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Rinuncia al ricorso: processo estinto e spese legali

Un’azienda di trasporti, dopo aver perso in appello una causa sulla corretta retribuzione feriale di un dipendente, ha presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, ha deciso di ritirare l’impugnazione. La Suprema Corte ha dichiarato il processo estinto a seguito della rinuncia al ricorso, specificando che tale atto è efficace anche senza l’accettazione della controparte. Di conseguenza, la sentenza d’appello è diventata definitiva e l’azienda è stata condannata a pagare le spese legali del giudizio di Cassazione.

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La rinuncia al ricorso per cassazione richiede l’accettazione della controparte per essere efficace?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che la rinuncia al ricorso è un atto che produce i suoi effetti processuali anche in assenza di un’accettazione formale da parte del controricorrente.

Cosa succede alla sentenza impugnata quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia al ricorso determina il passaggio in giudicato della sentenza impugnata. Questo significa che la decisione del giudice del grado precedente diventa definitiva e non può più essere messa in discussione.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per rinuncia al ricorso?
Salvo diverso accordo tra le parti, l’art. 391 c.p.c. stabilisce che le spese del giudizio di legittimità sono a carico della parte che ha rinunciato al ricorso. La Corte provvede a liquidarle nell’ordinanza che dichiara l’estinzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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