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Ripartizione spese condominiali: la Cassazione decide

Una condomina impugna due delibere condominiali relative all’addebito di una spesa personale e alla ripartizione delle spese. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21865/2024, ha accolto parzialmente il ricorso. Ha stabilito che la ripartizione spese condominiali per il riscaldamento deve distinguere tra costi di consumo e costi fissi di conservazione dell’impianto, cassando la decisione che si basava solo sui consumi effettivi. Ha invece respinto le censure sulla discrezionalità dell’assemblea nel rimborsare danni e sull’addebito personale, ritenuto inammissibile per genericità del motivo.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ripartizione Spese Condominiali: Quando il Consumo non è Tutto

La corretta ripartizione spese condominiali è una fonte costante di dibattito e contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21865/2024) getta nuova luce su un aspetto cruciale: la divisione dei costi per il riscaldamento centralizzato, distinguendo nettamente tra spese di consumo e spese di conservazione. La vicenda nasce dall’impugnazione di una condomina avverso due delibere del proprio condominio, portando la questione fino al massimo grado di giudizio.

I Fatti di Causa: Una Duplice Contestazione

Una proprietaria si opponeva a due decisioni dell’assemblea condominiale. La prima delibera, relativa al consuntivo 2011, le addebitava una somma di 80,00 euro a titolo di “addebito personale”, ritenuta estranea alla gestione comune. La seconda, approvando il consuntivo 2012 e il preventivo 2013, introduceva criteri di ripartizione delle spese di riscaldamento e ratificava il rimborso per danni da infiltrazioni a favore di un altro condomino, spesa che la ricorrente riteneva non di competenza condominiale. Dopo la soccombenza sia in primo grado che in appello, la condomina ha presentato ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte e la Ripartizione Spese Condominiali

La Corte di Cassazione ha esaminato i diversi motivi di ricorso, accogliendone alcuni e rigettandone altri, fornendo così importanti chiarimenti su diversi aspetti della vita condominiale.

Riscaldamento: Costi di Consumo vs. Costi di Conservazione

Il punto centrale della decisione riguarda la ripartizione spese condominiali per il riscaldamento. La Corte d’Appello aveva avallato una ripartizione basata esclusivamente sui consumi effettivi, ritenendola legittima. La Cassazione ha ribaltato questa visione, accogliendo i motivi di ricorso della condomina. I giudici supremi hanno sottolineato che le spese per l’impianto di riscaldamento centralizzato si compongono di due voci distinte:
1. Spese di consumo: Legate all’effettivo utilizzo del servizio da parte delle singole unità immobiliari.
2. Spese di conservazione: Relative alla manutenzione e riparazione dell’impianto comune, necessarie per mantenerlo in funzione a prescindere dal consumo individuale.

La Corte ha stabilito che, mentre è corretto ripartire i costi di consumo in base all’uso effettivo, i costi di conservazione devono essere suddivisi tra tutti i condomini in base ai millesimi di proprietà, poiché riguardano un bene comune la cui manutenzione va a vantaggio di tutti. La delibera impugnata, operando una riduzione globale delle spese basata solo sul consumo e applicando una deroga per una singola unità, violava questo principio fondamentale. Pertanto, la sentenza è stata cassata su questo punto con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo calcolo.

La Discrezionalità dell’Assemblea e l’Onere della Prova

La Corte ha invece respinto i motivi relativi al rimborso per danni da infiltrazioni. La ricorrente sosteneva che il Condominio avrebbe dovuto provare la propria responsabilità prima di addebitare la spesa a tutti. La Cassazione ha chiarito che l’assemblea gode di un margine di discrezionalità e può decidere di riconoscere la propria responsabilità, anche con un intento conciliativo, e disporre un rimborso. In questo scenario, spetta al condomino dissenziente che impugna la delibera dimostrarne l’illegittimità, e non al Condominio provare in giudizio il fondamento della spesa approvata. Infine, il motivo relativo all’addebito personale di 80,00 euro è stato dichiarato inammissibile per difetto di specificità, in quanto la ricorrente non aveva adeguatamente argomentato le ragioni della sua presunta nullità.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati del diritto condominiale. Il principio cardine è quello sancito dall’art. 1123 c.c., che impone la ripartizione delle spese per la conservazione delle parti comuni in base ai millesimi. La sentenza chiarisce che tale principio si applica anche ai costi fissi degli impianti centralizzati come il riscaldamento. La decisione di ripartire le spese basandosi unicamente sul consumo ignora la comproprietà dell’impianto e l’onere condiviso della sua manutenzione. Per quanto riguarda le altre questioni, la Corte ha ribadito l’autonomia dell’assemblea condominiale nelle decisioni gestionali, ponendo l’onere della prova a carico di chi contesta la legittimità delle delibere, in applicazione dell’art. 2697 c.c.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche per amministratori e condomini. In primo luogo, nella redazione dei bilanci e dei piani di riparto, è fondamentale distinguere con chiarezza tra i costi variabili (consumo) e i costi fissi (conservazione) dei servizi centralizzati, applicando i corretti criteri di ripartizione per ciascuna voce. In secondo luogo, viene riaffermato che l’assemblea ha un potere decisionale ampio, ma non illimitato. Per contestare efficacemente una delibera, non basta un generico dissenso, ma è necessario fornire prove e argomentazioni giuridiche specifiche che dimostrino l’illegittimità della decisione presa dalla maggioranza.

Come devono essere ripartite le spese per il riscaldamento centralizzato secondo questa ordinanza?
Le spese devono essere suddivise in due categorie: i costi legati al consumo effettivo vanno ripartiti in base all’uso di ciascun condomino, mentre i costi per la conservazione e manutenzione dell’impianto comune (costi fissi) devono essere ripartiti in base ai millesimi di proprietà.

L’assemblea condominiale può decidere di rimborsare un danno a un singolo condomino a spese di tutti?
Sì, l’assemblea ha la discrezionalità di riconoscere la responsabilità del condominio per un danno, anche con finalità conciliative, e di approvare il relativo rimborso. Spetta al condomino che contesta tale decisione l’onere di provare l’illegittimità della delibera.

Perché la Corte ha respinto la contestazione sull’addebito personale di 80 euro?
La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile per difetto di specificità. La ricorrente non ha argomentato in modo sufficientemente dettagliato e specifico le ragioni giuridiche per cui la delibera avrebbe dovuto essere considerata nulla invece che semplicemente annullabile, come ritenuto dalla corte d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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