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Risarcimento del danno: datore non paga per ritardo pensione

Un lavoratore, collocato a riposo per legge, ha ricevuto la pensione con cinque mesi di ritardo e ha chiesto il risarcimento del danno al datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità dell’azienda, stabilendo che il ritardo era imputabile esclusivamente alla tardiva presentazione della domanda di pensione da parte del lavoratore. Manca quindi il nesso causale tra la condotta del datore e il danno subito, rendendo non dovuto alcun risarcimento del danno.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento del danno: Nessuna colpa del datore se la pensione arriva in ritardo

L’obbligo di risarcimento del danno sorge solo se esiste un legame diretto tra la condotta di un soggetto e il pregiudizio subito da un altro. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito che il datore di lavoro non è responsabile per il ritardo con cui il dipendente percepisce la pensione se tale ritardo è causato dalla tardiva presentazione della domanda da parte del lavoratore stesso, specialmente quando il pensionamento era un atto dovuto per legge.

I Fatti di Causa

Un dipendente di un istituto nazionale, dopo aver maturato i requisiti per la pensione anticipata, è stato collocato a riposo al compimento del 65° anno di età, come previsto dalla normativa vigente. Ritenendo di avere diritto a proseguire l’attività lavorativa, ha citato in giudizio l’ente datore di lavoro per ottenere la reintegrazione e, in subordine, il risarcimento del danno per l’anticipato pensionamento.

Il Tribunale ha respinto le sue richieste. La Corte d’Appello, pur confermando la legittimità del collocamento a riposo, ha parzialmente accolto la domanda, condannando l’ente a risarcire il danno subito dal lavoratore. Il danno individuato era la mancata percezione di reddito per i cinque mesi intercorsi tra la cessazione del servizio e l’effettiva erogazione della pensione. Contro questa decisione, l’istituto ha proposto ricorso in Cassazione.

L’analisi della Corte sul risarcimento del danno

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso dell’ente, ribaltando la decisione di secondo grado. Il punto centrale della controversia ruotava attorno alla configurabilità di una responsabilità contrattuale e, di conseguenza, di un obbligo di risarcimento del danno a carico del datore di lavoro.

I giudici di legittimità hanno evidenziato una contraddizione insanabile nel ragionamento della Corte d’Appello: da un lato, si riconosceva che il collocamento a riposo era un atto obbligatorio per legge; dall’altro, lo si qualificava implicitamente come un inadempimento contrattuale, fonte di responsabilità.

La rottura del nesso causale

Secondo la Cassazione, un’azione imposta dalla legge non può costituire un inadempimento. Il datore di lavoro si è semplicemente adeguato a un obbligo normativo. Pertanto, la causa del pregiudizio economico subito dal lavoratore (i cinque mesi senza reddito) non poteva essere il pensionamento in sé.

La vera causa del ritardo nell’erogazione della pensione è stata individuata esclusivamente nella condotta del lavoratore. Egli, pur essendo stato avvisato per tempo dall’ente circa l’imminente e inevitabile pensionamento, ha presentato la domanda all’istituto di previdenza con un ritardo di cinque mesi. Questo ritardo ha interrotto qualsiasi nesso causale tra l’operato del datore di lavoro e il danno lamentato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha applicato il principio fondamentale dell’art. 1223 del Codice Civile, secondo cui il risarcimento è dovuto solo per i danni che sono conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento. In questo caso, mancava sia un inadempimento (poiché l’atto era dovuto), sia un nesso di causalità diretto.

La sentenza impugnata è stata cassata perché, pur riconoscendo che l’ente aveva correttamente avvisato il dipendente, aveva erroneamente concluso che il ritardo nella presentazione della domanda non fosse imputabile a quest’ultimo, senza però spiegare perché. La Cassazione ha ritenuto questa affermazione illogica e giuridicamente infondata. Il danno era derivato unicamente dalla scelta del lavoratore di ritardare la presentazione della domanda di pensione. Di conseguenza, nessuna responsabilità poteva essere addebitata al datore di lavoro.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio cardine in materia di responsabilità civile e contrattuale: per ottenere un risarcimento del danno, non è sufficiente dimostrare di aver subito un pregiudizio, ma è necessario provare che tale pregiudizio sia stato causato direttamente da un comportamento illecito o inadempiente della controparte. Se il danno è conseguenza di una propria negligenza o di un ritardo, come la tardiva presentazione di una domanda di pensione, non si può pretendere che a risponderne sia il datore di lavoro che ha agito nel pieno rispetto della legge.

Un datore di lavoro è responsabile se un dipendente riceve la pensione in ritardo?
No, secondo questa ordinanza, il datore di lavoro non è responsabile se il ritardo è causato dalla tardiva presentazione della domanda di pensione da parte del lavoratore stesso, specialmente se il datore lo aveva avvisato per tempo del pensionamento.

Un atto obbligatorio per legge può essere considerato un inadempimento contrattuale?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che un comportamento imposto da una norma di legge non può costituire un inadempimento contrattuale e, pertanto, non può essere la base per una richiesta di risarcimento del danno.

Cosa si intende per ‘nesso causale’ nel risarcimento del danno?
Il nesso causale è il legame diretto di causa-effetto tra l’azione di un soggetto e il danno subito da un altro. Se questo legame è interrotto da un fattore esterno o dalla stessa condotta del danneggiato (come in questo caso, la tardiva domanda di pensione), la responsabilità viene a mancare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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