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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione di un giudizio tra un medico di medicina generale e un’Azienda Sanitaria Locale. La controversia riguardava il compenso per prestazioni domiciliari. La decisione finale è stata determinata dalla rinuncia al ricorso da parte dell’ASL, a seguito di un accordo transattivo, e dalla successiva adesione del medico, ponendo fine al contenzioso senza una pronuncia sul merito.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Come un Accordo Mette Fine alla Lite tra Medico e ASL

Nel complesso mondo della giustizia, non tutte le controversie si concludono con una sentenza che stabilisce chi ha torto e chi ha ragione. Esistono strumenti processuali che permettono alle parti di porre fine a una lite in modo consensuale, anche quando si è giunti all’ultimo grado di giudizio. La rinuncia al ricorso è uno di questi, e la recente sentenza della Corte di Cassazione ne offre un chiaro esempio, mostrando come un accordo tra le parti possa prevalere sulla continuazione del contenzioso.

Il caso analizzato vede contrapposti un medico di medicina generale e un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) in una disputa relativa al pagamento di prestazioni sanitarie. La vicenda, dopo aver attraversato due gradi di giudizio, si è conclusa in Cassazione non con una decisione sul merito, ma con una declaratoria di estinzione del processo.

I Fatti di Causa: La Controversia sul Compenso del Medico

La vicenda ha origine dalla richiesta di un medico di medicina generale di ottenere il pagamento per le prestazioni di Assistenza Programmata Domiciliare (ADP) erogate, tra il 2010 e il 2015, a propri assistiti ricoverati presso Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA).

L’ASL si era opposta a tale pagamento e aveva recuperato le somme già versate, sostenendo che, secondo la normativa di settore (l’Accordo Collettivo Nazionale del 2005), il trattamento economico per l’ADP cessa immediatamente in caso di ricovero del paziente in strutture sanitarie o sociali. La questione verteva, quindi, sull’interpretazione di questa clausola e sul diritto del medico a percepire un compenso per l’attività svolta.

Il Percorso Giudiziario e l’Importanza della Rinuncia al Ricorso

Il Tribunale, in primo grado, aveva parzialmente accolto le ragioni del medico, riconoscendogli un indennizzo sulla base del principio dell’ingiustificato arricchimento. Successivamente, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, accogliendo l’appello del professionista e riconoscendo la piena fondatezza della sua richiesta, con conseguente assorbimento delle altre questioni.

Contro questa sentenza, l’ASL ha proposto ricorso per cassazione. Tuttavia, prima che la Suprema Corte potesse pronunciarsi nel merito, è intervenuto un fatto decisivo: l’Azienda Sanitaria ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, motivato da un accordo raggiunto con il medico. Contestualmente, il professionista ha depositato un atto di adesione a tale rinuncia, sottoscritto dal suo difensore munito di procura speciale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione non entra nel vivo della disputa tra medico e ASL. La sua decisione è interamente basata sull’istituto processuale della rinuncia al ricorso. I giudici hanno verificato la ritualità degli atti presentati: la rinuncia proveniva dalla parte ricorrente e l’adesione era stata formalizzata dal controricorrente tramite un difensore con poteri specifici (procura speciale).

Di fronte a una rinuncia rituale e a una conseguente adesione, la legge processuale non lascia spazio a interpretazioni: il giudizio deve essere dichiarato estinto. Questo significa che il processo si chiude definitivamente senza una pronuncia della Cassazione sul merito della controversia. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello, favorevole al medico, diventa definitiva.

La Corte chiarisce inoltre due aspetti importanti:
1. Spese Legali: L’adesione alla rinuncia esime la Corte dal provvedere sulle spese del giudizio di cassazione, come previsto dall’art. 391, quarto comma, del codice di procedura civile. Si presume che le parti abbiano regolato questo aspetto nel loro accordo privato.
2. Doppio Contributo Unificato: Non sussistono i presupposti per condannare la parte ricorrente al pagamento del cosiddetto “doppio contributo unificato”. Questa sanzione si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione per rinuncia.

Conclusioni

La sentenza dimostra l’efficacia della rinuncia al ricorso come strumento per chiudere una lite in modo tombale. Per le parti, raggiungere un accordo anche in una fase avanzata del processo può essere più vantaggioso che attendere una decisione finale, incerta per definizione. Questa soluzione permette di evitare ulteriori costi, tempi lunghi e l’alea del giudizio. Per il sistema giudiziario, l’estinzione del processo contribuisce a ridurre il carico di lavoro, definendo una controversia in modo efficiente. La vicenda sottolinea come la volontà delle parti, formalizzata correttamente, possa determinare l’esito di un procedimento, rendendo definitiva la decisione del grado precedente e ponendo la parola fine su una lunga disputa legale.

Cosa succede se la parte che ha fatto ricorso in Cassazione decide di rinunciarvi?
Se la parte ricorrente deposita un atto di rinuncia e la controparte (controricorrente) vi aderisce formalmente, il giudizio si estingue. Questo significa che il processo si chiude senza che la Corte di Cassazione emetta una decisione sul merito della questione.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Come specificato dalla Corte, l’adesione alla rinuncia esime i giudici dal provvedere sulle spese. Generalmente, le parti regolano la questione delle spese legali all’interno dell’accordo privato che ha portato alla rinuncia stessa.

La parte che rinuncia al ricorso deve pagare il “doppio contributo unificato”?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che in caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata, non sussistono i presupposti per imporre alla parte ricorrente il pagamento del doppio contributo unificato, sanzione prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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