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Riposo settimanale: no al risarcimento se compensato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9959/2024, ha stabilito che i lavoratori turnisti non hanno diritto a un risarcimento aggiuntivo per danno da usura psicofisica se la prestazione lavorativa nel settimo giorno consecutivo è già regolamentata e compensata economicamente dal contratto collettivo nazionale. Il diritto al risarcimento sorge solo in caso di totale soppressione del riposo settimanale e non per il suo semplice spostamento, come previsto dall’organizzazione del lavoro a turni.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Il Riposo Settimanale nel Lavoro a Turni: Quando è Dovuto il Risarcimento?

Il diritto al riposo settimanale è un pilastro fondamentale del diritto del lavoro, sancito dalla Costituzione per tutelare la salute psicofisica del lavoratore. Ma cosa succede quando le esigenze organizzative, come nel lavoro a turni, richiedono di prestare servizio per più di sei giorni consecutivi? Si ha automaticamente diritto a un risarcimento per l’usura subita? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 9959 del 12 aprile 2024, ha fornito un chiarimento decisivo su questo punto, tracciando una linea netta tra lo spostamento del riposo e la sua effettiva soppressione.

I Fatti del Caso: Lavoro nel Settimo Giorno e Richiesta di Danno

La vicenda ha origine dalla domanda di un gruppo di agenti di polizia municipale che, a causa delle esigenze di servizio e dell’organizzazione del lavoro a turni, si erano trovati a lavorare per sette giorni consecutivi, oltre l’orario ordinario di trentasei ore settimanali. Gli agenti avevano citato in giudizio il proprio Comune per ottenere il risarcimento del danno da “usura psicofisica”, sostenendo che la mancata fruizione del riposo dopo sei giorni di lavoro avesse leso il loro benessere.

Mentre in primo grado la domanda era stata parzialmente accolta, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il contratto collettivo del comparto Regioni ed Enti Locali prevedeva già un trattamento retributivo specifico (art. 22 CCNL 14.9.2000) per il lavoro prestato in giornate festive o domenicali. Tale compenso, a loro avviso, era onnicomprensivo e risarciva interamente sia la prestazione lavorativa sia il disagio derivante dal mancato godimento del riposo nel settimo giorno. Gli agenti, insoddisfatti, hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Riposo Settimanale

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei lavoratori, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito un principio di diritto cruciale: lo slittamento del giorno di riposo oltre il settimo giorno di lavoro non genera di per sé un diritto a un risarcimento aggiuntivo per danno da usura psicofisica, a condizione che tale eventualità sia disciplinata dal contratto collettivo e compensata economicamente. In altre parole, la maggiorazione economica prevista dal CCNL è sufficiente a ristorare il lavoratore del disagio subito.

Le Motivazioni della Sentenza: Distinzione tra Soppressione e Spostamento del Riposo

Il cuore della motivazione della Corte risiede nella distinzione fondamentale tra due situazioni ben diverse: la totale soppressione del riposo e il suo semplice spostamento temporale.

Il Ruolo Decisivo del Contratto Collettivo

La Corte ha osservato che nel caso specifico, la prestazione lavorativa nel settimo giorno consecutivo era avvenuta nel pieno rispetto della disciplina contrattuale e normativa sull’organizzazione del tempo di lavoro. Il sistema a turni, per sua natura, implica una flessibilità nella collocazione del riposo. L’articolo 22 del CCNL di riferimento è stato interpretato come una norma specifica, pensata proprio per compensare il disagio che deriva da un’articolazione dell’orario non standard, inclusa la necessità di lavorare in un giorno festivo o di riposo programmato. Pertanto, i lavoratori avevano già ricevuto la contropartita economica pattuita dalle parti sociali per quella specifica modalità di lavoro.

Danno da Usura Psico-fisica: Non è Automatico

La Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato: il danno risarcibile da usura psicofisica presuppone una violazione delle norme a tutela del lavoratore. Questo si verifica quando la prestazione nel settimo giorno è resa in assenza di previsioni legittimanti (come quelle del CCNL) o, ancora più gravemente, quando il riposo settimanale viene definitivamente perso, senza essere recuperato in seguito (perdita definitiva del riposo). Solo in questi casi, la lesione del diritto alla salute è considerata in re ipsa (cioè implicita nel fatto stesso della violazione) e può essere liquidata dal giudice anche in via equitativa. Nel caso esaminato, invece, si trattava di un mero spostamento del giorno di riposo, una situazione gestita e compensata dal contratto collettivo, senza che vi fosse una soppressione del diritto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori e Aziende

L’ordinanza della Cassazione offre importanti indicazioni pratiche. Per i lavoratori turnisti, chiarisce che la richiesta di un risarcimento per danno da usura psicofisica non può fondarsi unicamente sulla circostanza di aver lavorato per sette giorni di fila, se il contratto collettivo applicato prevede una specifica indennità economica per tale evenienza. Per le aziende e le pubbliche amministrazioni, la sentenza sottolinea l’importanza di una corretta applicazione delle clausole contrattuali sull’orario di lavoro, le quali, se rispettate, costituiscono una tutela contro pretese risarcitorie aggiuntive. La decisione, quindi, bilancia la tutela della salute del lavoratore con le esigenze organizzative della produzione, affidando alla contrattazione collettiva il ruolo di definire l’adeguata compensazione per la maggiore gravosità del lavoro a turni.

Lavorare per sette giorni consecutivi dà automaticamente diritto a un risarcimento per danno da usura psicofisica?
No, secondo la Cassazione non è automatico. Il risarcimento aggiuntivo non è dovuto se il lavoro nel settimo giorno è previsto e regolato da un contratto collettivo che stabilisce una specifica compensazione economica per il disagio arrecato, e se il riposo viene comunque goduto in un momento successivo.

Qual è la differenza tra la soppressione del riposo settimanale e il suo semplice spostamento?
Lo spostamento si verifica quando il giorno di riposo viene posticipato a causa delle esigenze di servizio (es. lavoro a turni) ma viene comunque fruito dal lavoratore. La soppressione, invece, implica la perdita definitiva del giorno di riposo, senza che questo venga recuperato. Solo in caso di soppressione il danno alla salute si presume e dà diritto al risarcimento.

La maggiorazione economica prevista dal contratto collettivo per il lavoro festivo è sufficiente a compensare il mancato riposo settimanale?
Sì, secondo la sentenza in esame. La Corte ha stabilito che la disciplina del contratto collettivo che prevede una maggiorazione per il lavoro prestato in giorni festivi o di riposo è diretta a compensare interamente sia la prestazione lavorativa in sé, sia il disagio derivante dal mancato godimento del riposo immediato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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