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Risarcimento medici specializzandi: prescrizione e limiti

Un gruppo di medici specializzatisi tra il 1979 e il 1989 ha citato lo Stato per ottenere un risarcimento a causa della tardiva attuazione di direttive UE che prevedevano una giusta remunerazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando che il diritto al risarcimento medici specializzandi si è estinto per prescrizione. Il termine decennale, secondo la Corte, è iniziato il 27 ottobre 1999 e, essendo l’azione legale stata avviata nel 2018, era ormai scaduto. I ricorrenti sono stati inoltre condannati per lite temeraria.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione e risarcimento medici specializzandi: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sulla questione del risarcimento medici specializzandi, mettendo un punto fermo sulla prescrizione del diritto a ottenere un indennizzo per la tardiva attuazione di direttive comunitarie. La decisione non solo conferma un orientamento ormai consolidato, ma introduce anche una severa condanna per lite temeraria a carico dei ricorrenti, sottolineando l’importanza di non intraprendere azioni legali su questioni già ampiamente decise dalla giurisprudenza.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un’azione legale promossa nel 2018 da un nutrito gruppo di medici. Essi, dopo aver conseguito la laurea in medicina, si erano iscritti a scuole di specializzazione in anni compresi tra il 1979 e il 1989. Durante tutto il periodo di formazione specialistica, non avevano percepito alcuna remunerazione o compenso.

I medici lamentavano la tardiva e parziale attuazione da parte dello Stato italiano delle direttive comunitarie (n. 75/362/CEE e n. 75/363/CEE, modificate dalla direttiva 82/76/CEE), le quali imponevano agli Stati membri di garantire un’adeguata retribuzione ai medici specializzandi. Di conseguenza, avevano richiesto la condanna delle amministrazioni convenute al risarcimento del danno subito, quantificato in circa 11.000 euro per ogni anno di corso, oltre a interessi e rivalutazione.

Tanto il Tribunale di primo grado quanto la Corte d’Appello avevano rigettato le domande, ritenendo il diritto al risarcimento estinto per prescrizione. I medici hanno quindi proposto ricorso per Cassazione.

La questione della prescrizione nel risarcimento medici specializzandi

Il fulcro della controversia è rappresentato dall’individuazione del momento esatto in cui inizia a decorrere il termine di prescrizione per il diritto al risarcimento. La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso, dichiarandoli manifestamente inammissibili e infondati, e ha ribadito con forza il suo orientamento consolidato.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che il diritto al risarcimento del danno per la tardiva trasposizione delle direttive europee si prescrive nel termine decennale. Il punto cruciale, su cui si fonda la decisione, è la determinazione del dies a quo, ovvero il giorno da cui tale termine inizia a decorrere.

Secondo la giurisprudenza costante, questo momento va identificato nel 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370/1999. Tale legge, pur riconoscendo il diritto a una borsa di studio solo a una specifica categoria di medici, ha avuto l’effetto di rendere il danno certo e giuridicamente percepibile per tutti i medici che non avevano ricevuto alcuna remunerazione. Di conseguenza, da quella data, tutti gli interessati avrebbero potuto agire in giudizio per far valere il proprio diritto.

Poiché l’azione legale in esame è stata avviata solo nel 2018, ben oltre la scadenza del termine decennale (conclusosi il 27 ottobre 2009), il diritto al risarcimento è stato correttamente ritenuto prescritto dai giudici di merito.

Inoltre, la Corte ha condannato i ricorrenti per responsabilità aggravata ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c. (lite temeraria). La motivazione di tale condanna risiede nel fatto che, al momento della proposizione del ricorso (2022), l’orientamento della Cassazione sulla prescrizione era consolidato da oltre undici anni. Agire in giudizio su una questione così pacificamente risolta, per di più essendo i difensori già risultati soccombenti in decine di casi identici, è stato ritenuto un comportamento processuale connotato da colpa grave, se non da malafede.

Le conclusioni

La pronuncia in esame consolida ulteriormente un principio fondamentale in materia di risarcimento medici specializzandi: il diritto a richiedere un indennizzo per la mancata retribuzione durante la specializzazione prima dell’attuazione delle direttive UE è soggetto al termine di prescrizione di dieci anni, che decorre dal 27 ottobre 1999. Le azioni intraprese dopo il 27 ottobre 2009 sono destinate a essere respinte. La decisione serve anche come monito generale sull’abuso del processo: insistere su questioni giuridiche su cui esiste una giurisprudenza granitica non solo è inutile, ma può comportare significative sanzioni economiche per lite temeraria.

Qual è il termine di prescrizione per il diritto al risarcimento dei medici specializzandi per la mancata retribuzione?
Il diritto al risarcimento per la tardiva attuazione delle direttive comunitarie in materia di remunerazione dei medici specializzandi è soggetto al termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

Da quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per tale diritto al risarcimento?
Il termine decennale di prescrizione inizia a decorrere dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della Legge n. 370 del 1999, che ha reso il danno certo e giuridicamente azionabile per tutti gli interessati.

Cosa rischia chi intraprende un’azione legale su una questione già decisa in modo consolidato dalla giurisprudenza?
Chi avvia una causa, specialmente un ricorso in Cassazione, su questioni per le quali esiste un orientamento giurisprudenziale consolidato da anni, rischia non solo di vedere il proprio ricorso dichiarato inammissibile, ma anche di essere condannato al pagamento delle spese legali e di un’ulteriore somma a titolo di risarcimento per responsabilità aggravata (o lite temeraria), ai sensi dell’art. 96, terzo comma, del codice di procedura civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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