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Risarcimento danni appalto: oneri non presunti

Una società di costruzioni ha richiesto a un Comune il risarcimento per i danni derivati da un ritardo di oltre tredici anni nell’approvazione del collaudo di lavori pubblici. La Corte di Cassazione, confermando la decisione della Corte d’Appello, ha negato il risarcimento per i ‘maggiori oneri concessori’. A differenza delle spese generali, questi oneri non possono essere considerati un danno presunto, in quanto si riferiscono ad attività (progettazione, direzione lavori) già concluse prima del ritardo. L’impresa avrebbe dovuto fornire una prova specifica del loro aumento, prova che è mancata. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile anche per vizi procedurali.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento danni appalto: quando il ritardo della P.A. non genera un danno presunto

Il tema del risarcimento danni appalto è cruciale per le imprese che operano nel settore dei lavori pubblici. Un ritardo ingiustificato da parte dell’Amministrazione committente può causare gravi pregiudizi economici. Tuttavia, non tutti i danni sono uguali e, soprattutto, non tutti possono essere dati per scontati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la differenza tra maggiori spese generali e maggiori oneri concessori, e il diverso onere della prova che grava sull’impresa.

Il caso: un’attesa lunga tredici anni

Una società di costruzioni, dopo aver completato i lavori affidatigli in concessione da un Comune, si trovava a fronteggiare un’attesa di oltre tredici anni per l’approvazione formale dell’atto di collaudo. Questo enorme ritardo, imputabile all’ente pubblico, spingeva l’impresa ad agire in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni subiti.

Le voci di danno richieste erano principalmente tre:
1. Maggiori spese generali, per il mantenimento della struttura aziendale.
2. Maggiori oneri fideiussori, legati alle garanzie prestate.
3. Maggiori oneri concessori, relativi a costi come progettazione e direzione lavori.

Il Tribunale di primo grado accoglieva integralmente la domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza, escludeva dal risarcimento la somma relativa ai maggiori oneri concessori.

La distinzione chiave della Corte d’Appello: oneri presunti e oneri da provare

La Corte territoriale operava una distinzione netta. Mentre il danno da maggiori spese generali poteva essere riconosciuto in via presuntiva (è logico che un’impresa immobilizzata su un cantiere continui a sostenere costi fissi), lo stesso non poteva dirsi per i maggiori oneri concessori.

Secondo i giudici di secondo grado, tali oneri si riferivano ad attività (progettazione, direzione lavori, collaudi, espropri) che erano state completamente esaurite prima del ritardo nell’approvazione. Pertanto, l’impresa avrebbe dovuto dimostrare concretamente che tali costi erano aumentati a causa del ritardo, fornendo una prova specifica che, nel caso in esame, era mancata.

Il ricorso in Cassazione e il risarcimento danni appalto

L’impresa ricorreva in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge. Sosteneva che oneri concessori e spese generali avessero la stessa natura, essendo entrambi parte del corrispettivo dell’appalto, e che quindi anche i primi dovessero essere riconosciuti in via presuntiva.

La Suprema Corte, però, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione d’appello e ponendo fine alla controversia.

Le motivazioni

Le motivazioni della Cassazione si articolano su due piani: uno procedurale e uno sostanziale.

Vizi procedurali: Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché mescolava in modo confuso censure sulla violazione di legge (che attengono al diritto) con critiche sulla valutazione dei fatti (che sono di competenza del giudice di merito). Un ricorso in Cassazione non può chiedere un riesame dei fatti, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme. L’impresa, invece di indicare norme specifiche violate, tentava di rimettere in discussione l’apprezzamento delle prove fatto dalla Corte d’Appello.

Ragioni di merito: Nel cuore della questione, la Corte ha sottolineato che la valutazione sull’opportunità di utilizzare presunzioni semplici spetta al giudice di merito. Per contestare tale valutazione in Cassazione, non basta proporre una lettura diversa dei fatti, ma bisogna dimostrare una “assoluta illogicità” nel ragionamento del giudice. In questo caso, la Corte d’Appello aveva motivato in modo del tutto logico la sua decisione di escludere la presunzione per gli oneri concessori. Aveva correttamente evidenziato che, a differenza delle spese generali che perdurano nel tempo, gli oneri concessori erano legati a prestazioni già concluse. Non vi era quindi alcun automatismo che potesse far presumere un loro aumento a causa del ritardo nell’approvazione del collaudo.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche per le imprese. In primo luogo, la richiesta di risarcimento danni appalto deve essere supportata da prove specifiche e rigorose, soprattutto per quelle voci di costo che non possono essere considerate una conseguenza automatica e presunta del ritardo. Non basta affermare di aver subito un danno, ma occorre dimostrarlo concretamente. In secondo luogo, l’atto di impugnazione, in particolare il ricorso per cassazione, deve essere redatto con estrema perizia tecnica, mantenendo una netta separazione tra questioni di diritto e questioni di fatto, pena la declaratoria di inammissibilità che impedisce l’esame nel merito delle proprie ragioni.

In caso di ritardo della Pubblica Amministrazione, il danno da maggiori oneri concessori può essere considerato presunto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, a differenza delle spese generali, i maggiori oneri concessori (relativi a progettazione, direzione lavori, etc.) non possono essere riconosciuti in via presuntiva. L’impresa deve fornire la prova specifica che tali costi siano effettivamente aumentati a causa del ritardo.

Perché la Corte ha trattato diversamente le spese generali e gli oneri concessori?
La Corte ha ritenuto che gli oneri concessori fossero legati ad attività già completamente esaurite prima del ritardo nell’approvazione del collaudo. Pertanto, non era logico presumere un loro incremento. Le spese generali, invece, rappresentano costi fissi che l’impresa continua a sostenere per il solo fatto di mantenere attiva la propria organizzazione, rendendo presuntivo il danno derivante dal loro protrarsi.

Quali sono i motivi principali per cui il ricorso dell’impresa è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per ragioni procedurali. L’impresa ha mescolato in modo inestricabile censure relative alla violazione di legge con critiche alla valutazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità. Inoltre, non è riuscita a dimostrare un’illogicità manifesta nel ragionamento della Corte d’Appello, che aveva adeguatamente motivato la necessità di una prova specifica per il danno lamentato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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