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Rinuncia al ricorso: niente raddoppio del contributo

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso presentata dagli appellanti. La Corte ha stabilito che, in caso di rinuncia, non si applica il raddoppio del contributo unificato, previsto invece per rigetto o inammissibilità. Le spese legali sono state interamente compensate tra le parti.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso: quando non si paga il doppio contributo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un importante aspetto procedurale: le conseguenze della rinuncia al ricorso per Cassazione. Con questa decisione, i giudici hanno confermato che la volontaria rinuncia all’impugnazione non solo porta all’estinzione del giudizio, ma evita anche il raddoppio del contributo unificato, una sanzione prevista in altri casi di esito negativo del ricorso. Analizziamo nel dettaglio questa pronuncia.

I fatti del caso

Il caso nasce da un contenzioso tra gli eredi di una pensionata e un importante ente previdenziale. Gli eredi avevano impugnato una sentenza della Corte d’Appello, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, durante lo svolgimento del giudizio di legittimità, gli stessi ricorrenti hanno deciso di fare un passo indietro, depositando un atto di rinuncia al ricorso.

La gestione della rinuncia al ricorso e le sue conseguenze

La Corte ha innanzitutto verificato la ritualità della rinuncia, confermandone la validità ai sensi dell’articolo 390 del codice di procedura civile. I giudici hanno sottolineato un principio fondamentale del giudizio di Cassazione: la rinuncia è un atto unilaterale che produce i suoi effetti senza bisogno dell’accettazione della controparte. Questo snellisce notevolmente la procedura, portando direttamente all’estinzione del giudizio.

Le motivazioni della Corte

La parte più interessante della decisione riguarda le conseguenze economiche della rinuncia. La Corte ha motivato la propria decisione su due punti cruciali:

1. Compensazione delle spese: I giudici hanno deciso di compensare integralmente le spese legali tra le parti. Questa scelta si basa sull’articolo 92 del codice di procedura civile, come interpretato a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 77 del 2018. Le ragioni che hanno spinto i ricorrenti alla rinuncia sono state ritenute sufficienti per giustificare la compensazione, evitando così ulteriori oneri per le parti.

2. Esclusione del raddoppio del contributo unificato: Questo è il principio di diritto più rilevante. La Corte ha chiarito che il raddoppio del contributo unificato, previsto dall’art. 13, comma 1-quater del D.P.R. 115/2002, non si applica in caso di rinuncia al ricorso. La norma, infatti, sanziona esplicitamente solo il rigetto dell’impugnazione, la sua declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità. La rinuncia è un atto volontario che estingue il processo e, come tale, non rientra in queste categorie. A supporto di questa tesi, la Corte ha richiamato precedenti sentenze conformi, consolidando un orientamento giurisprudenziale favorevole a chi decide di abbandonare un’impugnazione.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre una chiara indicazione pratica per chi affronta un giudizio in Cassazione. La decisione di rinunciare a un ricorso, sebbene ponga fine alle proprie pretese, presenta un vantaggio non trascurabile: evita l’obbligo di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato. Questa pronuncia distingue nettamente gli effetti di una rinuncia volontaria da quelli di una sconfitta nel merito o per ragioni procedurali, offrendo uno strumento di gestione del contenzioso più flessibile e meno oneroso.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia, se formalmente corretta, provoca l’estinzione del giudizio. Ciò significa che il processo si conclude senza una decisione nel merito da parte della Corte.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. Secondo la Corte, il raddoppio del contributo unificato è previsto solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di rinuncia volontaria.

Perché le spese legali sono state compensate?
La Corte ha ritenuto che le ragioni alla base della rinuncia integrassero i presupposti previsti dall’art. 92 del codice di procedura civile per compensare interamente le spese, facendo sì che ogni parte sostenesse i propri costi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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