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Rinuncia al ricorso: quando si evita il doppio contributo

Un gruppo di lavoratori ha impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole relativa a una richiesta di risarcimento. Successivamente, hanno presentato una rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte. La Corte Suprema ha dichiarato estinto il processo, chiarendo un punto fondamentale: in caso di rinuncia, non è dovuto il raddoppio del contributo unificato, sanzione applicabile solo in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Come e Perché Evita il Raddoppio del Contributo Unificato

L’esito di un processo non è sempre una sentenza di accoglimento o di rigetto. Esistono meccanismi procedurali che possono concludere una controversia in modi differenti. Uno di questi è la rinuncia al ricorso, un istituto che, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, ha implicazioni significative non solo sull’esito del giudizio ma anche sui costi a carico della parte che decide di fare un passo indietro. Analizziamo una vicenda che, pur partendo da una complessa questione di diritto del lavoro, si risolve su un piano prettamente procedurale, offrendo importanti delucidazioni.

Il Contesto: Dalla Richiesta di Risarcimento alla Cassazione

La vicenda trae origine dalla domanda di un numeroso gruppo di lavoratori del settore forestale. Essi avevano citato in giudizio le amministrazioni regionali competenti, sostenendo di non essere stati avviati al lavoro per un numero sufficiente di giornate (151) durante le campagne antincendio svoltesi in diversi anni. Per questo motivo, chiedevano il risarcimento del danno, parametrato alle differenze retributive, alle indennità e ai contributi di disoccupazione perduti.

Sia in primo grado che in appello, le loro richieste erano state respinte. Ritenendo errata la decisione della Corte d’Appello di Palermo, i lavoratori avevano deciso di proseguire la loro battaglia legale presentando ricorso per cassazione.

L’Atto di Rinuncia al Ricorso e le Sue Conseguenze Immediate

Durante il giudizio di legittimità, si è verificato un evento che ha cambiato completamente le sorti del processo: i lavoratori ricorrenti hanno depositato un atto di rinuncia al ricorso. Questo atto, previsto dall’articolo 390 del codice di procedura civile, è una dichiarazione con cui la parte impugnante manifesta la volontà di non proseguire nel giudizio. Affinché la rinuncia sia efficace e porti all’estinzione del processo, è necessario che venga accettata dalle altre parti costituite, come avvenuto in questo caso.

La Decisione della Corte: Estinzione del Processo

Preso atto della rinuncia e della relativa accettazione da parte delle amministrazioni regionali, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione lavoristica. Ha invece applicato l’articolo 391 del codice di procedura civile, dichiarando semplicemente l’estinzione dell’intero processo. Questa decisione significa che il giudizio si è concluso definitivamente senza una pronuncia sulla fondatezza o meno dei motivi di ricorso.

La Gestione delle Spese Legali

Un aspetto interessante riguarda le spese legali. Di norma, chi rinuncia al ricorso viene condannato a pagare le spese alla controparte. Tuttavia, il comma 4 dell’articolo 391 c.p.c. prevede che, in caso di adesione della controparte alla rinuncia, non si debba provvedere sulle spese. È esattamente ciò che ha stabilito la Corte, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi.

Il Punto Cruciale sulla Rinuncia al Ricorso: Niente Doppio Contributo

L’elemento di maggiore interesse di questa ordinanza risiede nella specificazione relativa al cosiddetto “doppio contributo unificato”. La legge (art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002) prevede che la parte il cui ricorso viene respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile, debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. Si tratta di una misura con finalità sanzionatoria e dissuasiva.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ribadito un principio consolidato: questa sanzione non si applica in caso di rinuncia al ricorso. La motivazione è stringente e logica. La norma elenca tassativamente i casi in cui scatta l’obbligo del raddoppio (rigetto, inammissibilità, improcedibilità). Trattandosi di una misura eccezionale e sanzionatoria, non può essere interpretata in modo estensivo o analogico per includere anche l’ipotesi della rinuncia. La rinuncia è un atto volontario che chiude il processo, diverso dall’esito negativo di un giudizio valutato nel merito o per ragioni procedurali dalla Corte.

Conclusioni

Questa ordinanza, pur non decidendo sulla questione di merito originaria, offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma che la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per porre fine a un contenzioso in Cassazione, specialmente se si raggiunge un accordo con la controparte sulla gestione delle spese. In secondo luogo, e soprattutto, chiarisce in modo inequivocabile che chi opta per la rinuncia non incorre nella sanzione del raddoppio del contributo unificato. Questa precisazione è fondamentale per avvocati e parti processuali nel valutare le strategie da adottare, poiché rimuove un potenziale onere economico da una decisione che può essere dettata da molteplici ragioni, come una rivalutazione delle probabilità di successo o il raggiungimento di un accordo transattivo.

Se si rinuncia a un ricorso in Cassazione, il processo si conclude?
Sì, secondo l’ordinanza, la rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, porta alla pronuncia di estinzione del giudizio di cassazione, come previsto dall’art. 391 c.p.c.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare le spese legali alla controparte?
Non necessariamente. In questo caso, poiché la controparte ha aderito alla rinuncia, la Corte ha stabilito che non occorre provvedere sulle spese, in base all’art. 391, comma 4, c.p.c.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non si applica in caso di rinuncia, poiché questa misura sanzionatoria è prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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