Rinuncia al Ricorso per Cassazione: Guida agli Effetti sull’Estinzione del Processo
La rinuncia al ricorso per cassazione è un atto processuale dalle conseguenze definitive, capace di chiudere un contenzioso in modo irrevocabile. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce i principi fondamentali che regolano questo istituto, chiarendo gli effetti automatici sull’estinzione del giudizio e sulla gestione delle spese legali. La vicenda, nata da una controversia in materia di pubblico impiego, si conclude non con una decisione nel merito, ma con una pronuncia puramente processuale che offre importanti spunti di riflessione.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una decisione di merito riguardante le procedure di assunzione nella pubblica amministrazione. Il ricorrente aveva sollevato diverse questioni, tra cui la presunta violazione di norme relative allo scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori. Tuttavia, prima che la Suprema Corte potesse esaminare le censure proposte, la parte ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, dopo che era già stata fissata la data per l’adunanza in camera di consiglio.
La Rinuncia al Ricorso per Cassazione e le sue Conseguenze
Il fulcro della decisione della Corte non risiede nell’analisi dei motivi di ricorso, ma nella presa d’atto della rinuncia. La Cassazione applica un principio consolidato, basato sull’articolo 390 del codice di procedura civile. Viene affermato con chiarezza che la rinuncia al ricorso per cassazione produce l’estinzione del processo in modo automatico, senza che sia necessaria un’accettazione da parte della controparte. Questo perché, spiegano i giudici, l’atto non ha carattere “accettizio”: è un atto unilaterale i cui effetti si producono per il solo fatto di essere stato compiuto e comunicato secondo le forme di legge.
L’Automatismo dell’Estinzione
La Corte sottolinea come la comunicazione della rinuncia, effettuata dalla Cancelleria, sia sufficiente a innescare l’effetto estintivo. Questo determina due conseguenze immediate e cruciali:
1. Il venir meno dell’interesse a contrastare l’impugnazione da parte della controparte.
2. Il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, che diventa così definitiva e inattaccabile.
Questo meccanismo garantisce certezza e celerità, chiudendo definitivamente la lite.
Le Motivazioni della Corte
La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’estinzione del giudizio, svolge una serie di considerazioni procedurali di grande rilevanza pratica. In primo luogo, viene ribadito che la rinuncia, una volta comunicata ritualmente, ha di per sé la capacità di estinguere il giudizio. Questo principio, supportato da precedenti giurisprudenziali (Cass. n. 10140/2020 e n. 3971/2015), si applica a prescindere da qualsiasi attività successiva delle parti.
In secondo luogo, la Corte si sofferma sulla regolamentazione delle spese processuali. Il comportamento della parte che rinuncia al ricorso viene considerato una ragione sufficiente per disporre l’integrale compensazione delle spese del giudizio di cassazione. Ciò significa che ogni parte si fa carico dei propri costi legali, senza alcuna condanna a carico di una delle due.
Infine, l’ordinanza chiarisce un punto importante relativo al cosiddetto “doppio contributo unificato”. L’articolo 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002 prevede un versamento aggiuntivo a carico di chi propone un ricorso che viene poi dichiarato infondato, inammissibile o improcedibile. La Corte specifica che tale sanzione non si applica in caso di estinzione del processo, poiché questa non rientra nelle ipotesi tassativamente previste dalla norma.
Le Conclusioni
La decisione in commento offre una lezione chiara sugli effetti della rinuncia al ricorso per cassazione. Si tratta di una scelta processuale strategica che pone fine alla controversia in modo definitivo. Le implicazioni pratiche sono significative: la parte che rinuncia ottiene la chiusura del contenzioso, evitando una possibile pronuncia sfavorevole nel merito e una condanna alle spese. D’altra parte, deve essere consapevole che tale atto rende definitiva la sentenza precedente. La pronuncia conferma inoltre la non applicabilità del doppio contributo unificato nei casi di estinzione, un’informazione preziosa per chiunque si trovi a gestire un contenzioso davanti alla Suprema Corte.
La rinuncia al ricorso per cassazione richiede l’accettazione della controparte per essere efficace?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio consolidato secondo cui la rinuncia al ricorso produce l’estinzione del processo anche in assenza di accettazione, poiché non ha carattere “accettizio”.
Cosa succede alle spese legali quando il giudizio di cassazione si estingue per rinuncia?
Nel caso specifico, il comportamento processuale della parte che ha rinunciato ha giustificato l’integrale compensazione delle spese del giudizio di cassazione tra le parti, significando che ciascuna ha sostenuto i propri costi.
In caso di estinzione del processo per rinuncia, è dovuto il doppio del contributo unificato?
No, la declaratoria di estinzione esclude l’applicabilità dell’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. Tale sanzione si applica solo in caso di decisioni di infondatezza nel merito, inammissibilità o improcedibilità.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. L Num. 9236 Anno 2025
Civile Ord. Sez. L Num. 9236 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 08/04/2025
deduzione, sicché su questo punto gli assunti della pronuncia erano erronei;
il secondo motivo è rubricato come violazione e falsa applicazione dell’art. 35, co. 4, del d. lgs. n. 165 del 2001 (art. 360 n. 3 c.p.c.) e con esso si sottolinea come fosse emerso in modo inequivocabile, sulla base della richiesta di autorizzazione alle assunzioni, l’intento del Ministero di dare avvio allo scorrimento della graduatoria e di attingere all’elenco degli idonei non vincitori;
il terzo motivo assume infine la violazione e falsa applicazione (art. 360 n. 3 c.p.c.) dell’art. 24 del d. lgs. n. 150 del 2009, del quale si assume l’idoneità a regolare soltanto selezioni, concorsi e graduatorie indetti e formati successivamente alla data del 1.1.2010 e non le procedure antecedenti;
2.
come si è detto nello storico di lite, l’impugnazione risulta rinunciata dopo la fissazione dell’adunanza camerale e l’atto di rinuncia redatta nelle forme richieste dall’art. 390 cod. proc. civ . ritualmente comunicato dalla Cancelleria alla controparte ai sensi dell’art. 390, co. 3, c.p.c., ha di per sé la capacità di portare all’estinzione del giudizio di cassazione;
vale infatti il consolidato principio per cui « la rinuncia al ricorso per cassazione produce l’estinzione del processo anche in assenza di accettazione, non avendo tale atto carattere “accettizio” per essere produttivo di effetti processuali e, determinando il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, comporta il venir meno dell’interesse a contrastare l’impugnazione » (Cass. 28 maggio 2020, n. 10140; Cass. 26 febbraio 2015, n. 3971);
inoltre, con la sostituzione degli incombenti di cui all’art. 390 u.c. c.p.c. previgente (notificazione a cura di parte con apposizione del visto) ad opera del novellato e qui applicabile u.c. della medesima disposizione (comunicazione di cancelleria), la capacità estintiva si produce a prescindere da qualsiasi attività del ricorrente (che non deve notificare) o della controparte (non essendo più richiesto il ‘visto’);
3. il comportamento processuale della parte, giustifica l’integrale compensazione delle spese del giudizio di cassazione;
4.
la declaratoria di estinzione esclude l’applicabilità dell’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, che consegue alle sole declaratorie di infondatezza nel merito ovvero di inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione (Cass. 12 ottobre 2018, n. 25485; Cass. 30 settembre 2015, n. 19560);
P.Q.M.
estinto il giudizio di cassazione; compensa
La Corte dichiara integralmente tra le parti le spese del giudizio stesso.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della Sezione Lavoro