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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

Un lavoratore, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza a lui sfavorevole della Corte d’Appello, decideva di effettuare una rinuncia al ricorso. La società controricorrente accettava tale rinuncia. La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, dichiara estinto il processo, stabilendo che, data l’accettazione della controparte, non vi è luogo a provvedere sulle spese. Soprattutto, chiarisce che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non si applica in caso di rinuncia, poiché tale misura ha natura sanzionatoria e va interpretata restrittivamente solo ai casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso in Cassazione: quando non si paga il doppio contributo unificato

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente di porre fine a un contenzioso in modo volontario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione sugli effetti di tale atto, in particolare riguardo all’obbligo del versamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. La decisione chiarisce che tale onere, previsto in caso di esito negativo dell’impugnazione, non si applica quando il processo si estingue per rinuncia. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia di lavoro. Un ex dipendente si era visto riformare in appello la decisione di primo grado, con la Corte territoriale che aveva ritenuto legittimo il suo licenziamento e lo aveva condannato a versare una cospicua somma alla società datrice di lavoro, a titolo di differenza tra un suo credito e un controcredito vantato dall’azienda.
Contro tale sentenza, il lavoratore aveva proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a cinque motivi di impugnazione. La società si era costituita in giudizio presentando controricorso. Tuttavia, prima della discussione in camera di consiglio, la parte ricorrente depositava in cancelleria un ‘atto di rinuncia al ricorso’, prontamente seguito da un atto di ‘accettazione’ da parte della società controricorrente.

L’Estinzione del Processo per Rinuncia al Ricorso

Ai sensi degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile, la rinuncia all’impugnazione, se accettata dalla controparte costituita, comporta l’estinzione del processo. Questo è esattamente ciò che è accaduto nel caso di specie. La Suprema Corte, preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine al giudizio, non ha potuto fare altro che dichiararne l’estinzione. Inoltre, proprio in virtù dell’accettazione della controparte, la Corte ha stabilito che non occorreva provvedere sulle spese di lite del giudizio di legittimità, lasciando che le parti regolassero tra loro tale aspetto.

Le Motivazioni della Corte

Il punto centrale e di maggiore interesse dell’ordinanza risiede nella motivazione relativa al contributo unificato. Il ricorrente, pur avendo di fatto abbandonato l’impugnazione, si sarebbe potuto vedere addebitare un ulteriore importo pari a quello già versato al momento del deposito del ricorso. Questa misura, introdotta dall’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. n. 115 del 2002, ha una finalità sanzionatoria e deflattiva, mirando a scoraggiare i ricorsi infondati.
La Corte di Cassazione ha però chiarito in modo inequivocabile che tale obbligo non trova applicazione in caso di rinuncia al ricorso. La norma, infatti, elenca tassativamente i casi in cui scatta il raddoppio del contributo: rigetto dell’impugnazione, declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità. La rinuncia non rientra in questo elenco. I giudici hanno sottolineato che, trattandosi di una misura eccezionale e con finalità lato sensu sanzionatoria, essa è di stretta interpretazione e non può essere applicata per analogia a fattispecie non espressamente previste, come appunto la volontaria rinuncia che porta all’estinzione del giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica. La rinuncia al ricorso rappresenta una via d’uscita dal processo che, se accettata dalla controparte, non solo pone fine alla lite senza una pronuncia nel merito, ma esclude anche l’applicazione di conseguenze sanzionatorie come il raddoppio del contributo unificato. Questa decisione offre maggiore certezza alle parti che intendono abbandonare un’impugnazione, confermando che i costi aggiuntivi sono legati a una valutazione negativa del ricorso da parte del giudice e non a una scelta volontaria di porre fine al contenzioso.

Se si rinuncia a un ricorso per Cassazione, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No, secondo l’ordinanza, in caso di rinuncia al ricorso per Cassazione, non si applica l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, poiché tale misura è prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Cosa succede alle spese legali quando c’è una rinuncia al ricorso accettata dalla controparte?
Quando la parte controricorrente accetta la rinuncia, il processo si estingue senza che il giudice debba provvedere alla condanna alle spese del giudizio di legittimità.

Perché la rinuncia al ricorso non comporta il pagamento del contributo aggiuntivo?
Perché il versamento del doppio contributo unificato è considerato una misura sanzionatoria di carattere eccezionale. Essendo tale, deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere estesa a casi non espressamente previsti dalla legge, come la rinuncia volontaria all’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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