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Risarcimento in forma specifica: no a soldi, sì demolizione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4894/2025, ha stabilito un principio cruciale in materia di diritto immobiliare. In un caso di violazione delle distanze legali tra costruzioni, la Corte ha affermato che il rimedio principale è il risarcimento in forma specifica, ovvero la demolizione dell’opera illegittima. Non è possibile sostituire la demolizione con un indennizzo economico, neanche se la violazione è di modesta entità o se la demolizione risulta molto costosa per chi ha commesso l’illecito. La tutela del diritto di proprietà e delle norme urbanistiche è assoluta e non può essere monetizzata.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento in Forma Specifica: La Demolizione è Obbligatoria per Violazione delle Distanze

Quando un vicino costruisce senza rispettare le distanze legali, il proprietario danneggiato ha diritto alla demolizione dell’opera o deve accontentarsi di un risarcimento in denaro? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 4894 del 2025, ha fornito una risposta netta, riaffermando il principio fondamentale del risarcimento in forma specifica per la tutela dei diritti reali. Questo significa che, di fronte a un abuso edilizio che viola le distanze, la regola è la demolizione, non l’indennizzo.

I Fatti: Una Lunga Battaglia Legale per Pochi Centimetri

La vicenda giudiziaria ha origine da una controversia tra proprietari di fondi confinanti. Il ricorrente lamentava che i vicini avevano realizzato ampliamenti e una sopraelevazione del loro fabbricato in violazione delle distanze minime dal confine, previste dal piano regolatore comunale. La causa, iniziata decenni prima, aveva attraversato tutti i gradi di giudizio, con decisioni contrastanti.

Inizialmente, il Tribunale aveva accertato le violazioni, ma la Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva negato la demolizione di un ampliamento di soli 23 centimetri, ritenendola eccessivamente onerosa per i costruttori ai sensi dell’art. 2058, comma 2, del codice civile. La Corte territoriale aveva quindi condannato i vicini a un mero risarcimento economico, quantificato in poco più di 500 euro.

Insoddisfatto, il proprietario danneggiato ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione, sostenendo che il suo diritto a vedere rispettate le distanze legali fosse assoluto e non potesse essere sostituito da una somma di denaro.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

Il cuore del problema risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 2058 del codice civile. Questa norma prevede che il danneggiato possa chiedere il risarcimento in forma specifica, qualora sia in tutto o in parte possibile. Tuttavia, il secondo comma aggiunge che il giudice può disporre che il risarcimento avvenga per equivalente (cioè con denaro) se la reintegrazione in forma specifica risulta eccessivamente onerosa per il debitore.

La Corte d’Appello aveva applicato proprio questo secondo comma, considerando la modesta entità della violazione (23 cm) e il costo sproporzionato della demolizione. Questa decisione, però, si scontrava con un orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni della Cassazione: il Risarcimento in Forma Specifica e i Diritti Reali

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del proprietario, cassando la sentenza d’appello e chiarendo un punto fondamentale. Il principio dell’eccessiva onerosità, che può portare alla monetizzazione del danno, non si applica alle azioni volte a tutelare un diritto reale, come il diritto di proprietà e il rispetto delle distanze legali.

Secondo la Suprema Corte, la tutela per questo tipo di diritti esige la rimozione del fatto lesivo. Le norme sulle distanze tra costruzioni sono considerate assolute e inderogabili, poste a tutela di interessi generali e della proprietà individuale. Consentire una compensazione economica significherebbe, di fatto, permettere la creazione di una ‘servitù’ illegittima a carico del fondo vicino, cosa non prevista dalla legge.

La Corte ha ribadito che la circostanza che la violazione sia “modesta” è irrilevante. Le norme sulle distanze sono predeterminate in modo astratto dal legislatore o dagli strumenti urbanistici locali, e non lasciano al giudice alcun margine di discrezionalità nel valutarne l’esistenza o la dannosità. Se la distanza non è rispettata, anche per pochi centimetri, la violazione sussiste e il proprietario confinante ha il diritto incondizionato di chiederne la rimozione.

Le Conclusioni: Diritto Assoluto alla Distanza Legale

La sentenza in commento rafforza la tutela del diritto di proprietà e dei rapporti di vicinato. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare e di grande impatto pratico:

1. Demolizione come Regola: In caso di violazione delle distanze legali, il rimedio ordinario è la riduzione in pristino, ossia la demolizione dell’opera costruita illegittimamente.
2. Inapplicabilità dell’Eccessiva Onerosità: Il costruttore non può evitare la demolizione sostenendo che questa sia troppo costosa. Il criterio dell’eccessiva onerosità (art. 2058 c.c.) non si applica in questo contesto.
3. Irrilevanza della Modestia della Violazione: Anche una violazione minima delle distanze dà diritto alla demolizione. Non esiste una “soglia di tolleranza”.

Questa pronuncia serve da monito per chi intende costruire o modificare un immobile: il rispetto delle norme sulle distanze è un obbligo assoluto, la cui violazione espone al rischio concreto di dover demolire quanto realizzato, a prescindere dai costi.

Se un vicino costruisce violando le distanze legali, posso sempre chiedere la demolizione?
Sì, secondo la sentenza, il proprietario del fondo confinante ha il diritto incondizionato di chiedere e ottenere la riduzione in pristino, ovvero la demolizione dell’opera costruita in violazione delle distanze legali, poiché si tratta di un diritto assoluto.

L’eccessiva onerosità della demolizione può giustificare un risarcimento in denaro?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il principio dell’eccessiva onerosità (art. 2058, comma 2, c.c.) non si applica alle azioni a tutela di un diritto reale come quello al rispetto delle distanze. Pertanto, il costo elevato della demolizione non è un motivo valido per sostituirla con un risarcimento economico.

Una violazione ‘modesta’ delle distanze, ad esempio di pochi centimetri, può essere ignorata?
No, la sentenza chiarisce che anche una violazione di modesta entità (nel caso di specie, 23 centimetri) non è sufficiente a escludere il diritto del confinante a ottenere la demolizione. Le norme sulle distanze hanno carattere assoluto e non consentono al giudice alcuna valutazione discrezionale sulla gravità della violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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