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Risarcimento danni fauna selvatica: la Regione paga

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6539/2024, ha confermato la responsabilità della Regione per i danni derivanti da un incidente stradale causato da un cervo. La Corte ha stabilito che in questi casi si applica l’articolo 2052 c.c., che prevede una responsabilità oggettiva per i danni cagionati da animali. Di conseguenza, per ottenere il risarcimento danni da fauna selvatica, il danneggiato deve provare il nesso causale tra l’animale e il danno, mentre la Regione, per esonerarsi, deve dimostrare il caso fortuito. La Corte ha anche chiarito che il giudice può autonomamente qualificare la responsabilità ai sensi dell’art. 2052 c.c., anche se la causa era stata iniziata sulla base dell’art. 2043 c.c.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento danni fauna selvatica: la Regione paga

Il tema del risarcimento danni fauna selvatica è una questione sempre più frequente sulle nostre strade. Un incidente con un cinghiale, un cervo o un capriolo può causare danni ingenti a veicoli e persone. Ma chi paga? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 6539 del 12 marzo 2024 fornisce una risposta chiara e consolida un orientamento ormai granitico: la responsabilità ricade sulla Regione, in base a un criterio di responsabilità oggettiva.

I fatti del caso: un incidente e la richiesta di risarcimento

Un motociclista subisce un incidente a causa di un cervo che attraversa improvvisamente la strada. A seguito dei danni fisici e materiali riportati, decide di agire in giudizio per ottenere il risarcimento, citando in causa la Regione Toscana e la Provincia di Pistoia.

L’iter giudiziario: dal Tribunale alla Corte d’Appello

Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda del motociclista, condannando in solido sia la Regione che la Provincia al pagamento di oltre 15.000 euro. La decisione si basa sull’articolo 2043 del codice civile, relativo alla responsabilità per fatto illecito.

La Regione Toscana impugna la sentenza, contestando la propria responsabilità. La Corte d’Appello di Firenze, però, conferma la condanna a carico della Regione, ma, accogliendo l’appello incidentale della Provincia, esclude la responsabilità di quest’ultima, dichiarandone il difetto di legittimazione passiva. La Regione si trova quindi a essere l’unico ente condannato e decide di ricorrere in Cassazione.

Il ricorso in Cassazione e il risarcimento danni fauna selvatica

La Regione basa il suo ricorso su diversi motivi. Principalmente, sostiene che la Corte d’Appello abbia errato nell’applicare l’articolo 2052 c.c. (responsabilità per danno cagionato da animali) invece del 2043 c.c., e che tale norma non dovrebbe comunque applicarsi alla fauna selvatica, la quale non è soggetta a una vera e propria custodia. La questione centrale, dunque, è stabilire il corretto fondamento giuridico per il risarcimento danni fauna selvatica.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte rigetta integralmente il ricorso della Regione, fornendo chiarimenti fondamentali su tre aspetti cruciali della vicenda.

L’applicazione dell’art. 2052 c.c. alla fauna selvatica

La Cassazione ribadisce con forza un principio ormai consolidato: i danni causati da animali selvatici rientrano nella fattispecie dell’articolo 2052 del codice civile. Questa norma disciplina la responsabilità del proprietario o di chi si serve di un animale per i danni che questo cagiona. La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, ma la gestione e la tutela sono affidate alle Regioni. Pertanto, è la Regione l’ente che si ‘serve’ di questi animali ai fini della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, ed è su di essa che ricade la responsabilità oggettiva prevista dalla norma.

Il principio “Iura Novit Curia” e la riqualificazione della domanda

La Corte chiarisce che il passaggio dall’art. 2043 c.c. (invocato in primo grado) all’art. 2052 c.c. (applicato in appello) non costituisce un errore. In base al principio iura novit curia (‘il giudice conosce le leggi’), il magistrato ha il potere e il dovere di individuare la norma corretta da applicare ai fatti di causa, indipendentemente da quella indicata dalle parti. Poiché i fatti (l’incidente con l’animale) erano i medesimi, la riqualificazione giuridica della domanda era pienamente legittima.

L’onere della prova: cosa devono dimostrare il danneggiato e la Regione

Questo è il punto più rilevante per chi subisce un danno. Secondo la Cassazione:
* Il danneggiato deve dimostrare che il danno è stato causato dall’animale selvatico (nesso di causalità) e, in caso di incidente stradale, di aver fatto tutto il possibile per evitare l’impatto (ad esempio, rispettando i limiti di velocità e guidando con prudenza).
* La Regione, per liberarsi dalla responsabilità, deve provare il caso fortuito. Non è sufficiente affermare che la fauna selvatica è incontrollabile. Deve dimostrare che la condotta dell’animale è stata un’eccezione assolutamente imprevedibile e inevitabile, tale da porsi come causa esclusiva dell’evento. Nel caso specifico, la Regione non ha fornito tale prova.

Conclusioni: cosa insegna questa ordinanza

L’ordinanza in esame è di grande importanza pratica. Consolida l’orientamento che individua nella Regione l’unico soggetto responsabile per i danni causati dalla fauna selvatica, in base a un regime di responsabilità oggettiva ex art. 2052 c.c. Questo significa che per la vittima dell’incidente è più semplice ottenere il risarcimento, poiché non deve provare la colpa (negligenza o imprudenza) dell’ente, ma solo il collegamento causale tra l’animale e il sinistro. Per la Regione, invece, la via per esonerarsi da responsabilità è molto stretta e limitata alla difficile prova del caso fortuito.

Chi è responsabile per i danni causati da animali selvatici in caso di incidente stradale?
Secondo la Corte di Cassazione, la responsabilità ricade sulla Regione, in quanto è l’ente a cui sono affidate le funzioni di gestione e tutela della fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato.

Quale norma si applica per il risarcimento danni da fauna selvatica, l’art. 2043 o l’art. 2052 del codice civile?
Si applica l’articolo 2052 c.c., che prevede una forma di responsabilità oggettiva. Questo significa che la Regione è responsabile a prescindere da una sua colpa specifica, per il solo fatto di avere la gestione della fauna.

Cosa deve fare la Regione per evitare di pagare il risarcimento?
La Regione può liberarsi dalla responsabilità solo dimostrando il ‘caso fortuito’, ovvero provando che il comportamento dell’animale è stato talmente eccezionale, imprevedibile e inevitabile da rappresentare l’unica causa dell’incidente, al di fuori della sua sfera di controllo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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