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Risarcimento danno perdita di chance: onere della prova

Un docente ha richiesto un risarcimento danni al Ministero per una reintegrazione tardiva in una graduatoria, sostenendo di aver perso un’opportunità di lavoro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La Corte ha ribadito che per il risarcimento danno perdita di chance, il richiedente ha l’onere di fornire una prova rigorosa della probabilità concreta di ottenere il vantaggio sperato, senza che il giudice possa supplire alle sue carenze probatorie.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento danno perdita di chance: la Cassazione sull’onere della prova

Il concetto di risarcimento danno perdita di chance rappresenta una delle frontiere più delicate del diritto civile, specialmente nel contesto del pubblico impiego. Si tratta del pregiudizio subito da chi, a causa di un comportamento illecito altrui, perde la concreta possibilità di ottenere un risultato favorevole. Con l’ordinanza n. 15808/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui rigidi requisiti probatori necessari per ottenere tale risarcimento, confermando un orientamento consolidato.

I Fatti: La vicenda del docente e la richiesta di risarcimento

Il caso trae origine dalla vicenda di un docente cancellato da una graduatoria ad esaurimento per il raggiungimento del 65° anno di età, sebbene non avesse ancora maturato il requisito pensionistico minimo. Ottenuta in via cautelare la reintegrazione nella graduatoria, il Ministero dell’Istruzione dava esecuzione al provvedimento con ritardo.

A causa di tale ritardo, il docente sosteneva di aver perso l’opportunità di ottenere un incarico per l’anno scolastico 2011/2012. Agiva quindi in giudizio per ottenere il risarcimento danno perdita di chance, quantificato negli stipendi che avrebbe percepito se avesse lavorato.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la sua domanda. Secondo i giudici di merito, il docente non aveva fornito la prova necessaria a dimostrare la concreta probabilità di ottenere l’incarico. In particolare, non aveva allegato né dimostrato quali fossero i nominativi di altri docenti, con il suo stesso punteggio, che avevano effettivamente stipulato un contratto individuale in quell’anno.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del docente inammissibile, ponendo fine alla controversia. La decisione si fonda principalmente su ragioni di carattere processuale, ma offre spunti sostanziali di grande rilevanza sull’onere della prova.

La Corte ha rilevato che i motivi di ricorso si basavano sulla presunta violazione dell’art. 360, n. 5, c.p.c. (omesso esame di un fatto decisivo), ma tale doglianza era preclusa dalla cosiddetta regola della “doppia conforme”. Poiché la Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di primo grado sulla base delle medesime ragioni di fatto, il ricorso per questo specifico vizio non era ammissibile.

Le motivazioni: il rigoroso onere probatorio nel risarcimento danno perdita di chance

Al di là degli aspetti procedurali, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: chi chiede il risarcimento danno perdita di chance ha l’onere di provare tutti gli elementi costitutivi della sua pretesa. Il ricorso, secondo la Corte, si risolveva in una richiesta di riesame del merito, inammissibile in sede di legittimità.

La Corte ha specificato che la mancanza di allegazione e prova dei presupposti concreti per conseguire l'”occasione perduta” non poteva essere colmata dai poteri istruttori d’ufficio del giudice (art. 421 c.p.c.). Questi poteri, infatti, non servono a sopperire alle carenze probatorie imputabili alla negligenza della parte, ma sono finalizzati a superare difficoltà oggettive nell’acquisizione della prova o a chiarire incertezze. In sostanza, il giudice non può sostituirsi alla parte nel ricercare le prove che questa avrebbe dovuto fornire. Il docente avrebbe dovuto dimostrare, con elementi concreti e specifici (come ad esempio le nomine di colleghi con pari punteggio), che la sua possibilità di ottenere l’incarico era una probabilità reale e non una mera speranza.

Conclusioni: Le implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza in commento consolida l’orientamento secondo cui la domanda di risarcimento danno perdita di chance richiede un onere probatorio particolarmente rigoroso. Non è sufficiente lamentare la perdita di un’astratta possibilità, ma è necessario dimostrare, con dati oggettivi, che esisteva una probabilità concreta, seria e consistente di ottenere il risultato sperato. Questa pronuncia serve da monito per chi intende intraprendere un’azione legale di questo tipo: la preparazione della strategia difensiva e la raccolta meticolosa delle prove sono elementi imprescindibili per avere una speranza di successo, poiché non si può fare affidamento su un intervento “salvifico” del giudice per colmare le proprie lacune assertive e probatorie.

Cosa deve provare chi chiede un risarcimento per perdita di chance?
Deve provare in modo rigoroso e con elementi concreti che la sua possibilità di ottenere un risultato favorevole era una probabilità reale e consistente, non una mera speranza. Deve allegare e dimostrare tutti i presupposti che rendevano probabile il conseguimento del vantaggio perduto.

Il giudice può aiutare la parte che non ha fornito prove sufficienti in una causa per perdita di chance?
No. Secondo la Cassazione, i poteri istruttori d’ufficio del giudice non possono essere utilizzati per sopperire alle carenze probatorie imputabili alla negligenza della parte. Servono a superare difficoltà oggettive o a chiarire incertezze, non a sostituirsi alla parte nella ricerca delle prove.

Cos’è la regola della ‘doppia conforme’ e come ha influito su questo caso?
È una regola processuale che impedisce di presentare ricorso in Cassazione per omesso esame di un fatto decisivo quando la sentenza della Corte d’Appello conferma quella del Tribunale basandosi sulle stesse ragioni di fatto. In questo caso, ha reso inammissibili i motivi del ricorso, bloccando l’esame nel merito da parte della Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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