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Rinvio a pubblica udienza: l’ordinanza interlocutoria

In un complesso caso di rivendicazione di proprietà contro lo Stato, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Anziché decidere nel merito di un ricorso per revocazione, la Corte ha disposto il rinvio a pubblica udienza. La decisione si basa sulla necessità di seguire un precedente provvedimento e chiarisce l’inapplicabilità delle recenti riforme processuali al caso di specie, poiché avviato prima della loro entrata in vigore.

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Rinvio a pubblica udienza: l’ordinanza interlocutoria della Cassazione

L’ordinamento giuridico è caratterizzato da regole precise che scandiscono ogni fase del processo. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la procedura prevalga sulla decisione di merito, disponendo un rinvio a pubblica udienza per garantire il corretto svolgimento del giudizio. Questa ordinanza interlocutoria, pur non risolvendo la controversia, stabilisce un importante principio sull’applicazione delle nuove norme processuali nel tempo.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una domanda di rivendicazione della proprietà di un fondo, avanzata da un gruppo di cittadini nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria dello Stato. L’Amministrazione, a sua volta, non solo ha resistito alla domanda, ma ha chiesto in via riconvenzionale la restituzione del bene e il risarcimento dei danni per l’occupazione.

Il percorso giudiziario è stato lungo e complesso:
1. In primo grado, il Tribunale adito ha rigettato la domanda dei cittadini e accolto quella dell’Amministrazione.
2. In secondo grado, la Corte d’Appello ha prima dichiarato la nullità di un atto processuale con sentenza non definitiva e, successivamente, con sentenza definitiva ha confermato la decisione di primo grado, condannando i cittadini al rilascio del fondo e al risarcimento.
3. Contro questa decisione, i soccombenti hanno proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, con una precedente sentenza, ha rigettato i ricorsi.

Non dandosi per vinti, i cittadini hanno intrapreso un’ulteriore azione legale: un ricorso per revocazione contro la sentenza della Cassazione, un rimedio straordinario previsto per specifici vizi della decisione.

La Decisione della Corte e il rinvio a pubblica udienza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, non è entrata nel merito del ricorso per revocazione. La sua decisione è stata di natura puramente procedurale. I giudici hanno stabilito che il caso dovesse essere trattato in un’udienza pubblica e non in camera di consiglio, come inizialmente previsto.

Di conseguenza, la Corte ha disposto il rinvio a pubblica udienza, ordinando che il fascicolo fosse tolto dal ruolo della camera di consiglio per essere nuovamente iscritto e calendarizzato per una discussione orale e pubblica. Questa scelta assicura che il dibattimento si svolga con le massime garanzie di trasparenza e oralità.

Le Motivazioni della Scelta Procedurale

Le ragioni dietro questa decisione sono duplici e strettamente legate al diritto processuale.

In primo luogo, la Corte ha dato seguito a una sua precedente ordinanza interlocutoria. Già in passato, infatti, era stato deciso che il caso, inizialmente fissato per un’adunanza camerale, meritasse una trattazione più approfondita in pubblica udienza. L’odierno provvedimento, quindi, non fa altro che attuare quella precedente statuizione.

In secondo luogo, e questo è l’aspetto di maggiore interesse, la Corte ha affrontato la questione dell’applicabilità delle nuove norme processuali introdotte dal D. Lgs. n. 149/2022 (parte della cosiddetta “Riforma Cartabia”). Queste norme hanno modificato, tra le altre cose, le regole per la trattazione dei ricorsi in Cassazione. I giudici hanno chiarito che tale riforma non è applicabile al caso di specie. Il principio seguito è quello del tempus regit actum, secondo cui un atto processuale è disciplinato dalla legge in vigore nel momento in cui viene compiuto. Poiché l’adunanza camerale era già stata fissata e celebrata prima dell’entrata in vigore della nuova legge (1 gennaio 2023), l’intero procedimento deve continuare a seguire le vecchie regole.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria in commento, sebbene non decida la lite, offre importanti spunti di riflessione. Sottolinea l’importanza del rispetto delle forme e delle procedure come garanzia per i diritti delle parti. Inoltre, fornisce un’indicazione chiara sui limiti temporali di applicazione delle riforme processuali, confermando che le nuove regole non possono retroagire a fasi del giudizio già consolidate sotto la vigenza della normativa precedente. Per le parti in causa, ciò significa un allungamento dei tempi, ma con la certezza che il loro caso sarà esaminato nella sede più appropriata e solenne: l’udienza pubblica.

Qual è stata la decisione principale della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte non ha deciso il merito della causa, ma ha ordinato il rinvio del ricorso a nuovo ruolo affinché venga trattato in un’udienza pubblica anziché in una camera di consiglio.

Perché la Corte ha stabilito che il caso dovesse essere discusso in udienza pubblica?
La decisione si basa sull’attuazione di una precedente ordinanza che aveva già disposto il passaggio dalla trattazione in camera di consiglio a quella in pubblica udienza, ritenuta più idonea per la questione.

La recente riforma del processo civile (D. Lgs. n. 149/2022) è stata applicata a questo caso?
No, la Corte ha specificato che la nuova normativa non è applicabile, poiché l’adunanza camerale era già stata fissata e celebrata prima della data di entrata in vigore della riforma (1° gennaio 2023).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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