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Risarcimento per trattenimento illegittimo: cosa fare

Un cittadino straniero, il cui trattenimento in un centro di identificazione era stato prorogato senza garantirgli il diritto di essere ascoltato, ha ottenuto in primo e secondo grado il risarcimento del danno. Lo Stato, ricorrendo in Cassazione, ha sostenuto che il cittadino avrebbe dovuto prima impugnare i provvedimenti di proroga e solo dopo chiedere i danni. La Corte di Cassazione, riconoscendo l’importanza e la novità della questione, ha trasmesso il caso alle Sezioni Unite per decidere se l’esaurimento dei rimedi specifici sia un presupposto indispensabile per l’azione di risarcimento per trattenimento illegittimo.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento per trattenimento illegittimo: è necessario impugnare prima il provvedimento?

L’ordinanza interlocutoria n. 24588/2025 della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale in materia di diritti degli stranieri e responsabilità dello Stato: per ottenere un risarcimento per trattenimento illegittimo è necessario aver prima impugnato i provvedimenti che hanno disposto la privazione della libertà? Data la rilevanza del principio di diritto, la Terza Sezione ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite.

I fatti del caso: la detenzione e le proroghe senza udienza

Un cittadino straniero, dopo aver visto respinta la sua domanda di protezione internazionale, veniva raggiunto da un decreto di espulsione nel gennaio 2010 e trattenuto presso un Centro di Identificazione ed Espulsione. Il Giudice di Pace convalidava il trattenimento per 30 giorni.

Successivamente, la Questura richiedeva due proroghe del periodo di trattenimento. In entrambi i casi, il Giudice di Pace le concedeva apponendo semplicemente un timbro sull’istanza, senza fissare alcuna udienza e, di conseguenza, senza ascoltare lo straniero o il suo difensore. Solo in occasione di una terza richiesta di proroga veniva fissata un’udienza. Lo straniero veniva infine rilasciato dopo 168 giorni di trattenimento.
Ritenendo illegittime le prime due proroghe per violazione del diritto di difesa e del contraddittorio, l’uomo agiva in giudizio contro lo Stato per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale subito.

Il percorso giudiziario e le tesi contrapposte

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano la domanda, condannando lo Stato al risarcimento. I giudici di merito ritenevano che la concessione delle proroghe senza udienza costituisse una palese violazione dei diritti fondamentali della persona.

L’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza delle Amministrazioni coinvolte, proponeva ricorso per cassazione basandosi su un argomento centrale: l’illegittimità dei provvedimenti di proroga avrebbe dovuto essere contestata nelle sedi competenti, ovvero attraverso il ricorso per cassazione avverso le decisioni del Giudice di Pace. Secondo la difesa dello Stato, non avendo esperito tale rimedio, il cittadino straniero non avrebbe più potuto far valere l’illegittimità in un separato giudizio di risarcimento. In sostanza, prima si contesta l’atto, poi si chiedono i danni.

La questione sul risarcimento per trattenimento illegittimo davanti alla Cassazione

La Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione si è trovata di fronte a un quesito di notevole importanza: la previa impugnazione del provvedimento che si assume illegittimo è una condizione indispensabile per poter agire con una successiva e autonoma azione di risarcimento del danno?

La Corte ha analizzato un vasto panorama normativo e giurisprudenziale, sia nazionale che europeo. Ha richiamato la giurisprudenza costituzionale e di legittimità che ha più volte sottolineato come qualsiasi misura restrittiva della libertà personale, incluso il trattenimento dello straniero, debba essere assistita dalle massime garanzie, tra cui il contraddittorio. Ha inoltre citato la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in particolare la sentenza Richmond Yaw c. Italia, che ha condannato l’Italia proprio per una situazione analoga, affermando che il diritto a un ricorso per far accertare la legalità della detenzione e quello a ottenere una riparazione sono due diritti distinti.

La rimessione alle Sezioni Unite

Nonostante i numerosi precedenti, la Corte ha rilevato l’assenza di una pronuncia specifica che chiarisca se l’azione risarcitoria sia subordinata al previo esperimento dei rimedi impugnatori contro il provvedimento restrittivo. La questione presenta un evidente valore nomofilattico, ovvero la necessità di fornire un’interpretazione uniforme della legge su un punto fondamentale, destinato a riproporsi in numerosi altri giudizi.

le motivazioni

Le motivazioni della rimessione risiedono proprio in questa incertezza giuridica. Da un lato, vi è il principio generale secondo cui un atto amministrativo o giurisdizionale, se non impugnato, diviene definitivo e i suoi effetti si consolidano. Dall’altro, vi è la tutela rafforzata della libertà personale, un diritto fondamentale che, se violato, potrebbe generare un diritto al risarcimento autonomo, a prescindere dalla mancata impugnazione dell’atto lesivo, come suggerito dalla giurisprudenza della Corte EDU.
La Corte ritiene quindi necessario che siano le Sezioni Unite, nella loro massima autorevolezza, a stabilire una volta per tutte il principio di diritto da applicare: se per chiedere il risarcimento per trattenimento illegittimo, il danneggiato debba dimostrare di aver prima fatto tutto il possibile per ottenere l’annullamento del provvedimento che lo ha causato, o se l’azione risarcitoria possa essere intrapresa direttamente.

le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza interlocutoria non decide il caso, ma lo “congela” in attesa del verdetto delle Sezioni Unite. La futura sentenza avrà implicazioni rilevantissime, poiché definirà le condizioni di accesso alla tutela risarcitoria per chi subisce una privazione della libertà personale in violazione delle garanzie procedurali. La decisione bilancerà l’esigenza di certezza degli atti giuridici con la necessità di assicurare una riparazione effettiva per la lesione di diritti inviolabili.

È possibile ottenere un risarcimento per essere stati trattenuti in un centro per stranieri sulla base di un provvedimento illegittimo?
Sì, i giudici di primo e secondo grado hanno riconosciuto questo diritto, affermando che la violazione delle garanzie procedurali, come l’assenza di un’udienza prima di prorogare il trattenimento, genera un danno non patrimoniale risarcibile.

Per chiedere il risarcimento danni, è obbligatorio prima contestare il provvedimento di trattenimento o di proroga con un ricorso specifico (es. ricorso per cassazione)?
Questa è esattamente la questione che la Corte di Cassazione ha ritenuto di fondamentale importanza e non ancora risolta in modo definitivo. L’ordinanza non dà una risposta, ma trasmette il caso alle Sezioni Unite affinché stabiliscano se l’esaurimento dei rimedi impugnatori sia un prerequisito necessario per l’azione di risarcimento.

Perché la Corte di Cassazione ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite?
La Corte ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite perché la questione presenta un “chiaro e rilevante valore nomofilattico”, cioè è una questione di massima importanza per la quale non esistono precedenti specifici. La decisione è necessaria per garantire un’interpretazione uniforme della legge su tutto il territorio nazionale ed è suscettibile di influenzare numerosi altri giudizi simili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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