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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso presentata dalla parte ricorrente. La decisione si fonda sulla conformità della rinuncia ai requisiti legali, senza alcuna pronuncia sulle spese processuali data l’assenza di difesa da parte dell’istituto di credito convenuto.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di un Decreto di Estinzione

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente a chi ha impugnato una decisione di porre fine volontariamente al giudizio. Questa scelta comporta conseguenze definitive, come l’estinzione del processo e il passaggio in giudicato della sentenza impugnata. Un recente decreto della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per analizzare questo meccanismo e le sue implicazioni pratiche, specialmente per quanto riguarda la gestione delle spese legali.

La Vicenda Processuale in Breve

Il caso nasce dall’impugnazione, da parte di una cittadina, di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Venezia. Il ricorso era stato presentato dinanzi alla Corte di Cassazione contro un istituto di credito in liquidazione. Tuttavia, in una fase successiva all’iscrizione della causa, la stessa parte ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, manifestando la volontà di non proseguire con il giudizio di legittimità.

La Decisione della Corte: Estinzione del Giudizio

Preso atto della rinuncia, la Corte di Cassazione ha emesso un decreto con cui ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Questo tipo di provvedimento, snello e veloce, è previsto dalla legge proprio per i casi in cui la prosecuzione del processo diventa superflua a causa della volontà di una delle parti.

La Corte ha verificato che l’atto di rinuncia fosse conforme ai requisiti formali e sostanziali previsti dagli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, confermando così la sua piena validità ed efficacia.

La questione delle spese processuali e la rinuncia al ricorso

Un aspetto di particolare interesse nella decisione riguarda le spese processuali. Di norma, la parte che rinuncia al ricorso è tenuta a rimborsare le spese legali alla controparte. Tuttavia, in questo specifico caso, la Corte ha stabilito che nulla fosse dovuto a titolo di spese. La ragione di questa decisione risiede nel fatto che la parte intimata, ovvero l’istituto di credito, non aveva svolto alcuna attività difensiva nel giudizio di Cassazione. In assenza di una difesa costituita, non sorgono costi da rimborsare.

Le Motivazioni della Corte

Il decreto si fonda su precise basi normative. In primo luogo, la Corte ha accertato la validità della rinuncia al ricorso ai sensi degli artt. 390 e 391 c.p.c., che ne disciplinano le modalità. In secondo luogo, ha applicato la procedura semplificata per la dichiarazione di estinzione tramite decreto, introdotta con il d.l. n. 68 del 2016. Questa normativa ha lo scopo di deflazionare il carico di lavoro della Corte, permettendo una rapida definizione dei ricorsi che non necessitano di una discussione in udienza. La decisione sulle spese, come accennato, discende direttamente dal principio secondo cui il rimborso è dovuto solo se la controparte ha effettivamente sostenuto dei costi per difendersi, cosa non avvenuta in questa circostanza.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in esame mette in luce due aspetti fondamentali. Primo, la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per chiudere un contenzioso, ma deve essere formalizzata correttamente per essere valida. Una volta formalizzata, la sentenza impugnata diventa definitiva. Secondo, la gestione delle spese legali dipende strettamente dal comportamento processuale della controparte. Se l’intimato non si costituisce in giudizio, il rinunciante non sarà tenuto a sostenere alcun costo aggiuntivo. Questo provvedimento, pur nella sua brevità, riafferma principi procedurali chiari, offrendo un utile spunto di riflessione per chiunque si trovi ad affrontare un giudizio di impugnazione.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso per Cassazione?
La Corte di Cassazione, verificata la regolarità della rinuncia, dichiara l’estinzione del giudizio. Ciò comporta che la sentenza impugnata diventi definitiva e non possa più essere contestata.

Perché nel caso esaminato il ricorrente non ha dovuto pagare le spese legali alla controparte?
Non è stata disposta alcuna condanna alle spese perché la parte intimata (l’istituto di credito) non aveva svolto alcuna attività difensiva nel giudizio di Cassazione. Il rimborso delle spese è previsto solo se la controparte le ha effettivamente sostenute.

È sempre possibile dichiarare l’estinzione del giudizio con un decreto?
Sì, l’articolo 391 del Codice di Procedura Civile, come modificato dalla normativa del 2016, consente alla Corte di Cassazione di dichiarare l’estinzione del processo con un decreto presidenziale nei casi di rinuncia, semplificando e accelerando la procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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