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Risarcimento danni eredi: la prescrizione del reato

La Corte d’Appello ha confermato la condanna di un ente pubblico al risarcimento danni in favore degli eredi di un lavoratore deceduto per mesotelioma da esposizione ad amianto. La Corte ha rigettato l’eccezione di prescrizione sollevata dal datore di lavoro, ribadendo che, quando il fatto illecito costituisce anche reato (nella specie, omicidio colposo), si applica il termine di prescrizione più lungo previsto per il reato stesso. È stata inoltre confermata la liquidazione del danno da perdita del rapporto parentale, ritenuta congrua sulla base delle Tabelle di Milano e delle prove raccolte sull’intensità del legame affettivo.

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Pubblicato il 4 dicembre 2024 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Risarcimento Danni Eredi e Prescrizione: L’Impatto del Reato Sottostante

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Genova offre importanti chiarimenti in materia di risarcimento danni eredi per il decesso di un congiunto causato da responsabilità del datore di lavoro. Il caso, relativo alla morte di un lavoratore per esposizione ad amianto, affronta due questioni cruciali: il termine di prescrizione dell’azione civile quando il fatto costituisce anche reato e i criteri per la quantificazione del danno da perdita del rapporto parentale.

I Fatti di Causa

Gli eredi di un lavoratore, deceduto nel 2005 a causa di un mesotelioma pleurico, convenivano in giudizio l’ente pubblico datore di lavoro. Il decesso era stato collegato all’esposizione a fibre di amianto subita dal lavoratore durante il lungo periodo di servizio, dal 1962 al 1994. Gli eredi chiedevano il risarcimento di tutti i danni, sia quelli subiti dal defunto (richiesti iure hereditatis), sia quelli patiti personalmente per la perdita del loro congiunto (richiesti iure proprio).

In primo grado, il Tribunale di Genova aveva accertato la responsabilità del datore di lavoro, condannandolo a un cospicuo risarcimento in favore della moglie e dei figli del lavoratore.

L’Appello: Prescrizione e Quantum del Risarcimento Danni Eredi

Il datore di lavoro ha impugnato la sentenza di primo grado basandosi su due motivi principali:

1. Errata applicazione della prescrizione: Secondo l’appellante, il Tribunale avrebbe sbagliato a non dichiarare prescritto il diritto al risarcimento. Avrebbe dovuto applicare il termine di prescrizione ordinario di cinque anni per l’illecito civile, invece del termine più lungo previsto per il reato di omicidio colposo, sostenendo che non fossero stati accertati tutti gli elementi costitutivi del reato, in particolare l’elemento soggettivo della colpa.
2. Eccessiva quantificazione del danno: L’appellante contestava l’importo liquidato a titolo di danno da perdita del rapporto parentale, ritenendolo eccessivo, soprattutto per la moglie e una delle figlie, a cui era stato riconosciuto il punteggio massimo secondo le Tabelle di Milano.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha rigettato integralmente l’appello, confermando la decisione di primo grado con argomentazioni precise e ben fondate.

Sul primo punto, relativo alla prescrizione, la Corte ha ribadito un principio consolidato, sancito dall’art. 2947 c.c.: se il fatto illecito è considerato dalla legge come reato, e per tale reato è stabilito un termine di prescrizione più lungo, questo si applica anche all’azione civile di risarcimento. Nel caso di specie, il decesso integrava gli estremi del reato di omicidio colposo (art. 589 c.p.). La Corte ha specificato che il giudice civile, al solo fine di applicare la prescrizione corretta, può e deve accertare in via incidentale se il fatto costituisca reato in tutti i suoi elementi. Nel caso in esame, la colpa del datore di lavoro è stata ravvisata nella violazione delle norme cautelari poste a tutela della salute dei lavoratori, dato che la pericolosità dell’amianto era nota sin dagli anni ’60. Non era necessario, secondo la Corte, individuare nominativamente i singoli soggetti responsabili, essendo sufficiente una “colpa di organizzazione” dell’ente.

Sul secondo motivo, riguardante la quantificazione del danno, la Corte ha ritenuto corretta la liquidazione operata dal Tribunale. Le Tabelle di Milano, utilizzate come criterio guida, prevedono un sistema a punti che valuta diverse circostanze (età della vittima, convivenza, etc.), lasciando al giudice un margine di discrezionalità sulla valutazione della “qualità e intensità della relazione affettiva”. La decisione di assegnare il punteggio massimo alla moglie e alla figlia convivente è stata giudicata ampiamente motivata dalle prove testimoniali, che avevano confermato il forte legame, il grave turbamento, il carico assistenziale durante la malattia e le conseguenze psicologiche (ansia, attacchi di panico) subite dalle due donne. Per i figli non conviventi, il Tribunale si era correttamente attestato su un valore medio. La Corte ha inoltre ricordato l’esistenza di una presunzione iuris tantum di sofferenza per la perdita di uno stretto congiunto, che l’appellante non era riuscito a superare.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma dei diritti dei familiari delle vittime di infortuni mortali sul lavoro. Stabilisce con chiarezza che la negligenza organizzativa del datore di lavoro nel non prevenire rischi noti è sufficiente per configurare un fatto-reato ai fini dell’applicazione di un termine di prescrizione più favorevole per le vittime. Inoltre, valorizza l’importanza delle prove testimoniali nella dimostrazione della profondità del legame affettivo, elemento chiave per una giusta ed equa liquidazione del danno non patrimoniale, riconoscendo l’impatto devastante che la perdita di un familiare ha sulla vita dei superstiti.

Quando un’azione civile di risarcimento danni è collegata a un reato, quale termine di prescrizione si applica?
Secondo l’art. 2947 c.c., confermato dalla sentenza, si applica il termine di prescrizione più lungo previsto per il reato, anche se l’azione penale non è stata esercitata. Nel caso di omicidio colposo, il termine è di 10 anni, e non quello civile ordinario di 5 anni.

È necessario individuare nominalmente i singoli responsabili della negligenza del datore di lavoro per applicare la prescrizione lunga?
No. La Corte ha chiarito che non è necessaria l’individuazione nominativa dei soggetti responsabili. È sufficiente accertare l’esistenza di una “colpa di organizzazione”, ovvero la violazione da parte dell’ente datore di lavoro di norme a tutela della salute, per ritenere integrato il reato ai fini della prescrizione.

Come viene calcolato il danno da perdita del rapporto parentale per i familiari?
Il danno viene liquidato in via equitativa, utilizzando come riferimento le Tabelle di Milano. Queste prevedono un sistema a punti che considera circostanze oggettive (età, convivenza, ecc.) e una circostanza soggettiva, la “qualità e intensità della relazione affettiva”, che il giudice valuta discrezionalmente sulla base delle prove raccolte e di presunzioni, come quella del forte legame familiare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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