LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia al ricorso: spese e contributo unificato

Una società di trasporti, dopo aver impugnato una sentenza sfavorevole in una causa di lavoro, ha presentato una rinuncia al ricorso in Cassazione. La lavoratrice non ha accettato la rinuncia. La Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, condannando la società ricorrente al pagamento delle spese legali. Crucialmente, ha chiarito che in caso di rinuncia al ricorso non si applica il raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura sanzionatoria è prevista solo per rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Chi Paga le Spese e Cosa Succede al Contributo Unificato?

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può chiudere anticipatamente un giudizio di impugnazione. Ma quali sono le sue conseguenze pratiche, specialmente per quanto riguarda le spese legali e il temuto raddoppio del contributo unificato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questi aspetti, offrendo chiarimenti fondamentali per chi affronta un contenzioso.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una controversia di lavoro. Una dipendente aveva ottenuto una vittoria sia in primo grado sia in appello contro la sua azienda, una grande società di trasporti. L’azienda, non rassegnata, aveva deciso di portare la questione fino all’ultimo grado di giudizio, presentando ricorso in Cassazione.

Tuttavia, in un secondo momento, la stessa società ha cambiato strategia, depositando un atto di rinuncia al ricorso. La lavoratrice, dal canto suo, non ha formalmente accettato tale rinuncia, lasciando alla Corte il compito di decidere sulle conseguenze di questa mossa processuale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha preso atto della rinuncia e, conformemente a quanto previsto dall’articolo 391 del Codice di procedura civile, ha dichiarato l’estinzione del processo. La decisione non si è fermata qui, ma ha affrontato due questioni economiche di grande rilevanza: la condanna alle spese e l’applicazione del raddoppio del contributo unificato.

Le Motivazioni: Spese Legali e Rinuncia al Ricorso

Il primo punto affrontato dai giudici riguarda le spese legali. La regola generale, stabilita dall’articolo 391 c.p.c., è chiara: se la parte che ha subito l’impugnazione non accetta la rinuncia, il rinunciante deve essere condannato al pagamento delle spese del giudizio.

Nel caso specifico, poiché la lavoratrice (controricorrente) non aveva aderito alla rinuncia, la Corte ha stabilito che la società ricorrente, avendo dato causa al giudizio di legittimità per poi abbandonarlo, dovesse farsi carico di tutti i costi sostenuti dalla controparte. Di conseguenza, la società è stata condannata a rimborsare le spese legali, liquidate in € 2.000,00 oltre accessori.

Le Motivazioni: Il Raddoppio del Contributo Unificato Non si Applica

Il secondo e forse più interessante aspetto della decisione riguarda il contributo unificato. La legge (d.P.R. n. 115 del 2002) prevede che, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, la parte soccombente sia tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello già pagato a titolo di contributo unificato.

La Corte ha chiarito in modo inequivocabile che questa norma non si applica in caso di rinuncia al ricorso. I giudici hanno sottolineato che la misura del raddoppio ha un carattere eccezionale e sostanzialmente sanzionatorio. Come tale, non può essere interpretata in modo estensivo o analogico per includere casi non espressamente previsti dalla legge. La rinuncia è un atto dispositivo della parte che estingue il processo, una fattispecie del tutto diversa dal rigetto o dall’inammissibilità, che invece presuppongono una valutazione negativa del ricorso da parte del giudice. Pertanto, nessuna sanzione aggiuntiva è dovuta dal rinunciante.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche:

1. Valutare la rinuncia con attenzione: Chi intende rinunciare a un ricorso deve essere consapevole che, in assenza di un’accettazione esplicita della controparte che includa un accordo sulle spese, sarà molto probabilmente condannato a pagarle.
2. Nessun raddoppio del contributo: La rinuncia, pur comportando la condanna alle spese, permette di evitare la sanzione del raddoppio del contributo unificato. Questo può rappresentare un incentivo a desistere da impugnazioni infondate, limitando l’esborso economico in caso di abbandono del giudizio.

Cosa succede se una parte presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il processo si estingue, ovvero si chiude senza una decisione nel merito della questione. La Corte formalizza questa chiusura con un’ordinanza.

Chi paga le spese legali se la controparte non accetta la rinuncia al ricorso?
In assenza di accettazione della rinuncia, la parte che ha presentato la rinuncia viene condannata a pagare le spese legali sostenute dalla controparte nel giudizio di Cassazione, poiché ha dato causa al procedimento per poi abbandonarlo.

In caso di rinuncia al ricorso, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non in caso di estinzione del processo per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati