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Risarcimento danni immobiliari: la Cassazione decide

Una società di gestione stradale è stata condannata a un risarcimento danni immobiliari a favore di alcuni proprietari per lesioni ai loro fabbricati causate da lavori stradali. La società ha impugnato in Cassazione la sentenza della Corte d’Appello, che aveva aumentato l’importo del risarcimento, contestando il calcolo e la motivazione. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello e chiarendo i limiti della contestazione delle consulenze tecniche in sede di legittimità.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento Danni Immobiliari per Lavori Stradali: La Decisione della Cassazione

Il tema del risarcimento danni immobiliari a seguito di lavori pubblici è una questione complessa che spesso approda nelle aule di giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui criteri di quantificazione del danno e sui limiti entro cui è possibile contestare le decisioni dei giudici di merito. L’ordinanza analizza il caso di alcuni proprietari che hanno subito ingenti danni ai loro immobili a causa della costruzione di una galleria stradale.

I Fatti del Caso

Alcuni proprietari di immobili convenivano in giudizio un’importante società di gestione stradale, sostenendo che i lavori per la realizzazione di una variante in galleria avessero causato gravi lesioni strutturali ai loro fabbricati. Il Tribunale di primo grado, dopo aver disposto una consulenza tecnica d’ufficio (CTU), accoglieva la domanda e condannava la società al pagamento di una cospicua somma a titolo di risarcimento.

La Decisione della Corte d’Appello

Sia la società che i proprietari impugnavano la sentenza. La Corte d’Appello rigettava l’appello principale della società e accoglieva quello incidentale dei danneggiati. La Corte territoriale, infatti, riteneva più appropriata, per il consolidamento degli edifici, la soluzione tecnica dei ‘micropali’ (proposta dal consulente di parte) rispetto a quella delle ‘resine espandenti’ (suggerita dal CTU). Di conseguenza, aumentava l’importo del risarcimento a favore dei proprietari.

I Motivi del Ricorso e il risarcimento danni immobiliari

La società di gestione stradale presentava ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali:

1. Errore di diritto nella quantificazione del danno: la società sosteneva che l’importo liquidato dalla Corte d’Appello fosse errato nel calcolo, proponendo una cifra inferiore.
2. Omessa motivazione: si lamentava la mancanza di una spiegazione adeguata riguardo al riconoscimento di ulteriori somme per ‘costi indiretti’ legati al mancato utilizzo degli immobili.
3. Violazione del giudicato interno: secondo la ricorrente, la Corte d’Appello aveva erroneamente riconosciuto i danni per i ‘costi indiretti’, sebbene tale punto della sentenza di primo grado (che li aveva negati) non fosse stato specificamente impugnato dai danneggiati.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati o inammissibili. In primo luogo, riguardo al presunto errore di calcolo del risarcimento danni immobiliari, la Corte ha evidenziato come la cifra contestata dalla società fosse il risultato di un calcolo parziale che ometteva alcune voci di costo (come i ‘costi indiretti’) correttamente incluse dal giudice d’appello sulla base della perizia.

Sul secondo e terzo motivo, la Suprema Corte ha chiarito un principio fondamentale: le critiche a una consulenza tecnica d’ufficio devono essere mosse in modo specifico e tempestivo nel corso del giudizio di merito (primo e secondo grado). Non è possibile, in sede di legittimità, limitarsi a una generica disamina critica della perizia per ottenere la cassazione della sentenza. La parte che intende contestare le conclusioni del CTU deve farlo con argomentazioni precise davanti al giudice che può valutare il merito della questione.

Inoltre, per quanto riguarda la presunta violazione del giudicato interno, la società non ha adempiuto all’onere di trascrivere nel ricorso i passaggi specifici dell’atto di appello incidentale, non permettendo alla Corte di verificare se il punto fosse stato effettivamente impugnato o meno. Questo ha reso il motivo inammissibile per carenza di autosufficienza.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio consolidato: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio dove si possono riesaminare i fatti o le valutazioni tecniche. Le parti hanno l’onere di essere diligenti e specifiche nelle loro contestazioni durante le fasi di merito. La decisione della Corte d’Appello, se logicamente motivata e basata sulle risultanze processuali come le perizie, non può essere messa in discussione in Cassazione sulla base di calcoli alternativi o critiche tardive. La sentenza sottolinea l’importanza di una difesa tecnica e procedurale accurata sin dal primo grado di giudizio in materia di risarcimento danni immobiliari.

È possibile contestare in Cassazione la quantificazione del danno decisa dalla Corte d’Appello basandosi su un calcolo alternativo?
No, la Cassazione ha ritenuto infondato tale motivo, specificando che la parte ricorrente non può limitarsi a proporre un calcolo differente senza dimostrare un errore di diritto. La valutazione nel merito, inclusa la scelta tra diverse soluzioni tecniche, spetta ai giudici di primo e secondo grado.

Cosa succede se una parte ritiene che una voce di danno non doveva essere riconosciuta in appello perché non specificamente impugnata?
La parte che solleva questa obiezione (violazione del giudicato interno) deve dimostrarlo in modo specifico nel ricorso per cassazione, riportando i passaggi pertinenti dell’atto di appello. In questo caso, il motivo è stato dichiarato inammissibile perché la società ricorrente non ha adempiuto a tale onere.

È sufficiente criticare una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) per la prima volta in Cassazione per ottenere l’annullamento della sentenza?
No. La Corte ha ribadito che le critiche alla CTU devono essere sollevate e argomentate dinanzi al giudice di merito. Presentare in Cassazione una semplice disamina critica dell’elaborato peritale, senza aver mosso obiezioni specifiche e tempestive nelle fasi precedenti, si traduce in un inammissibile tentativo di rivalutazione del merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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