LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ripetizione Addizionale Energia: come riaverla

Una società ha citato in giudizio il proprio fornitore di energia per ottenere la restituzione dell’addizionale provinciale sull’accisa elettrica, sostenendone l’incompatibilità con il diritto dell’Unione Europea. Il Tribunale di Verona, richiamando una pronuncia della Corte Costituzionale, ha confermato l’illegittimità dell’addizionale per mancanza di una finalità specifica richiesta dalle direttive UE. Ha quindi respinto le difese del fornitore, inclusa l’eccezione di prescrizione, e lo ha condannato alla restituzione integrale della somma richiesta (€17.724,89) oltre interessi. La sentenza chiarisce il diritto del consumatore a richiedere la ripetizione addizionale energia direttamente al fornitore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Ripetizione Addizionale Energia: Il Tribunale Condanna il Fornitore alla Restituzione

Una recente sentenza del Tribunale di Verona ha riaffermato un principio cruciale per consumatori e aziende: il diritto alla ripetizione dell’addizionale energia, ovvero la restituzione dell’addizionale provinciale sull’accisa dell’energia elettrica pagata indebitamente. Questa decisione, basata sulla non conformità della normativa italiana al diritto dell’Unione Europea, chiarisce che la richiesta di rimborso va rivolta direttamente al fornitore che ha emesso la bolletta. Analizziamo i dettagli di questo caso significativo.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Restituzione

Una società ha convenuto in giudizio il proprio fornitore di energia elettrica, chiedendo la restituzione di quasi 18.000 euro. Tale importo era stato versato tra il 2010 e il 2011 a titolo di addizionale provinciale sull’accisa. La tesi della società attrice era semplice ma potente: l’addizionale era illegittima perché la norma nazionale che la istituiva (D.L. n. 511/1988) era in contrasto con la Direttiva Europea 2008/118/CE. La direttiva, infatti, consente agli Stati membri di introdurre imposte indirette ulteriori rispetto all’accisa solo se queste perseguono una ‘finalità specifica’. Secondo l’attrice, l’addizionale italiana era priva di tale finalità, essendo destinata genericamente al finanziamento delle Province, e andava quindi disapplicata.

La Strategia Difensiva del Fornitore Energetico

Il fornitore convenuto si è difeso su più fronti. In via preliminare, ha eccepito l’improcedibilità della domanda per il mancato esperimento di procedure di conciliazione e negoziazione assistita. Nel merito, ha sostenuto la legittimità dell’addebito, affermando che gli effetti delle direttive europee riguardano i rapporti tra Stato e cittadino, non tra privati. Ha inoltre sollevato l’eccezione di prescrizione per i pagamenti più risalenti e ha contestato l’importo richiesto, proponendo una cifra inferiore. Infine, ha paventato il rischio di un pregiudizio al proprio diritto di rivalsa nei confronti dell’erario.

La Decisione del Tribunale sulla Ripetizione Addizionale Energia

Il Tribunale di Verona ha accolto pienamente la domanda della società attrice, condannando il fornitore alla restituzione dell’intera somma richiesta, oltre agli interessi.

La Disapplicazione della Norma Nazionale per Contrasto con il Diritto UE

Il punto centrale della decisione è il richiamo a una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 43/2025), che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’addizionale provinciale proprio per la mancanza di una finalità specifica richiesta dalla normativa europea. La Corte ha stabilito che una generica destinazione ‘in favore delle province’ non soddisfa tale requisito. Di conseguenza, il giudice ordinario ha il dovere di disapplicare la norma nazionale (art. 6 del D.L. n. 511/1988) che istituiva l’addizionale. Venendo meno il fondamento giuridico del pagamento, questo diventa ‘indebito’ e il consumatore ha diritto alla sua ripetizione ai sensi dell’art. 2033 c.c.

Il Rigetto dell’Eccezione di Prescrizione

Il Tribunale ha respinto anche l’eccezione di prescrizione decennale. La società attrice è riuscita a dimostrare, tramite la produzione degli estratti conto, che i pagamenti oggetto della richiesta erano stati effettuati in un periodo non coperto da prescrizione. In particolare, il pagamento più risalente era del 14.03.2011, mentre l’atto interruttivo della prescrizione (una PEC di messa in mora) era del 04.03.2021, quindi entro il termine decennale.

La Determinazione del Corretto Importo da Rimborsare

Infine, il giudice ha dato ragione all’attrice anche sul quantum. L’importo inferiore calcolato dal fornitore era errato perché includeva, impropriamente, una ‘Deduzione imposta erariale’ che nulla aveva a che vedere con l’addizionale provinciale. Il Tribunale ha validato il calcolo dell’attrice, ritenendolo corretto e pienamente provato, compresa una precisa ripartizione pro-rata su una fattura pagata parzialmente prima del periodo non prescritto.

Le Motivazioni

Le motivazioni del Tribunale si fondano sul principio del primato del diritto dell’Unione Europea su quello nazionale. La sentenza della Corte Costituzionale ha definitivamente chiarito che l’addizionale provinciale sull’energia era illegittima fin dall’origine per contrasto con le direttive comunitarie. Questo impone al giudice nazionale di disapplicare la legge interna e di riconoscere il diritto del consumatore finale alla ripetizione dell’indebito direttamente nei confronti del soggetto che ha materialmente ricevuto il pagamento, ovvero il fornitore. Il rapporto contrattuale tra utente e fornitore è la sede naturale per l’azione di restituzione, senza che il consumatore debba avviare complesse procedure contro l’amministrazione finanziaria. La buona fede del fornitore al momento del pagamento non esclude l’obbligo di restituzione, ma incide sulla decorrenza degli interessi.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole ai consumatori e alle imprese che hanno pagato per anni un’imposta non dovuta. Stabilisce chiaramente che l’azione di ripetizione dell’addizionale energia è un diritto esercitabile nei confronti del proprio fornitore. Gli elementi chiave per il successo sono la corretta interruzione della prescrizione decennale e la precisa documentazione dei pagamenti effettuati. La decisione compensa le spese di lite tra le parti, riconoscendo i precedenti contrasti giurisprudenziali sulla materia, ma apre la strada a rimborsi significativi per tutti coloro che si trovano nella medesima situazione.

È possibile chiedere la restituzione dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica pagata in bolletta?
Sì, la sentenza conferma che è possibile. Poiché la norma nazionale che istituiva l’addizionale è stata giudicata in contrasto con il diritto dell’Unione Europea e dichiarata incostituzionale, i pagamenti effettuati a tale titolo sono considerati indebiti e possono essere richiesti indietro.

A chi va chiesta la restituzione dell’addizionale: al fornitore di energia o allo Stato?
La restituzione va chiesta direttamente al fornitore di energia. La sentenza chiarisce che l’azione di ripetizione dell’indebito si esercita nei confronti di chi ha ricevuto materialmente il pagamento (il fornitore), che a sua volta lo ha inserito nelle fatture in base al contratto di somministrazione.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la ripetizione dell’addizionale energia?
Il diritto alla restituzione si prescrive in dieci anni. Il termine decorre da ogni singolo pagamento. È fondamentale inviare un atto formale di messa in mora (come una PEC) al fornitore prima della scadenza dei dieci anni per interrompere la prescrizione e conservare il diritto al rimborso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati