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Rinuncia ricorso Cassazione: effetti e spese legali

Una lavoratrice del settore sanitario, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza d’appello sfavorevole in materia di differenze retributive, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo che la rinuncia al ricorso in Cassazione non necessita di accettazione per essere efficace, e ha condannato la parte rinunciante al pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia Ricorso Cassazione: Guida Pratica agli Effetti e alle Spese Legali

La decisione di presentare una rinuncia al ricorso in Cassazione è un atto processuale con conseguenze definitive e significative, come illustrato da una recente ordinanza della Suprema Corte. Questo atto non solo pone fine alla controversia legale, ma determina anche precise responsabilità in merito alle spese processuali. Analizziamo una vicenda che, pur nascendo da una disputa di diritto del lavoro, si conclude con una lezione fondamentale di procedura civile.

I Fatti del Caso

Una professionista sanitaria, dopo una lunga battaglia legale contro la struttura ospedaliera per cui lavorava, si era vista respingere in appello la sua domanda di riconoscimento di differenze retributive. Tali differenze erano legate a prestazioni professionali svolte a favore di degenti in camere a pagamento. La Corte d’Appello aveva ritenuto che, a partire dal 1996, queste specifiche prestazioni non fossero più state erogate a causa di un cambiamento nell’organizzazione dell’ospedale.

Contro questa decisione, la lavoratrice aveva proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: la violazione del giudicato formatosi con una precedente sentenza della stessa Cassazione del 2008 e la violazione delle norme procedurali. Tuttavia, prima che la Corte potesse decidere nel merito, la ricorrente ha compiuto un passo decisivo: ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, regolarmente notificato alla controparte.

La Rinuncia al Ricorso in Cassazione e la Decisione della Corte

Di fronte alla rinuncia formalizzata, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto. La decisione, quindi, non è entrata nel merito dei motivi del ricorso, ma si è concentrata esclusivamente sulle conseguenze procedurali della rinuncia.

La Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si è concluso definitivamente, senza una pronuncia sulla fondatezza o meno delle ragioni della ricorrente. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello, che era stata impugnata, è diventata definitiva a tutti gli effetti.

Carattere Recettizio ma non “Accettizio” della Rinuncia

Un punto cruciale chiarito dall’ordinanza riguarda la natura giuridica della rinuncia in sede di legittimità. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la rinuncia al ricorso ha carattere “recettizio”, ovvero produce i suoi effetti nel momento in cui viene portata a conoscenza della controparte tramite notifica. Tuttavia, non ha carattere “accettizio”.

Questo significa che, per determinare la fine del processo, non è necessaria l’accettazione da parte dell’ospedale (la controricorrente). L’accettazione della controparte rileva unicamente ai fini della regolamentazione delle spese di giudizio: se la controparte accetta la rinuncia, le parti possono accordarsi diversamente sulle spese; in assenza di accettazione (o di accordo), il rinunciante è tenuto a pagarle.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’applicazione diretta delle norme del codice di procedura civile, in particolare gli articoli 390 e 391. La rinuncia era stata formulata ritualmente, sottoscritta dalla parte e dal suo difensore munito di mandato speciale, e notificata al difensore della controparte. La presenza di questi requisiti formali ha imposto alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio.

Per quanto riguarda le spese, in assenza di accettazione della rinuncia, la Corte ha applicato il principio generale che pone i costi del processo a carico della parte che, ritirando il ricorso, ha di fatto dato causa alla conclusione del procedimento. La liquidazione delle spese è stata effettuata secondo i parametri forensi, condannando la ricorrente al pagamento di una somma specifica per compensi professionali, esborsi e accessori di legge.

Le Conclusioni

La vicenda offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, la rinuncia a un ricorso per cassazione è un atto irrevocabile che rende definitiva la sentenza impugnata, chiudendo ogni possibilità di riesame della questione. In secondo luogo, tale scelta comporta, di regola, la condanna al pagamento di tutte le spese legali sostenute dalla controparte nel giudizio di legittimità. È quindi una decisione strategica che deve essere attentamente ponderata con il proprio legale, valutando non solo le probabilità di successo del ricorso ma anche le inevitabili conseguenze economiche in caso di abbandono.

Cosa succede se si presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il giudizio viene dichiarato estinto, ovvero si chiude definitivamente. La sentenza che era stata impugnata diventa definitiva e non può più essere modificata.

La controparte deve accettare la rinuncia perché sia valida?
No, l’accettazione della controparte non è necessaria affinché la rinuncia produca l’effetto di estinguere il giudizio. La rinuncia è efficace dal momento in cui viene notificata. L’accettazione ha importanza solo per la decisione sulle spese legali.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
Salvo diverso accordo tra le parti, la parte che rinuncia al ricorso è tenuta a pagare le spese legali sostenute dalla controparte. La Corte di Cassazione provvede a liquidarle nell’ordinanza con cui dichiara l’estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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