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Ripartizione spese condominiali: uso e proprietà

La Corte di Cassazione ha affrontato un caso di ripartizione spese condominiali per la manutenzione straordinaria di un impianto di raffrescamento a servizio solo di una parte dell’edificio. La Corte ha stabilito che, in presenza di un precedente accordo unanime che istituisce una tabella di spesa basata sull’uso, tale criterio prevale su quello dei millesimi di proprietà. La delibera che applica tale tabella è stata ritenuta meramente annullabile e non nulla, confermando la legittimità della ripartizione dei costi solo tra i condomini che beneficiano effettivamente del servizio.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Ripartizione Spese Condominiali: Quando il Criterio dell’Uso Prevale sulla Proprietà

La corretta ripartizione spese condominiali è una delle questioni più dibattute e complesse nella vita di un condominio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20926 del 2024, offre importanti chiarimenti su come bilanciare il criterio generale dei millesimi di proprietà con quello dell’uso effettivo di un servizio, specialmente quando si tratta di manutenzione straordinaria. Analizziamo insieme i fatti, la decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il Caso: La Sostituzione del Chiller e la Tabella “C”

La vicenda ha origine in un centro commerciale, dove l’assemblea condominiale aveva approvato una spesa straordinaria per la sostituzione del “chiller”, un componente essenziale dell’impianto di raffrescamento. La delibera aveva ripartito i costi seguendo i criteri di una specifica tabella, denominata “Tabella C”, precedentemente approvata all’unanimità nel 2005.

Alcuni condomini, proprietari di negozi, hanno impugnato tale decisione, sostenendo che le spese straordinarie avrebbero dovuto essere suddivise in base ai millesimi di proprietà generali, come previsto dal primo comma dell’art. 1123 del codice civile. A loro avviso, la “Tabella C” era applicabile solo alle spese di gestione ordinaria e non a quelle straordinarie. Ritenevano, inoltre, che la delibera fosse nulla perché modificava i criteri legali di riparto senza l’unanimità.

La Decisione della Cassazione sulla Ripartizione Spese Condominiali

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di primo e secondo grado. La Corte ha ritenuto legittima la delibera impugnata, basando la sua decisione su due principi cardine del diritto condominiale.

Il Principio dell’Uso Separato (Art. 1123 c.c.)

Il punto centrale della controversia era l’applicabilità dell’art. 1123 c.c. I giudici hanno chiarito che, sebbene il primo comma stabilisca la regola generale della ripartizione secondo i millesimi di proprietà, i commi successivi introducono un’importante deroga. In particolare, quando un bene o un servizio è destinato a servire i condomini in misura diversa, o solo una parte dell’edificio, le spese sono a carico del gruppo di condomini che ne trae utilità.

Nel caso specifico, l’impianto di raffrescamento serviva esclusivamente i negozi posti al piano terra e le relative parti comuni, mentre le unità immobiliari al primo piano (un supermercato e un centro diagnostico) non ne beneficiavano, essendo dotate di impianti autonomi. Di conseguenza, era corretto addebitare i costi solo ai proprietari dei locali al piano terra.

Nullità vs. Annullabilità della Delibera

Un altro aspetto cruciale affrontato dalla Corte è la distinzione tra nullità e annullabilità. I ricorrenti sostenevano la nullità della delibera. La Cassazione, invece, ha ribadito che la delibera era meramente annullabile. La ragione risiede nel fatto che la decisione del 2012 non ha introdotto un nuovo criterio di riparto, ma si è limitata ad applicare la “Tabella C”, che era stata approvata all’unanimità nel 2005. Quell’accordo unanime aveva di fatto creato un criterio convenzionale, pienamente legittimo, per tutte le spese relative a quell’impianto specifico. Pertanto, la delibera successiva era solo un’applicazione di un criterio già validato e doveva essere impugnata, se del caso, nei brevi termini di decadenza previsti per l’annullabilità (30 giorni).

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano sulla coerenza e sulla logica del sistema normativo condominiale. La Corte ha evidenziato che la delibera unanime del 2005, che istituiva la “Tabella C”, aveva la forza di un contratto tra i condomini e stabiliva una regola specifica per la gestione di quell’impianto. Tale regola, essendo stata accettata da tutti, era vincolante per la ripartizione spese condominiali future, incluse quelle di natura straordinaria. L’interpretazione dei giudici di merito, secondo cui l’oggetto della tabella approvata nel 2005 riguardava “sia i criteri e sia i millesimi” per l’impianto in questione, è stata considerata plausibile e corretta. Di conseguenza, l’assemblea del 2012 non ha fatto altro che attuare una decisione già presa in modo legittimo, rendendo la delibera non nulla, ma al massimo annullabile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale: le convenzioni approvate all’unanimità dai condomini hanno valore contrattuale e possono derogare ai criteri legali di ripartizione delle spese. La decisione chiarisce che una tabella di spesa specifica, creata per un servizio a fruizione limitata, può validamente applicarsi sia ai costi ordinari che a quelli straordinari. Per gli amministratori e i condomini, ciò significa che è essenziale redigere con chiarezza le delibere e i regolamenti, specificando l’ambito di applicazione delle tabelle di spesa per evitare future contestazioni. Una volta stabilito un criterio convenzionale all’unanimità, questo diventa la legge tra le parti per quella specifica materia.

Le spese per la manutenzione straordinaria di un impianto che serve solo una parte del condominio come si ripartiscono?
Si ripartiscono esclusivamente tra i condomini che ne traggono effettiva utilità, secondo il criterio dell’uso differenziato previsto dall’art. 1123, commi 2 e 3, del codice civile, e non in base ai millesimi di proprietà generali.

Una delibera che ripartisce le spese in base a una tabella specifica, diversa da quella dei millesimi di proprietà, è nulla o annullabile?
Secondo la Cassazione, la delibera è meramente annullabile, non nulla, se si limita ad applicare un criterio di riparto (la tabella specifica) che è stato precedentemente approvato all’unanimità da tutti i condomini. La nullità si configurerebbe solo se si modificassero i criteri legali o contrattuali a semplice maggioranza.

L’approvazione unanime di una tabella di spesa per la “gestione” di un impianto si applica anche alle spese straordinarie?
Sì. La Corte ha stabilito che, se non diversamente specificato, una tabella approvata all’unanimità per i costi di un determinato impianto si estende a tutte le spese ad esso relative, comprese quelle di manutenzione straordinaria, in quanto la volontà dei condomini era quella di regolare complessivamente i costi di quel bene specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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