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Rinuncia al ricorso: quando il giudizio si estingue

Un responsabile della funzione di conformità, sanzionato da un’autorità di vigilanza finanziaria per violazioni normative, ha impugnato la decisione fino in Cassazione. Durante il processo, il ricorrente ha presentato una formale rinuncia al ricorso, che è stata accettata dall’autorità. Di conseguenza, la Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, stabilendo che, data l’accettazione, non era necessaria alcuna pronuncia sulle spese legali.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso: effetti e conseguenze secondo la Cassazione

Intraprendere un percorso giudiziario comporta una serie di valutazioni strategiche, e una di queste è la possibilità di interromperlo attraverso la rinuncia al ricorso. Questo istituto processuale, apparentemente semplice, nasconde implicazioni precise riguardo all’esito del giudizio e alla gestione delle spese legali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce come la rinuncia, se accettata dalla controparte, porti all’estinzione del procedimento senza alcuna condanna alle spese.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sanzione pecuniaria di 65.000 euro inflitta da un’autorità di vigilanza finanziaria al responsabile della funzione compliance di un istituto di credito. Le contestazioni riguardavano diverse violazioni della normativa finanziaria (TUF e regolamenti attuativi) commesse dalla banca in un arco temporale di circa quattro anni. Tra le mancanze, venivano evidenziate l’omessa adozione di procedure adeguate per la valutazione delle operazioni dei clienti, comportamenti irregolari nei trasferimenti di azioni tra privati e nella gestione degli ordini.

Il manager sanzionato aveva impugnato la delibera dell’autorità, ma il giudice di merito aveva respinto le sue doglianze. Di conseguenza, il professionista aveva presentato ricorso per Cassazione.

L’Esito del Giudizio e la Rinuncia al Ricorso

Il colpo di scena processuale è avvenuto prima che la Suprema Corte potesse decidere nel merito. La parte ricorrente ha infatti depositato un atto di rinuncia al ricorso. Tale atto è stato formalmente accettato dall’autorità di vigilanza, che si era costituita in giudizio con un controricorso.

L’articolo 390 del Codice di procedura civile stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza o la discussione. La rinuncia, per essere efficace, deve essere accettata dalle altre parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione del giudizio. In questo caso, l’accettazione dell’autorità di vigilanza ha perfezionato l’istituto.

Le Motivazioni della Decisione della Corte

Preso atto della rinuncia e della relativa accettazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda su una precisa applicazione delle norme procedurali.

Sulle Spese Processuali

La Corte ha stabilito che, data l’intervenuta accettazione della rinuncia da parte della controricorrente, non si dovesse disporre nulla in merito alle spese processuali. Questo principio si basa sull’idea che l’accettazione della rinuncia implica un accordo tra le parti che risolve anche la questione delle spese, salvo diverso patto. In assenza di un accordo esplicito, il giudice si astiene da qualsiasi pronuncia in merito.

Sull’Esclusione del ‘Doppio Contributo’

Un punto molto importante chiarito dall’ordinanza riguarda il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002. Questa norma impone alla parte che ha visto respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile la propria impugnazione, di versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato iniziale.
La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: questa misura ha una natura lato sensu sanzionatoria e, essendo eccezionale, non può essere applicata per analogia oltre i casi tassativamente previsti. L’estinzione del giudizio per rinuncia non rientra in queste casistiche. Pertanto, il ricorrente non è stato condannato al pagamento del doppio contributo.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. La rinuncia al ricorso, se accettata, rappresenta una via d’uscita netta da un contenzioso, che neutralizza il rischio di una condanna alle spese e scongiura l’applicazione del ‘doppio contributo unificato’. Questa scelta processuale può rivelarsi strategicamente vantaggiosa quando le probabilità di successo dell’impugnazione sono basse o quando le parti raggiungono un accordo extragiudiziale. La decisione della Cassazione conferma la necessità di una valutazione attenta e consapevole di tutti gli strumenti che il codice di procedura civile mette a disposizione per la gestione e la definizione delle liti.

Quali sono gli effetti di una rinuncia al ricorso accettata dalla controparte?
La Corte dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine al procedimento prima di una decisione sul merito della questione.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata, chi paga le spese legali?
Secondo l’ordinanza, se la rinuncia viene accettata dalla controparte, il giudice non emette alcuna statuizione sulle spese processuali, che si intendono regolate dall’accordo implicito tra le parti.

Si deve pagare il doppio del contributo unificato se il giudizio si estingue per rinuncia al ricorso?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non in caso di estinzione per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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