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Rinuncia al ricorso: quando estingue il processo

Una società di spedizioni, condannata in appello a rimuovere fondamenta che invadevano il sottosuolo del vicino, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la violazione delle norme sulla proprietà e sulle distanze. Tuttavia, prima della decisione, ha effettuato una rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto dell’adesione della controparte, ha dichiarato estinto il giudizio, senza condanna alle spese e senza l’obbligo di versare il doppio del contributo unificato.

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Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente di porre fine a una controversia prima che si arrivi a una decisione di merito. L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 3320/2024 offre un chiaro esempio di come questo strumento funzioni e quali siano le sue conseguenze pratiche, specialmente in materia di spese legali. Analizziamo un caso che, partito da una disputa su confini e costruzioni, si è concluso con una soluzione puramente procedurale.

I Fatti di Causa: una Disputa Immobiliare

La vicenda nasce da un contenzioso tra due società. Una società immobiliare aveva citato in giudizio un’impresa di spedizioni, sua confinante. Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, avevano dato ragione alla società immobiliare, condannando l’impresa di spedizioni a:

1. Eliminare la parte delle fondamenta del proprio edificio che invadeva il sottosuolo della proprietà vicina.
2. Trasformare alcune vedute (finestre che permettono di affacciarsi) in luci (aperture che consentono solo il passaggio di luce e aria).
3. Rimuovere un cancello costruito sul confine tra le due proprietà.

In sostanza, i giudici di merito avevano accertato una serie di violazioni delle norme sulla proprietà e sulle distanze tra costruzioni.

I Motivi del Ricorso e la Tesi della Difesa

L’impresa condannata non si è arresa e ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su due argomentazioni principali.

Primo Motivo: L’Invasione del Sottosuolo

La difesa sosteneva un’errata applicazione dell’art. 840 del codice civile, che regola la proprietà del sottosuolo. Secondo la ricorrente, la parziale occupazione del sottosuolo con le proprie fondamenta non ledeva alcun interesse concreto, attuale o futuro, della società vicina. Questo perché, secondo un accordo pregresso, quel terreno era destinato a essere ceduto al Comune per la creazione di un’area a verde pubblico. Di conseguenza, il proprietario non avrebbe mai potuto sfruttare quel sottosuolo.

Secondo Motivo: La Violazione delle Distanze

Il secondo motivo riguardava l’errata interpretazione dell’art. 872 del codice civile. La ricorrente affermava che, essendo le fondamenta completamente interrate, non si poteva applicare la disciplina sulle distanze tra costruzioni (prevista dall’art. 873 c.c.). Di conseguenza, non era giustificato l’ordine di “rimessione in pristino”, cioè di demolizione della parte eccedente.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Prima che la Corte di Cassazione potesse esaminare nel merito le questioni sollevate, è intervenuto un colpo di scena. L’impresa ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. A questo punto, la società immobiliare (controricorrente) ha formalmente aderito alla rinuncia. Questo atto congiunto ha cambiato radicalmente il destino del processo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, di fronte alla rinuncia e alla conseguente accettazione, non è entrata nel merito dei motivi del ricorso. Il suo compito è diventato quello di prendere atto della volontà delle parti di porre fine al contenzioso. In base agli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, quando la rinuncia interviene ed è accettata dalla controparte, il processo si estingue.

La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione. Le motivazioni della decisione sono state puramente procedurali e si sono concentrate sulle conseguenze della rinuncia:

* Spese Legali: Poiché la controparte ha accettato la rinuncia, la Corte non ha emesso alcuna condanna al pagamento delle spese processuali. Le parti, presumibilmente, hanno trovato un accordo privato in merito.
* Contributo Unificato: La legge prevede che, in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso, la parte soccombente debba versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “doppio contributo”). Tuttavia, la Corte ha chiarito che tale obbligo non si applica quando il giudizio si estingue per rinuncia.

Le Conclusioni: Implicazioni della Rinuncia

La decisione evidenzia l’importanza strategica della rinuncia al ricorso. Anziché attendere una sentenza che avrebbe potuto essere sfavorevole, la parte ricorrente ha scelto di porre fine alla lite, rendendo definitiva la sentenza della Corte d’Appello. Questa scelta può derivare da un accordo transattivo tra le parti o da una riconsiderazione delle probabilità di successo.

Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Certezza del Diritto: La rinuncia rende irrevocabile la decisione del grado precedente. La condanna alla rimozione delle fondamenta, alla modifica delle finestre e alla rimozione del cancello diventa esecutiva.
2. Vantaggio Economico: Evitare una pronuncia sulle spese e il pagamento del doppio contributo unificato rappresenta un notevole risparmio per la parte che rinuncia.

In conclusione, questo caso dimostra come la gestione del processo non si limiti alla discussione nel merito, ma includa anche strumenti procedurali che, se usati correttamente, possono portare a una chiusura efficiente e meno onerosa della controversia.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Il giudizio di cassazione viene dichiarato estinto. Questo significa che il processo si chiude senza una decisione nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.

In caso di rinuncia al ricorso accettata, chi paga le spese legali del giudizio di Cassazione?
La Corte di Cassazione non si pronuncia sulla condanna alle spese. In genere, le parti regolano questo aspetto tramite un accordo privato che porta all’accettazione della rinuncia.

La parte che rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. L’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato è previsto solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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