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Risarcimento danni infiltrazioni: la Cassazione decide

Una condomina chiede il risarcimento danni infiltrazioni subite nel proprio appartamento. Il condominio viene condannato in primo e secondo grado. Un’altra condomina interviene e ricorre in Cassazione, lamentando un’errata quantificazione del danno che non terrebbe conto dello stato preesistente dell’immobile e una presunta ultrapetizione. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo che la valutazione dei fatti e la quantificazione del danno, se adeguatamente motivate, non sono riesaminabili in sede di legittimità, ribadendo i limiti del proprio giudizio.

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Risarcimento Danni da Infiltrazioni: La Cassazione Sulle Censure di Merito e la Quantificazione del Danno

Il tema del risarcimento danni infiltrazioni è una delle questioni più frequenti e spinose all’interno delle dinamiche condominiali. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 6549/2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del giudizio di legittimità riguardo alla valutazione dei danni e alle censure mosse contro le decisioni dei giudici di merito. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa: Dalle Infiltrazioni al Contenzioso

La controversia ha origine nel 2012, quando una condomina cita in giudizio il proprio condominio lamentando la presenza di infiltrazioni nel suo appartamento e chiedendo la condanna all’eliminazione delle cause e al risarcimento dei danni. Il condominio si costituisce in giudizio e chiama in causa un terzo per essere tenuto indenne. Nel procedimento interviene anche un’altra condomina, a sostegno delle ragioni del condominio.

Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda dell’attrice, dichiara il condominio responsabile e lo condanna a rimuovere le cause delle infiltrazioni e a corrispondere una somma a titolo di risarcimento. La Corte d’Appello, adita sia dal condominio che dalla condomina intervenuta, conferma integralmente la sentenza di primo grado, rigettando entrambi gli appelli.

La condomina intervenuta decide quindi di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, formulando tre motivi di ricorso.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava essenzialmente su tre censure:

1. Violazione di legge (art. 112 e 132 c.p.c.): La ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero commesso un errore di ultrapetizione, decidendo oltre i limiti della domanda, e che la motivazione della sentenza d’appello fosse incomprensibile, soprattutto riguardo alla vetustà dell’edificio.
2. Violazione dell’art. 1223 c.c.: Si contestava che le opere da eseguire nell’appartamento danneggiato non fossero diretta conseguenza delle infiltrazioni, ma che la Corte non avesse considerato la situazione preesistente dell’immobile (quo ante).
3. Violazione e falsa applicazione dell’art. 1223 c.c.: La ricorrente lamentava che la condanna al rifacimento degli intonaci e delle pitture costituisse un ingiusto arricchimento per la danneggiata, poiché il risarcimento non può migliorare la situazione patrimoniale del danneggiato rispetto a quella che sarebbe stata in assenza del danno (principio di indifferenza e compensatio lucri cum damno).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul Risarcimento Danni Infiltrazioni

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso in ogni sua parte, fornendo motivazioni chiare che delineano i confini del proprio sindacato. Gli Ermellini hanno stabilito che le censure della ricorrente, sebbene formalmente presentate come violazioni di legge, miravano in realtà a ottenere un riesame dei fatti e delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

In primo luogo, la Corte ha escluso la sussistenza di ultrapetizione, chiarendo che quella definita tale dalla ricorrente era in realtà un’asserzione di fatto relativa alle opere da eseguire, correttamente valutata dal giudice di merito. La critica alla motivazione è stata giudicata inammissibile perché mirava a un terzo grado di merito, non consentito.

Relativamente alla quantificazione del danno, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’accertamento e la stima del danno sono attività di competenza esclusiva del giudice di merito. In questo caso, i giudici di primo e secondo grado avevano basato la loro decisione sulle risultanze di una consulenza tecnica d’ufficio (CTU). La ricorrente, secondo la Corte, stava semplicemente tentando di ottenere una nuova valutazione fattuale, mascherandola da censura di diritto. L’argomento secondo cui la Corte d’Appello non avrebbe considerato la vetustà dell’immobile è stato respinto, evidenziando come la stessa Corte avesse specificato che una tale decurtazione era estranea all’oggetto del mandato peritale.

Anche il terzo motivo, relativo all’ingiusto arricchimento, è stato liquidato come un ulteriore tentativo di censurare l’apprezzamento di fatto del giudice d’appello, che aveva aderito alle valutazioni tecniche del consulente.

Le Conclusioni: I Limiti del Giudizio di Cassazione

La decisione in commento è emblematica nel ribadire la funzione della Corte di Cassazione. Il suo compito non è quello di agire come un ‘terzo giudice’ del fatto, ma di garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Le valutazioni su entità del danno, nesso di causalità e congruità delle opere di ripristino, se sorrette da una motivazione logica e coerente e basate su prove come una CTU, non sono sindacabili in sede di legittimità. Per chi affronta una causa per risarcimento danni infiltrazioni, questa pronuncia sottolinea l’importanza di strutturare solidamente le proprie difese fin dal primo grado di giudizio, poiché le valutazioni di merito, una volta consolidate, difficilmente potranno essere rimesse in discussione davanti alla Suprema Corte.

La Corte di Cassazione può ricalcolare l’importo del risarcimento per danni da infiltrazioni deciso nei gradi precedenti?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare la quantificazione del danno, poiché si tratta di un accertamento di fatto riservato al giudice di merito. Può intervenire solo se la motivazione della decisione è inesistente, contraddittoria o manifestamente illogica, ma non per contestare l’esito della valutazione.

Cosa si intende per ‘ultrapetizione’ e perché è stata esclusa in questo caso?
L’ultrapetizione si verifica quando un giudice decide su qualcosa che non è stato richiesto dalle parti. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la lamentela della ricorrente non riguardasse una decisione su una domanda non proposta, ma fosse una critica a un’asserzione di fatto contenuta nella sentenza, relativa alle opere da eseguire, che rientrava pienamente nella valutazione del giudice.

Il risarcimento che copre il rifacimento di parti già vecchie di un immobile costituisce un ingiusto arricchimento per chi subisce il danno?
Secondo la decisione, la questione se il rifacimento costituisca o meno un arricchimento è una valutazione di fatto. Se il giudice di merito, basandosi su una consulenza tecnica, stabilisce che le opere sono necessarie per ripristinare la situazione pre-danno e liquida un certo importo, questa valutazione non è contestabile in Cassazione come violazione del principio di indifferenza, a meno di vizi logici nella motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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