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Rinuncia al ricorso: niente raddoppio del contributo

Una società immobiliare aveva ottenuto in appello il rigetto della domanda di indennizzo avanzata da due imprese edili a seguito del recesso da un contratto d’appalto. La società cessionaria del credito ha proposto ricorso in Cassazione ma, prima dell’udienza, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. A seguito della formale rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo che in questi casi non si applica il raddoppio del contributo unificato, essendo una misura sanzionatoria di stretta interpretazione.

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Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando Non si Paga il Doppio Contributo

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale fondamentale che consente di porre fine a una controversia in modo consensuale, spesso a seguito di un accordo tra le parti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto economico cruciale: in caso di rinuncia, non si applica il raddoppio del contributo unificato. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti: Dal Contratto d’Appalto alla Cassazione

La vicenda trae origine da una controversia legata a un contratto per l’esecuzione di lavori edili. Una società immobiliare committente aveva esercitato il diritto di recesso da un impegno contrattuale. Le due società appaltatrici, di conseguenza, avevano agito in giudizio chiedendo il riconoscimento di un indennizzo ai sensi dell’art. 1671 del codice civile.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto la richiesta delle società appaltatrici, condannando la committente al pagamento di una somma a titolo di indennizzo. Successivamente, il credito derivante da questa sentenza veniva ceduto a una terza società.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione di primo grado. Riformando la sentenza, respingeva completamente la domanda di indennizzo avanzata dalle imprese edili. Contro questa pronuncia, la società cessionaria del credito proponeva ricorso per Cassazione.

La Svolta: l’Accordo e la Rinuncia al Ricorso

Prima che si tenesse l’udienza dinanzi alla Suprema Corte, le parti sono riuscite a trovare una soluzione bonaria, definendo la lite con un accordo transattivo. Di conseguenza, la società ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, notificandolo regolarmente alla controparte.

A sua volta, la società controricorrente ha depositato un atto di accettazione della rinuncia, chiedendo, come la ricorrente, la compensazione delle spese legali. A questo punto, la palla è passata al Collegio per le determinazioni finali.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, esaminati gli atti, ha verificato la sussistenza di tutti i requisiti formali previsti dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile per la validità della rinuncia e della relativa accettazione. L’accordo tra le parti e la conseguente formalizzazione della volontà di non proseguire il giudizio hanno creato le condizioni per la chiusura del processo.

Pertanto, il Collegio ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, ponendo fine alla controversia legale in modo definitivo.

Conclusioni: Niente Raddoppio del Contributo Unificato

La parte più significativa della decisione riguarda le spese e, in particolare, il contributo unificato. La Corte ha stabilito che non vi fossero i presupposti per il raddoppio del contributo.

I giudici hanno chiarito che il raddoppio è una misura eccezionale, con una natura sostanzialmente sanzionatoria. Citando precedenti giurisprudenziali (Cass. n. 6888/2015 e Cass. n. 19562/2015), hanno ribadito che tale misura si applica solo nei casi tipici di rigetto dell’impugnazione o di declaratoria di inammissibilità o improcedibilità. Trattandosi di una norma di stretta interpretazione, non può essere estesa per analogia a casi diversi, come quello dell’estinzione del giudizio per rinuncia. Questa decisione conferma un principio di garanzia per il contribuente, incentivando le soluzioni transattive che evitano un inutile aggravio di costi processuali.

Cosa accade se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Il giudizio si estingue. La Corte di Cassazione prende atto della volontà delle parti di non proseguire la causa e dichiara la chiusura definitiva del procedimento senza emettere una decisione nel merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. Secondo l’ordinanza, il raddoppio del contributo unificato è una misura di carattere sanzionatorio che si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non quando il giudizio si estingue per rinuncia accettata.

Perché il raddoppio del contributo unificato è una misura di stretta interpretazione?
Perché ha una natura eccezionale e sanzionatoria. Essendo una norma che impone un onere economico aggiuntivo, non può essere applicata in via estensiva o analogica a situazioni non espressamente previste dalla legge, come l’estinzione del giudizio a seguito di un accordo tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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