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Rinuncia al ricorso: quando il giudizio si estingue?

Un Comune aveva impugnato una sentenza d’appello relativa alla necessità di un contratto scritto con una società per la riscossione di canoni. Durante il giudizio in Cassazione, tutte le parti hanno concordato per una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte, prendendo atto dell’accordo, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese legali e chiarendo che in caso di rinuncia non si applica il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di porre fine a una controversia legale anche quando questa è giunta al massimo grado di giudizio. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come questo istituto funzioni nella pratica, delineandone le conseguenze in termini di estinzione del giudizio e gestione delle spese legali. Analizziamo una vicenda che, pur partendo da una complessa questione di diritto amministrativo, si conclude con un accordo tra le parti.

Il Contesto della Controversia: Contratto Pubblico e Forma Scritta

All’origine della vicenda vi era un contenzioso tra un Comune e una società incaricata dalla Regione di riscuotere i canoni per il servizio di depurazione. Il Comune aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello, sostenendo che la Corte avesse erroneamente ritenuto non necessaria la forma scritta per il contratto tra l’ente pubblico e la società di riscossione.

Secondo il ricorrente, la legge (in particolare il R.D. 2440/1923 e il D.Lgs. 267/2000) impone la forma scritta ad substantiam, ovvero come requisito essenziale per la validità stessa del contratto. La sua assenza, a dire del Comune, avrebbe comportato non solo l’inesistenza di qualsiasi credito da parte della società, ma anche una responsabilità personale del funzionario pubblico che avesse agito in sua mancanza.

La Svolta Processuale: L’Accordo tra le Parti

Nonostante le complesse questioni giuridiche sollevate, il processo non è giunto a una decisione nel merito. Le parti costituite in giudizio – il Comune, la Regione e una società di gestione idrica – hanno infatti raggiunto un accordo. Con un atto congiunto, hanno comunicato alla Suprema Corte di aver rispettivamente rinunciato al ricorso e accettato tale rinuncia. Questo atto di volontà comune ha cambiato radicalmente il corso del procedimento.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Preso atto della volontà concorde delle parti, la Corte di Cassazione ha agito di conseguenza. Le motivazioni della sua decisione sono prettamente procedurali e si basano su due principi cardine in caso di rinuncia.

In primo luogo, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La rinuncia agli atti, quando accettata dalle altre parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione, produce l’effetto di chiudere il processo senza una pronuncia sul fondo della questione.

In secondo luogo, per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha disposto la loro compensazione. Ciò significa che ogni parte ha sostenuto i propri costi. Questa decisione è stata presa in conformità all’art. 391 del codice di procedura civile, poiché erano state le stesse parti a richiederlo congiuntamente nel loro atto di rinuncia.

Infine, la Corte ha affrontato la questione del contributo unificato. Ha chiarito che l’obbligo di raddoppio del contributo, previsto in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione, non si applica nell’ipotesi di rinuncia al ricorso. Si tratta di un’importante precisazione che può incentivare la risoluzione concordata delle liti, evitando ulteriori oneri economici per il ricorrente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia

L’ordinanza esaminata offre spunti di riflessione pratici di grande rilevanza. Dimostra come la via della transazione e dell’accordo sia percorribile fino all’ultimo grado di giudizio, consentendo alle parti di evitare i tempi e le incertezze di una decisione finale. La scelta di optare per la rinuncia al ricorso può essere strategicamente vantaggiosa, specialmente alla luce della non applicabilità del raddoppio del contributo unificato. Questo provvedimento riafferma il principio dispositivo delle parti, che anche in Cassazione mantengono il controllo sul destino del loro contenzioso, potendo scegliere di porvi fine consensualmente.

Cosa accade se le parti di un processo in Cassazione decidono di rinunciare al ricorso?
Il processo si estingue. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia e della relativa accettazione, dichiara l’estinzione del giudizio senza decidere nel merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Se le parti lo richiedono congiuntamente, come nel caso di specie, la Corte può disporre la compensazione delle spese. Ciò significa che ciascuna parte si fa carico dei costi del proprio avvocato.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento di una sanzione o del doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che la norma che prevede il raddoppio del contributo unificato in caso di esito negativo dell’impugnazione non si applica quando il processo si estingue per rinuncia al ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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