LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia atti del giudizio: estinzione e spese legali

La Corte d’Appello di Roma dichiara l’estinzione di un giudizio a seguito di una rinuncia agli atti formalizzata dagli appellanti. La sentenza analizza gli effetti della rinuncia, in particolare l’inutilità dell’accettazione da parte dell’appellato contumace e le modalità di regolamentazione delle spese processuali, che vengono interamente compensate tra le parti costituite, in accordo con quanto previsto nell’atto stesso di rinuncia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia agli Atti del Giudizio: Guida Pratica alla Sentenza della Corte d’Appello

La rinuncia agli atti del giudizio rappresenta uno strumento processuale cruciale che consente di porre fine a una controversia prima che si giunga a una sentenza di merito. Attraverso questo istituto, la parte che ha promosso l’azione legale manifesta la volontà di non proseguire, portando all’estinzione del processo. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma offre importanti chiarimenti sulla sua applicazione nel giudizio di secondo grado, specialmente in presenza di una parte contumace e dell’intervento di un terzo. Analizziamo nel dettaglio la decisione per comprenderne i principi e le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Dalla Sentenza di Primo Grado all’Appello

La vicenda trae origine da un contenzioso in materia di contratti bancari. Due soggetti avevano proposto opposizione a un decreto ingiuntivo emesso nei loro confronti. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, aveva rigettato l’opposizione, confermando il decreto e condannando gli opponenti al pagamento delle spese di lite. Insoddisfatti della decisione, questi ultimi proponevano appello.

L’Intervento del Terzo e la Svolta nel Processo

Durante il giudizio d’appello, si verificano due eventi determinanti. In primo luogo, la società originariamente appellata non si costituisce in giudizio, rimanendo quindi contumace. In secondo luogo, interviene una terza società, la quale dichiara di essere diventata la nuova titolare del credito oggetto della controversia, succedendo alla parte originaria. Questo intervento modifica gli equilibri del processo, introducendo un nuovo interlocutore per gli appellanti.

È proprio con questa terza società intervenuta che gli appellanti avviano delle trattative per una risoluzione bonaria della lite. Le trattative hanno successo e portano al deposito di un atto di rinuncia agli atti del giudizio da parte degli appellanti, con contestuale accettazione da parte della società intervenuta.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia agli Atti del Giudizio

La Corte d’Appello, preso atto della rinuncia e della relativa accettazione, dichiara l’estinzione del giudizio. La sentenza si sofferma su alcuni aspetti procedurali di grande rilevanza.

La Posizione dell’Appellata Contumace

Un punto chiave affrontato dalla Corte riguarda la necessità o meno di notificare la rinuncia all’appellata contumace. Richiamando l’articolo 306 del Codice di Procedura Civile e consolidata giurisprudenza di Cassazione (Cass. n. 3905/1995), i giudici sottolineano che l’atto di rinuncia non deve essere notificato alla parte contumace, in quanto non rientra nell’elenco tassativo degli atti per i quali l’articolo 292 c.p.c. prevede tale obbligo. Di conseguenza, non è necessaria nemmeno la sua accettazione ai fini dell’estinzione del processo.

Le Regole Applicabili al Giudizio d’Appello

La Corte ribadisce che le norme sulla rinuncia agli atti, previste per il giudizio di primo grado (art. 306 c.p.c.), si applicano anche in appello, come stabilito dall’art. 359 c.p.c. L’effetto principale dell’estinzione del processo d’appello, come sancito dall’art. 338 c.p.c., è che la sentenza di primo grado impugnata passa in giudicato, diventando definitiva e non più contestabile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa applicazione delle norme procedurali. La decisione di estinguere il giudizio è la diretta conseguenza della volontà espressa dalle parti costituite (appellanti e terza intervenuta) di porre fine alla lite. Il Collegio ha verificato la regolarità formale della rinuncia e dell’accettazione, ritenendole sufficienti a produrre l’effetto estintivo. La Corte ha inoltre specificato il regime delle spese legali, aderendo a quanto concordato dalle parti nell’atto di rinuncia: l’integrale compensazione delle spese tra di esse. Per quanto riguarda la parte contumace, non essendo stata parte dell’accordo e non avendo sostenuto spese nel giudizio d’appello, la Corte stabilisce che nessuna statuizione debba essere assunta nei suoi confronti.

Conclusioni

La sentenza in esame offre una chiara illustrazione del funzionamento della rinuncia agli atti del giudizio in appello. Conferma che, una volta raggiunto un accordo tra le parti attivamente partecipanti al processo, la rinuncia è un meccanismo efficace per chiudere la controversia. Le implicazioni pratiche sono notevoli:
1. Efficienza Processuale: Si evita la prosecuzione di un giudizio ormai privo di interesse per le parti, con risparmio di tempo e risorse.
2. Certezza del Diritto: L’estinzione del processo d’appello determina il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado, consolidando la situazione giuridica definita in quella sede.
3. Irrilevanza della Contumacia: La mancata costituzione di una parte non ostacola la definizione del giudizio tramite rinuncia, non essendo richiesta la sua accettazione.

È necessaria l’accettazione della rinuncia agli atti da parte dell’appellato contumace?
No, la sentenza chiarisce che, ai sensi dell’art. 306 c.p.c., l’atto di rinuncia non deve essere notificato né accettato dalla parte rimasta contumace, in quanto la rinuncia non rientra tra gli atti tassativamente elencati dall’art. 292 c.p.c.

Cosa succede alla sentenza di primo grado se il giudizio d’appello si estingue per rinuncia?
Secondo quanto disposto dall’art. 338 c.p.c., l’estinzione del procedimento d’appello comporta il passaggio in giudicato della sentenza impugnata. Questo significa che la decisione di primo grado diventa definitiva e inappellabile.

Come vengono regolate le spese legali in caso di rinuncia agli atti?
In linea di principio, la parte che rinuncia deve rimborsare le spese alle altre parti, salvo diverso accordo. Nel caso specifico, l’atto di rinuncia prevedeva espressamente l’integrale compensazione delle spese tra le parti costituite (appellanti e terza intervenuta), e la Corte ha dato seguito a tale accordo. Nessuna decisione sulle spese è stata presa nei confronti della parte contumace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati