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Rinuncia alla prescrizione: effetti nel giudizio

In una causa di divisione ereditaria, la Cassazione chiarisce che citare in giudizio i coeredi dopo la scadenza del termine per accettare l’eredità costituisce una rinuncia alla prescrizione del loro diritto, non una mera interruzione. Tale rinuncia ha effetti permanenti e impedisce di eccepire nuovamente la prescrizione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia alla Prescrizione: Citare in Giudizio il Coerede Cambia le Carte in Tavola

Nel complesso ambito delle successioni ereditarie, la gestione dei tempi e dei diritti è fondamentale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la differenza tra interruzione e rinuncia alla prescrizione del diritto di accettare l’eredità. Questa ordinanza spiega come un atto processuale, apparentemente semplice come una citazione in giudizio per divisione, possa avere conseguenze definitive e irrevocabili.

I Fatti del Caso: una Lunga Disputa Ereditaria

La vicenda trae origine dalla successione di un genitore, deceduto nel 1970. Dei diversi figli, alcuni fratelli avviano nel tempo azioni legali per la divisione dei beni. Anni dopo, in un nuovo giudizio iniziato nel 1999, uno dei fratelli eccepisce la prescrizione del diritto delle sorelle di accettare l’eredità paterna, sostenendo che il termine decennale fosse ampiamente trascorso senza che loro avessero manifestato alcun interesse.

La Corte d’Appello accoglie questa tesi, ritenendo che il diritto delle sorelle si fosse effettivamente prescritto. I giudici di secondo grado interpretano una precedente citazione per divisione, notificata dallo stesso fratello alle sorelle nel 1981 (cioè dopo la scadenza del decennio), come un mero atto interruttivo, da cui sarebbe iniziato a decorrere un nuovo termine decennale, anch’esso trascorso inutilmente. La questione arriva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la Rinuncia alla Prescrizione

La Suprema Corte ribalta completamente la decisione d’appello, accogliendo il ricorso degli eredi delle sorelle e chiarendo un principio di diritto fondamentale. I giudici di legittimità spiegano che la Corte d’Appello ha commesso un errore concettuale nel qualificare l’atto del 1981 come ‘interruttivo’.

La Differenza Cruciale: Interruzione vs. Rinuncia

Il punto cardine della decisione è la distinzione tra interruzione e rinuncia:

L’interruzione della prescrizione, come suggerisce il nome, può avvenire solo quando il termine di prescrizione è ancora in corso*. Essa azzera il tempo trascorso e fa partire un nuovo periodo.
La rinuncia alla prescrizione, disciplinata dall’art. 2937 c.c., si verifica quando il termine è già scaduto*. Con la rinuncia, chi potrebbe avvalersi della prescrizione vi abdica, riconoscendo il diritto della controparte come ancora valido ed efficace.

Nel caso di specie, il termine decennale per accettare l’eredità, apertasi nel 1970, era già maturato nel 1981. Pertanto, la citazione in giudizio per la divisione notificata dal fratello alle sorelle in quell’anno non poteva ‘interrompere’ un termine già scaduto. Doveva, invece, essere interpretata come un comportamento incompatibile con la volontà di avvalersi della prescrizione: un atto di rinuncia alla prescrizione tacita ma inequivocabile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di principi consolidati. Un soggetto che, pur potendo eccepire l’avvenuta prescrizione, agisce riconoscendo il diritto altrui (ad esempio, chiamandolo in giudizio per la divisione ereditaria), compie un atto che ha l’effetto giuridico di una rinuncia. Questa rinuncia ha carattere abdicativo e produce effetti permanenti.

Una volta che la rinuncia è stata manifestata, il soggetto che l’ha compiuta non può più, in un momento successivo, tornare sui propri passi ed eccepire nuovamente la stessa prescrizione. L’effetto della rinuncia è quello di ripristinare pienamente il diritto che era stato indebolito dalla prescrizione, come se questa non fosse mai maturata. L’errore della Corte d’Appello è stato proprio quello di non riconoscere la natura definitiva di tale rinuncia, trattandola erroneamente come un semplice atto interruttivo da cui far decorrere un nuovo termine.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante monito: le azioni legali intraprese hanno conseguenze durature. Chi intende far valere la prescrizione di un diritto altrui deve agire con coerenza. Riconoscere, anche implicitamente, la posizione di un coerede citandolo in giudizio per la divisione, dopo che il suo diritto di accettare l’eredità si è prescritto, equivale a una rinuncia alla prescrizione che non ammette ripensamenti. Tale principio garantisce la certezza dei rapporti giuridici e impedisce comportamenti processuali contraddittori, tutelando l’affidamento generato dalla rinuncia stessa.

Qual è l’effetto giuridico di citare in giudizio un coerede per la divisione dell’eredità dopo che il suo diritto di accettarla si è prescritto?
Questo atto non interrompe la prescrizione (poiché già compiuta), ma costituisce una rinuncia tacita a far valere la prescrizione stessa. Di conseguenza, il diritto del coerede viene pienamente ripristinato.

Una volta manifestata la rinuncia alla prescrizione, è possibile cambiare idea e sollevare nuovamente l’eccezione in un momento successivo?
No. La rinuncia alla prescrizione produce effetti permanenti. Il soggetto che ha rinunciato non può più tornare sui propri passi e avvalersi della prescrizione che aveva deciso di non utilizzare.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto errata la decisione della Corte d’Appello?
Perché la Corte d’Appello ha confuso il concetto di ‘interruzione’ con quello di ‘rinuncia’. Ha erroneamente considerato la citazione del 1981 come un atto interruttivo che faceva decorrere un nuovo termine, mentre si trattava di una rinuncia a una prescrizione già maturata, con effetti definitivi e non temporanei.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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