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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il processo

Con la sentenza n. 34455 del 24/12/2019, la Cassazione Civile, Sezione Lavoro, analizza gli effetti della rinuncia al ricorso. Nel caso specifico, un direttore sanitario aveva impugnato la revoca del suo incarico. Giunto in Cassazione, ha presentato una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte, un’azienda sanitaria. La Corte ha dichiarato l’estinzione del processo ai sensi dell’art. 391 c.p.c., chiarendo che tale esito non comporta il raddoppio del contributo unificato, previsto solo in caso di rigetto o inammissibilità.

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Pubblicato il 11 luglio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Rinuncia al Ricorso: Cosa Succede Quando si Abbandona una Causa in Cassazione?

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che permette di porre fine a un contenzioso in modo definitivo. Ma quali sono le conseguenze pratiche? La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre chiarimenti cruciali sugli effetti di tale atto, in particolare per quanto riguarda le spese di lite e il contributo unificato. Il caso analizzato riguarda un ex direttore sanitario che, dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio una causa contro un’azienda sanitaria per la revoca del suo incarico, ha deciso di rinunciare al suo ricorso in Cassazione.

I Fatti di Causa

Un dirigente sanitario aveva avviato un’azione legale contro un’Azienda Sanitaria Locale, contestando la revoca, a suo dire illegittima, dell’incarico di direttore sanitario avvenuta prima della scadenza naturale del contratto. La sua richiesta di risarcimento danni era stata respinta sia dal Tribunale in primo grado sia dalla Corte d’Appello.

Non arrendendosi, il dirigente aveva proposto ricorso per cassazione per ottenere l’annullamento della sentenza d’appello. Tuttavia, durante il corso del giudizio di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: il ricorrente ha formalizzato la sua rinuncia al ricorso.

La Rinuncia al Ricorso e l’Accettazione della Controparte

L’elemento chiave della vicenda è che la rinuncia al ricorso è stata prontamente accettata dall’Azienda Sanitaria Locale, la parte controricorrente. Questa accettazione, avvenuta ‘senza condizioni’, ha attivato un meccanismo specifico previsto dal codice di procedura civile, portando il giudizio verso una conclusione anticipata e consensuale.

La Corte di Cassazione, presa nota della volontà concorde delle parti di porre fine alla lite, non ha dovuto esaminare il merito della questione, ma si è limitata a prendere atto della situazione processuale venutasi a creare.

le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su due pilastri normativi principali.

In primo luogo, l’articolo 391 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che la rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, produce l’estinzione del processo. L’accettazione senza riserve o condizioni, come avvenuto in questo caso, ha un’ulteriore conseguenza importante: impone al giudice di non pronunciarsi sulla condanna alle spese legali. La Suprema Corte, applicando l’ultimo comma dell’art. 391, ha quindi dichiarato il processo estinto senza disporre nulla in merito alle spese.

In secondo luogo, la Corte ha affrontato la questione del cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002. Si tratta di una sanzione che obbliga la parte soccombente a versare un ulteriore importo pari a quello già pagato all’inizio della causa. La Corte ha specificato che questa sanzione si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Poiché la rinuncia al ricorso porta all’estinzione del processo, e non a una di queste tre ipotesi, i presupposti per il raddoppio del contributo non sussistono.

le conclusioni

La sentenza offre due importanti indicazioni pratiche. Innanzitutto, conferma che la rinuncia al ricorso accettata dalla controparte è uno strumento efficace per chiudere definitivamente una lite in Cassazione, evitando una pronuncia sulle spese da parte del giudice. In secondo luogo, chiarisce in modo inequivocabile che l’estinzione del processo non fa scattare la sanzione del raddoppio del contributo unificato. Questa precisazione è fondamentale per le parti che valutano una soluzione transattiva del contenzioso, in quanto esclude un onere economico aggiuntivo e rende la via della rinuncia strategicamente più vantaggiosa rispetto al rischio di un rigetto nel merito.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso per cassazione e l’altra parte accetta?
Il processo si estingue, come stabilito dall’art. 391 del codice di procedura civile. La Corte di Cassazione dichiara formalmente la fine del giudizio senza decidere nel merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso accettata, chi paga le spese legali?
Secondo la sentenza, se l’accettazione della rinuncia avviene senza condizioni, la Corte non emette alcuna statuizione sulle spese. Queste non vengono quindi liquidate dal giudice e la loro gestione è lasciata agli accordi tra le parti.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’estinzione del processo non rientra tra i casi (rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione) per i quali l’art. 13, comma 1-quater, del d.p.r. 115/2002 prevede il raddoppio del contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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