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Risarcimento danno odontoiatrico: onere della prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 17403/2024, ha rigettato il ricorso di un paziente che chiedeva un risarcimento per danno odontoiatrico. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, escludendo il nesso causale tra l’intervento e una patologia successiva (herpes zoster) e negando il risarcimento per incapacità lavorativa per mancanza di prova del danno patrimoniale. La sentenza ribadisce i rigorosi principi sull’onere della prova a carico del danneggiato.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento danno odontoiatrico: l’onere della prova è decisivo

L’ottenimento di un risarcimento per danno odontoiatrico non è automatico. È necessario dimostrare non solo l’errore del medico, ma anche il nesso di causalità con tutti i danni lamentati e l’effettiva esistenza di un pregiudizio economico. L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 17403 del 24 giugno 2024 offre un chiaro esempio di come la mancanza di prove rigorose possa portare al rigetto delle richieste, anche a fronte di un errore medico accertato.

I Fatti di Causa

Un paziente, di professione avvocato, subiva gravi conseguenze a seguito di un intervento odontoiatrico eseguito l’11 settembre 2013. Durante l’operazione, si verificavano una lacerazione del pavimento orale e la rescissione dell’arteria linguale. Questo evento critico comportava un serio rischio di soffocamento, rendendo necessari un ricovero d’urgenza, un intervento di tracheotomia e un periodo in terapia intensiva.

Oltre ai danni diretti, il paziente lamentava l’insorgenza di un’altra patologia (herpes zoster) e un’incapacità lavorativa temporanea di circa 60 giorni, dovuta alla difficoltà di eloquio e all’impossibilità di usare la protesi dentaria. Di conseguenza, citava in giudizio il dentista per ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti. Il Tribunale prima e la Corte d’Appello poi riconoscevano la responsabilità del medico per l’errata esecuzione dell’intervento, ma accoglievano solo parzialmente la domanda risarcitoria. In particolare, escludevano il risarcimento per l’herpes zoster, non ritenendolo causalmente collegato all’intervento, e quello per l’incapacità lavorativa, giudicando non provato il danno patrimoniale. Il paziente ricorreva quindi in Cassazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i quattro motivi di ricorso presentati dal paziente, rigettandoli tutti. L’analisi si è concentrata su aspetti sia procedurali che di merito.

Questioni Procedurali sulla CTU

Il primo motivo riguardava presunte violazioni procedurali nella gestione della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). Il ricorrente lamentava che la bozza della perizia non fosse stata trasmessa correttamente al suo difensore e che i termini per le osservazioni fossero stati fissati in modo arbitrario. La Corte ha respinto queste censure, chiarendo che la trasmissione al consulente di parte è sufficiente a garantire il contraddittorio tecnico. Inoltre, ha sottolineato che eventuali nullità procedurali devono essere eccepite tempestivamente, cosa che non era avvenuta.

L’Onere della Prova nel Risarcimento Danno Odontoiatrico

I motivi centrali del ricorso riguardavano il mancato risarcimento per l’herpes zoster e per l’incapacità lavorativa.

Sul primo punto, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, poiché tendeva a una nuova valutazione dei fatti, vietata in sede di legittimità. I giudici di merito avevano motivatamente escluso il nesso di causalità, basandosi sulla CTU che indicava altre possibili cause per la riattivazione del virus (stress, consumo di farmaci). Non era possibile stabilire, in termini probabilistici, un legame diretto con l’intervento dentistico.

Sul secondo punto, relativo all’incapacità lavorativa, la Corte ha confermato la decisione d’appello. Il problema non era la quantificazione del danno, ma la sua stessa esistenza. I giudici di merito avevano osservato che il reddito del professionista nell’anno dell’incidente era solo leggermente inferiore a quello dell’anno precedente, una variazione non significativa per un lavoratore autonomo. Inoltre, avevano considerato che la professione di avvocato civilista si svolge in gran parte per iscritto. Il paziente non aveva fornito prove concrete di un calo di fatturato o della perdita di incarichi specificamente dovuti alle sue condizioni fisiche post-intervento.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su principi cardine del diritto processuale e civile. In primo luogo, il ruolo della Corte di Cassazione non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di controllo sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, le valutazioni sui fatti e sulle prove, se logicamente motivate dai giudici di merito, non possono essere rimesse in discussione.

In secondo luogo, e più importante, la Corte ribadisce il principio dell’onere della prova (art. 2697 c.c.). Chi chiede un risarcimento deve provare non solo l’evento lesivo e la colpa dell’agente, ma anche l’esistenza e l’entità di ogni singola voce di danno di cui chiede ristoro. Non è sufficiente allegare una difficoltà (come quella di eloquio) per ottenere automaticamente un risarcimento per danno patrimoniale; è necessario dimostrare con dati oggettivi (dichiarazioni dei redditi, contratti persi, ecc.) che quella difficoltà ha prodotto un concreto pregiudizio economico.

La Corte ha anche chiarito che le valutazioni di un medico legale di parte o le conclusioni di una CTU non vincolano il giudice, che può discostarsene con una motivazione adeguata, come avvenuto nel caso di specie riguardo all’incapacità lavorativa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento è un monito fondamentale per chiunque intraprenda un’azione per risarcimento danno odontoiatrico o, più in generale, per responsabilità medica. La dimostrazione dell’errore medico è solo il primo passo. Per ottenere un risarcimento integrale, è cruciale costruire un solido impianto probatorio per ogni singola voce di danno richiesta. È indispensabile dimostrare il nesso di causalità tra l’errore e danni consequenziali (come patologie insorte successivamente) e fornire prove concrete e oggettive del danno patrimoniale da lucro cessante, superando la semplice allegazione di una difficoltà lavorativa.

Un paziente può essere risarcito per una patologia, come l’herpes zoster, che si manifesta dopo un intervento odontoiatrico?
No, non se non viene provato un nesso di causalità diretto e in termini di alta probabilità tra l’intervento e l’insorgenza della patologia. Secondo la sentenza, se esistono altre possibili cause plausibili (come stress o uso di farmaci), il collegamento causale non può essere presunto e il risarcimento viene escluso.

Una temporanea difficoltà a parlare è sufficiente per ottenere un risarcimento per perdita di guadagno per un avvocato?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che non basta dimostrare una generica incapacità lavorativa; è necessario provare l’esistenza stessa del danno patrimoniale. Nel caso specifico, non avendo il ricorrente dimostrato un calo di reddito significativo e causalmente riconducibile all’incidente, la richiesta è stata respinta.

Errori procedurali nella comunicazione della perizia del CTU (Consulenza Tecnica d’Ufficio) rendono automaticamente nulla la sentenza?
No. La Corte ha chiarito che le nullità procedurali sono relative e devono essere fatte valere nella prima difesa o istanza utile successiva all’atto. Se la parte non solleva l’eccezione tempestivamente, la nullità si considera sanata. Inoltre, la comunicazione della bozza al consulente di parte, anziché direttamente al difensore, è stata ritenuta idonea a garantire il diritto di difesa tecnica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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