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Risarcimento danno precariato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di una docente al risarcimento del danno per l’illegittima reiterazione di contratti a termine per quasi 27 anni. La Corte ha stabilito che una procedura di assunzione straordinaria, essendo di natura selettiva e non garantendo l’impiego, non costituisce una misura adeguata a sanare l’abuso subito. Pertanto, il Ministero dell’Istruzione è stato condannato a versare il risarcimento danno precariato, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Risarcimento Danno Precariato: No alla Sanatoria con Concorsi Selettivi

La questione del precariato nel pubblico impiego, e in particolare nel settore scolastico, è un tema di costante attualità. La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi sul risarcimento danno precariato, stabilendo un principio fondamentale: una procedura concorsuale straordinaria, se di natura selettiva, non è sufficiente a sanare l’illecito derivante dall’abuso di contratti a termine e, di conseguenza, non esclude il diritto del lavoratore a ottenere un ristoro economico.

I Fatti del Caso: Abuso di Contratti a Termine per 27 Anni

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una docente di religione cattolica che ha lavorato per il Ministero dell’Istruzione con contratti a tempo determinato reiterati ininterrottamente per circa 27 anni, a partire dall’anno scolastico 1997/1998.

I giudici di primo e secondo grado avevano già riconosciuto l’illegittimità di tale condotta, condannando il Ministero al risarcimento del danno, quantificato in un’indennità pari a dodici mensilità dell’ultima retribuzione. Il Ministero ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente che la procedura di stabilizzazione straordinaria avviata nel 2024, a cui la docente aveva partecipato, costituisse una misura idonea a riparare il danno, rendendo non più dovuta l’indennità risarcitoria.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Risarcimento Danno Precariato

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso del Ministero, confermando la sentenza d’appello e il diritto della docente a ricevere il risarcimento danno precariato. Gli Ermellini hanno chiarito che, affinché una misura di stabilizzazione possa essere considerata sanante, deve offrire una “ragionevole certezza” di assunzione e non una mera “chance”. La procedura straordinaria in questione, prevedendo una prova orale selettiva e una valutazione dei titoli, non garantiva l’assunzione ma la subordinava al superamento di una selezione, configurandosi quindi come una semplice opportunità e non come una misura riparatoria certa ed efficace.

Le Motivazioni della Sentenza: Perché un Concorso Non Basta

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati dalla giurisprudenza sia nazionale che europea. Vediamo i punti chiave delle motivazioni.

La Natura Selettiva della Procedura Straordinaria

Il punto centrale della sentenza è la distinzione tra procedure di stabilizzazione basate su “selezioni blande” (come lo scorrimento automatico di graduatorie) e procedure concorsuali selettive. Solo le prime, che garantiscono l’immissione in ruolo quasi automatica, possono essere considerate una forma di riparazione in natura che cancella l’illecito.

Una procedura che, come nel caso di specie, implica una prova orale didattico-metodologica, la conoscenza di una lingua straniera e la valutazione di titoli, ha una natura intrinsecamente selettiva. L’esito non è scontato e l’assunzione non è una conseguenza diretta dell’abuso subito, ma dipende dal merito del candidato. Per questo motivo, non può avere un effetto sanante sul danno patito a causa della precarizzazione.

Prescrizione Decennale e Quantificazione del Danno

La Corte ha inoltre respinto gli altri motivi di ricorso del Ministero. Ha confermato che il termine di prescrizione per l’azione di risarcimento del danno da precariato è decennale, non quinquennale, e decorre dall’ultimo contratto della serie. Questo perché l’illecito è considerato unitario, derivando dalla successione illegittima dei rapporti a termine.

Infine, è stata rigettata la richiesta di ridurre l’indennità risarcitoria. La normativa che prevede una riduzione dell’indennità in presenza di procedure di stabilizzazione non è applicabile quando tali procedure sono selettive e non automatiche. La Corte d’Appello aveva correttamente quantificato il danno nella misura massima, tenendo conto della lunghissima durata del rapporto precario (27 anni) e delle dimensioni del datore di lavoro (il Ministero).

Le Conclusioni: Implicazioni per i Lavoratori Precari del Settore Pubblico

Questa sentenza ribadisce un principio di tutela fondamentale per tutti i lavoratori precari del settore pubblico. L’aver partecipato a un concorso straordinario, anche se riservato, non fa venir meno il diritto al risarcimento danno precariato se tale concorso ha carattere selettivo. La stabilizzazione, per avere effetto sanante, deve essere una conseguenza certa e diretta della pregressa situazione di abuso. In assenza di ciò, il datore di lavoro pubblico è tenuto a risarcire economicamente il lavoratore per gli anni di illegittima precarietà, in conformità con i principi del diritto dell’Unione Europea.

Una procedura di assunzione straordinaria, ma selettiva, può eliminare il diritto al risarcimento del danno per l’abuso di contratti a termine?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che una procedura che non garantisce l’assunzione ma prevede una selezione (come una prova orale) non è una misura idonea a sanare l’illecito. Offre solo una “chance” di assunzione, non una ragionevole certezza di stabilizzazione, e quindi non fa venir meno il diritto al risarcimento.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere il risarcimento del danno da precariato?
Il termine di prescrizione è decennale. Secondo la giurisprudenza consolidata, tale termine inizia a decorrere dalla data di stipulazione dell’ultimo contratto a termine illegittimamente reiterato, poiché l’illecito è considerato unitario e continuativo.

L’indennità risarcitoria può essere ridotta se la legge prevede procedure di stabilizzazione per i precari?
No, la riduzione dell’indennità non si applica quando la procedura di stabilizzazione non è automatica ma si basa su una selezione valutativa e competitiva. La Corte ha chiarito che il parametro risarcitorio standard non può essere ridotto in presenza di concorsi che non garantiscono l’assunzione ma la subordinano al superamento di prove selettive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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