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Rinuncia al ricorso: quando il processo si estingue

Un’azienda di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza che riconosceva a un dipendente il diritto di computare l’apprendistato ai fini dell’anzianità. Successivamente, l’azienda ha presentato una formale rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della regolarità della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del processo, rendendo definitiva la sentenza d’appello favorevole al lavoratore.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può determinare la conclusione anticipata di un giudizio. Quando una delle parti decide di non proseguire con l’impugnazione presentata, il processo si estingue, rendendo definitiva la decisione precedente. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questo meccanismo e delle sue conseguenze, anche in termini di spese e sanzioni accessorie. Analizziamo insieme il caso per comprendere meglio le implicazioni pratiche di tale scelta.

I Fatti alla Base della Controversia

La vicenda trae origine da una controversia di diritto del lavoro. Un dipendente aveva citato in giudizio la sua azienda, una grande società di trasporti, per ottenere il pieno riconoscimento del periodo di apprendistato ai fini del calcolo degli scatti di anzianità. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello territoriale avevano dato ragione al lavoratore, dichiarando la nullità delle clausole del contratto collettivo che limitavano tale computo.

La società datrice di lavoro, non accettando la decisione, aveva proposto ricorso per cassazione, portando la questione davanti alla Suprema Corte. Tuttavia, in una fase successiva, la stessa società ha cambiato strategia, depositando un atto formale di rinuncia al ricorso.

La Decisione della Cassazione: l’Estinzione del Processo

Una volta ricevuta la comunicazione di rinuncia, debitamente sottoscritta anche dal difensore, la Corte di Cassazione non ha dovuto esaminare il merito della questione (ovvero se l’apprendistato dovesse essere computato o meno). Il suo compito si è limitato a una verifica procedurale. Constatata la regolarità dell’atto di rinuncia, la Corte ha applicato l’articolo 391 del Codice di Procedura Civile, che prevede appunto, in questi casi, la dichiarazione di estinzione del giudizio. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello, favorevole al lavoratore, è diventata definitiva a tutti gli effetti.

Le Motivazioni

Le motivazioni dell’ordinanza si concentrano su due aspetti procedurali chiave derivanti dalla rinuncia al ricorso.

In primo luogo, la questione delle spese legali. La Corte ha stabilito che nulla dovesse essere disposto in merito, poiché la parte intimata (il lavoratore) non si era costituita nel giudizio di Cassazione. Non avendo svolto attività difensiva in questa sede, non aveva sostenuto costi da rimborsare.

In secondo luogo, e di notevole interesse, la Corte ha chiarito perché non si applicasse il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. Si tratta di una sanzione prevista dall’art. 13, comma 1 quater, del D.P.R. 115/2002, che impone alla parte il cui ricorso viene respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato. La Corte ha sottolineato che questa è una norma eccezionale, con una natura sanzionatoria, e come tale non può essere applicata per analogia. La legge elenca tassativamente i casi in cui scatta l’obbligo (rigetto, inammissibilità, improcedibilità), e tra questi non figura l’estinzione del processo per rinuncia. Pertanto, la società ricorrente non è stata condannata a pagare questa sanzione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la parte che promuove un’impugnazione ha sempre la facoltà di rinunciarvi. Tale atto, se formalmente corretto, porta inevitabilmente all’estinzione del giudizio, cristallizzando la sentenza del grado precedente. Inoltre, offre un importante chiarimento sull’applicazione del ‘doppio contributo unificato’, confermando la sua natura di misura eccezionale limitata ai soli casi espressamente previsti dalla legge. La decisione di rinunciare a un ricorso può quindi essere una scelta strategica per evitare ulteriori costi e l’incertezza di un giudizio, ma va ponderata attentamente poiché rende definitiva la decisione sfavorevole.

Cosa succede se la parte che ha presentato ricorso in Cassazione decide di rinunciarvi?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio. Di conseguenza, la sentenza impugnata (in questo caso, quella della Corte d’Appello) diventa definitiva.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali del giudizio di Cassazione?
Nell’ordinanza esaminata, la Corte non ha disposto nulla riguardo alle spese, poiché la controparte (l’intimato) non si è difesa in questa fase del processo e, quindi, non ha sostenuto costi legali da rimborsare.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’?
No. La Corte ha chiarito che il pagamento di questo ulteriore importo è una misura sanzionatoria eccezionale, applicabile solo nei casi specifici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non si estende al caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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