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Rinuncia al ricorso: no al doppio contributo unificato

Una società in liquidazione, dopo aver presentato ricorso per cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello, ha deciso di procedere con la rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, chiarendo un principio fondamentale: la rinuncia al ricorso non comporta l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, poiché tale sanzione si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando Non si Paga il Raddoppio del Contributo Unificato

Intraprendere un percorso giudiziario fino all’ultimo grado di giudizio è una decisione importante, ma cosa accade se, una volta avviato il procedimento in Cassazione, si decide di fare un passo indietro? La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che permette proprio questo. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 8866 del 4 aprile 2024, chiarisce un aspetto economico cruciale legato a questa scelta: l’esclusione dell’obbligo di versare il cosiddetto “doppio contributo unificato”.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore commerciale aveva impugnato una sentenza della Corte d’Appello, portando la controversia dinanzi alla Corte di Cassazione. La controparte, una società per azioni del settore alimentare, non si era costituita in giudizio. Tuttavia, prima che la Corte si pronunciasse nel merito, la società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, manifestando la volontà di non proseguire con l’azione legale.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Rinuncia al Ricorso

Preso atto della rinuncia, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, come previsto dall’articolo 391 del codice di procedura civile. Questa è la conseguenza diretta e automatica della rinuncia. Inoltre, non avendo la controparte svolto attività difensiva, la Corte non ha emesso alcuna pronuncia sulle spese legali.

Il punto più significativo dell’ordinanza, però, riguarda il contributo unificato. La Corte ha stabilito che la società ricorrente non era tenuta a versare l’ulteriore importo previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002.

Le Motivazioni: Un’Interpretazione Rigorosa della Norma

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio di stretta interpretazione della legge. La norma che impone il pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “raddoppio”) si applica solo in casi specifici e tassativamente indicati: il rigetto dell’impugnazione, la sua declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità. Si tratta, secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla stessa Corte, di una misura con una natura eccezionale e latamente sanzionatoria.

Poiché la rinuncia al ricorso non rientra in questo elenco, la norma non può essere applicata. Essendo una misura che impone un onere economico aggiuntivo, non è suscettibile di interpretazione estensiva o analogica. In altre parole, se il legislatore avesse voluto includere anche la rinuncia tra i presupposti per il raddoppio del contributo, lo avrebbe dovuto specificare espressamente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Chi Impugna

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale vantaggioso per il cittadino e per le imprese. Offre una via d’uscita chiara e senza costi sanzionatori aggiuntivi a chi, dopo aver proposto un ricorso, si rende conto che è infondato, inopportuno o semplicemente non più necessario. La possibilità di rinunciare senza incorrere nel raddoppio del contributo unificato incentiva una gestione più efficiente del contenzioso, evitando di portare avanti impugnazioni fino a una probabile sentenza sfavorevole solo per il timore di ulteriori aggravi economici. Per gli avvocati e i loro assistiti, si tratta di un elemento strategico da considerare attentamente nella valutazione costi-benefici di un’impugnazione in Cassazione.

Cosa succede a un processo se la parte che ha fatto ricorso decide di rinunciare?
Se la parte ricorrente rinuncia al ricorso, il giudizio si estingue, ovvero si chiude senza che la Corte emetta una decisione sul merito della questione.

La rinuncia al ricorso in Cassazione comporta sempre il pagamento di una sanzione economica?
No. Secondo l’ordinanza, la rinuncia al ricorso non fa scattare l’obbligo di pagare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “raddoppio”), che è previsto solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Perché il raddoppio del contributo unificato non si applica in caso di rinuncia?
Perché la norma che prevede tale raddoppio è considerata una misura eccezionale, quasi una sanzione, e come tale deve essere interpretata in modo restrittivo. La legge elenca chiaramente i casi in cui si applica, e la rinuncia non è tra questi. Non è possibile estendere la norma a casi non previsti espressamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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