interessi legali per il ritardato pagamento.

Il Rigetto del Danno Patrimoniale per Mancata Prova

Il punto cruciale della sentenza riguarda la richiesta di danno patrimoniale. Nonostante il CTU avesse riconosciuto una riduzione del 5% della capacità lavorativa specifica, il Tribunale ha respinto integralmente questa parte della domanda. La ragione risiede nell’onere della prova. La giurisprudenza costante, richiamata nella sentenza, stabilisce che la riduzione della capacità lavorativa non comporta un automatico diritto al risarcimento. Il danneggiato deve dimostrare, in concreto, di aver subito un’effettiva diminuzione del proprio reddito.

Nel caso specifico, la ricorrente si era limitata a depositare le buste paga successive all’incidente, omettendo di produrre le dichiarazioni dei redditi dei tre anni precedenti. Questa omissione ha impedito al Giudice di verificare se, a seguito del sinistro, vi fosse stata un’effettiva contrazione dei guadagni. La mera allegazione di una potenziale perdita non è stata ritenuta sufficiente.

Le Motivazioni

Il Tribunale ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha riconosciuto la responsabilità del gestore autostradale come custode della via (art. 2051 c.c.). In secondo luogo, per il danno non patrimoniale, ha seguito l’iter standardizzato che prevede l’accertamento medico-legale e la liquidazione tramite tabelle riconosciute a livello nazionale. La parte più significativa della motivazione riguarda però il danno patrimoniale. Il giudice ha ribadito che il danno da perdita di capacità di guadagno non è un danno in re ipsa (cioè implicito nella lesione stessa), ma deve essere provato rigorosamente. Il soggetto leso deve fornire la prova concreta non solo della diminuzione della propria capacità lavorativa, ma anche del conseguente pregiudizio economico, ovvero che tale menomazione ha prodotto una effettiva riduzione del reddito. L’assenza di tale prova comporta inevitabilmente il rigetto della domanda.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un monito importante per chiunque intraprenda un’azione di risarcimento sinistro stradale. Se da un lato il danno biologico viene risarcito sulla base di accertamenti medici oggettivi, il danno patrimoniale richiede un supporto probatorio molto più solido. Non basta dimostrare di essere “meno capaci” di lavorare; è indispensabile documentare che questa ridotta capacità ha causato un’effettiva perdita economica. La presentazione di dichiarazioni dei redditi, contratti di lavoro e altra documentazione fiscale diventa quindi un passo cruciale e non trascurabile per veder accolta una simile richiesta.

Per ottenere il risarcimento del danno patrimoniale da perdita di capacità lavorativa, è sufficiente dimostrare l’infortunio?
No. La sentenza chiarisce che non è sufficiente. Oltre a provare la lesione e la sua incidenza sulla capacità lavorativa specifica, il danneggiato ha l’onere di dimostrare concretamente la diminuzione o il mancato conseguimento del proprio reddito. In questo caso, la mancata produzione delle dichiarazioni dei redditi antecedenti al sinistro è stata fatale per la domanda.

Come viene quantificato il danno biologico e quello morale in un sinistro stradale?
Il danno biologico (lesione all’integrità psicofisica) e il danno morale (sofferenza soggettiva) vengono liquidati sulla base di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) medico-legale, che ne accerta l’entità in punti percentuali. Il valore monetario viene poi calcolato applicando le tabelle di riferimento, come le Tabelle di Milano, che forniscono un valore standardizzato in base alla percentuale di invalidità e all’età del danneggiato.

La responsabilità per i danni causati da animali selvatici in autostrada ricade sempre sul gestore?
Nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto la società che gestisce l’autostrada responsabile del sinistro in qualità di custode del tratto stradale, ai sensi dell’art. 2051 c.c. Tale responsabilità sorge per il solo fatto di avere la cosa (la strada) in custodia, a meno che il gestore non provi il “caso fortuito”, ossia un evento imprevedibile e inevitabile che ha causato il danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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