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Risarcimento locatore: cosa succede se l’inquilino va via?

Un locatore ha citato in giudizio un conduttore per i canoni futuri dopo che quest’ultimo, inadempiente, ha restituito l’immobile prima della scadenza. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al risarcimento del locatore per il mancato guadagno sussiste, ma è subordinato alla prova, da parte del proprietario, di essersi attivato tempestivamente per trovare un nuovo inquilino. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Risarcimento locatore per rilascio anticipato: la guida completa

Quando un inquilino interrompe il contratto di locazione e lascia l’immobile prima della scadenza, il proprietario si trova di fronte a un problema comune: la perdita dei canoni futuri. Una recente e importante ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito le condizioni per ottenere il risarcimento del locatore in queste circostanze, introducendo un onere specifico per il proprietario. Analizziamo questa decisione per capire cosa cambia in pratica.

I Fatti del Caso: Inadempimento e Rilascio Anticipato

Una società immobiliare, subentrata in un contratto di locazione dopo aver acquistato un immobile, si trovava a fronteggiare l’inadempimento del conduttore, che non pagava regolarmente l’affitto. La società avviava una procedura di sfratto per morosità e, nell’aprile del 2010, il procedimento di rilascio. L’inquilino, tuttavia, restituiva spontaneamente l’immobile solo nel settembre dello stesso anno, ben prima della naturale scadenza del contratto, prevista per il 2011.

La società proprietaria decideva quindi di agire in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni, chiedendo il pagamento di tutti i canoni che avrebbe dovuto percepire fino alla scadenza naturale del contratto, oltre al rimborso delle spese legali sostenute per la procedura di sfratto.

La Decisione delle Corti di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la richiesta principale della società. Secondo i giudici di merito, una volta che l’immobile era tornato nella disponibilità del locatore, il suo patrimonio era stato ‘reintegrato’. In altre parole, avendo riottenuto il bene, il proprietario era di nuovo in condizione di sfruttarlo economicamente, ad esempio stipulando un nuovo contratto di locazione. Pertanto, non gli spettava alcun risarcimento per i canoni futuri, a meno che non avesse dimostrato l’impossibilità di rilocare l’immobile per cause imputabili all’ex inquilino. Anche la richiesta di rimborso delle spese di sfratto veniva respinta per mancanza di prove adeguate.

Il Principio di Diritto sul risarcimento del locatore stabilito dalle Sezioni Unite

La questione, data la sua importanza, è giunta fino alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, che hanno ribaltato la visione dei giudici di merito. La Corte ha affermato un principio di diritto fondamentale:

> Il diritto del locatore a conseguire il risarcimento del danno da mancato guadagno, a causa della risoluzione del contratto per inadempimento del conduttore, non viene meno automaticamente con la restituzione dell’immobile prima della scadenza.

Tuttavia, questo diritto non è incondizionato. Per ottenerlo, il locatore deve dimostrare di essersi attivato tempestivamente per trovare un nuovo inquilino, utilizzando la diligenza richiesta dalle circostanze e dalla buona fede.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza finale, ha applicato questo principio. Ha respinto il motivo di ricorso relativo al rimborso delle spese di sfratto, confermando che il locatore non aveva fornito prove sufficienti a sostegno della sua pretesa. Si trattava, infatti, di una richiesta di credito specifica che doveva essere dimostrata nel dettaglio, e non di una liquidazione automatica.

Il punto cruciale, però, è stato l’accoglimento del primo motivo di ricorso, sulla base della decisione delle Sezioni Unite. La sentenza della Corte d’Appello è stata annullata (cassata) nella parte in cui negava a priori il diritto al risarcimento per i canoni futuri. Il caso è stato quindi rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma, che dovrà riesaminare la vicenda attenendosi al principio stabilito.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per Proprietari e Inquilini

Questa decisione segna un punto di equilibrio tra gli interessi del locatore e quelli del conduttore. Da un lato, si riconosce che l’inadempimento del conduttore causa un danno al locatore, che fa legittimo affidamento sui canoni pattuiti per tutta la durata del contratto. Dall’altro, si impone al locatore un dovere di agire secondo buona fede per limitare il proprio danno (ex art. 1227 c.c.).

In pratica, il proprietario che subisce un rilascio anticipato per colpa dell’inquilino:
1. Ha diritto a chiedere il risarcimento per i canoni persi fino alla scadenza del contratto (o fino a una nuova locazione).
2. Ha l’onere di dimostrare di aver fatto tutto il possibile per rilocare l’immobile (es. pubblicando annunci, affidandosi a un’agenzia, ecc.).

Il giudice valuterà caso per caso se il comportamento del locatore è stato diligente. Se il proprietario è rimasto inerte, il suo diritto al risarcimento potrebbe essere ridotto o negato. La sentenza, quindi, responsabilizza entrambe le parti del rapporto contrattuale.

Se un inquilino moroso rilascia l’immobile prima della scadenza del contratto, il proprietario ha diritto a chiedere i canoni futuri?
Sì, il diritto del locatore a chiedere il risarcimento del danno per il mancato guadagno (i canoni futuri) non cessa automaticamente con la restituzione anticipata dell’immobile, ma è soggetto a specifiche condizioni.

Cosa deve dimostrare il locatore per ottenere il risarcimento per i canoni non percepiti?
Il locatore deve dimostrare di essersi attivato tempestivamente e con diligenza per trovare un nuovo inquilino e rilocare l’immobile. Deve provare di aver agito secondo buona fede per limitare il proprio danno.

Le spese legali sostenute per una precedente procedura di sfratto vengono rimborsate automaticamente nel giudizio per i danni?
No, non vengono rimborsate automaticamente. Secondo la decisione in esame, le spese di un altro procedimento costituiscono una pretesa creditoria che deve essere specificamente provata dalla parte che ne chiede il rimborso, non essendo sufficiente la mera produzione di documenti non accompagnata da un’adeguata attività di allegazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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