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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

Un cittadino straniero, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro il Ministero dell’Interno per una presunta violazione del Regolamento Dublino, ha deciso di ritirarlo. La Corte di Cassazione, accogliendo la rinuncia al ricorso, ha dichiarato estinto il giudizio. La decisione chiarisce un importante principio: l’estinzione del processo per rinuncia non comporta l’obbligo per il ricorrente di versare il doppio del contributo unificato, una sanzione prevista in altri casi di esito negativo dell’impugnazione.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Conseguenze e il Caso del Contributo Unificato

La rinuncia al ricorso è un istituto fondamentale del diritto processuale che consente a una parte di abbandonare la propria impugnazione. Questa scelta, apparentemente semplice, comporta conseguenze precise, soprattutto dal punto di vista economico. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la rinuncia non fa scattare il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. Analizziamo la decisione per comprendere la sua portata pratica.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dal ricorso per cassazione presentato da una cittadina straniera avverso un decreto del Tribunale di Torino. La ricorrente lamentava la violazione dell’art. 4 del Regolamento (UE) n. 604/2013 (noto come Regolamento Dublino), sostenendo che lo Stato italiano non avesse adempiuto correttamente ai suoi doveri informativi in materia di asilo.

Il Ministero dell’Interno, controparte nel giudizio, non si è costituito, rimanendo ‘intimato’. Poco prima della data fissata per la discussione del caso in camera di consiglio, la ricorrente ha depositato una dichiarazione di rinuncia al ricorso, manifestando la volontà di non voler più proseguire con l’azione legale.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

Preso atto della volontà della ricorrente, la Corte di Cassazione ha agito in conformità con quanto previsto dal codice di procedura civile. In applicazione degli articoli 390 e 391 c.p.c., i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità. In sostanza, il processo si è concluso senza che la Corte entrasse nel merito della questione sollevata (la presunta violazione del Regolamento Dublino), ma semplicemente registrando la fine del contenzioso per volontà della parte che lo aveva avviato.

Le Motivazioni

Il punto centrale e più interessante dell’ordinanza risiede nella precisazione relativa alle spese e, in particolare, al contributo unificato. La Corte ha chiarito che, per effetto della rinuncia al ricorso, non si applica l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto dall’art. 13, comma 1 quater, del D.P.R. n. 115 del 2002.

La motivazione di questa decisione è strettamente giuridica. La norma citata prevede il raddoppio del contributo solo quando l’impugnazione è respinta integralmente, oppure dichiarata inammissibile o improcedibile. L’estinzione del giudizio per rinuncia è una fattispecie diversa, che non rientra in nessuna delle ipotesi sanzionatorie previste dal legislatore. La Corte, richiamando propri precedenti consolidati (Cass. n. 19071/2018; Cass. n. 23175/2015), ha confermato che la ratio della norma sul ‘doppio contributo’ è quella di scoraggiare le impugnazioni pretestuose o palesemente infondate. Un giudizio che si estingue per rinuncia, invece, non riceve alcuna valutazione di merito negativa, e pertanto la sanzione non può trovare applicazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante conferma a litiganti e avvocati. La scelta di rinunciare a un ricorso per cassazione, magari a seguito di una rivalutazione delle possibilità di successo o di un accordo tra le parti, non espone al rischio di dover sostenere un costo aggiuntivo a titolo sanzionatorio. Questa chiarezza è fondamentale per una gestione consapevole e strategica del contenzioso. La decisione ribadisce che le norme procedurali, specialmente quelle con carattere sanzionatorio, devono essere interpretate in modo rigoroso, senza estenderle a casi non espressamente previsti. Di conseguenza, la rinuncia al ricorso si conferma come uno strumento che chiude il processo senza conseguenze punitive per il ricorrente.

Cosa succede processualmente quando si rinuncia a un ricorso per Cassazione?
La rinuncia porta all’estinzione del giudizio. Ciò significa che il processo si conclude immediatamente, senza che la Corte emetta una decisione sul merito della questione sollevata.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. Secondo l’ordinanza, la rinuncia al ricorso che causa l’estinzione del processo non fa scattare l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Perché la rinuncia al ricorso esclude il pagamento del doppio contributo?
Perché la legge (D.P.R. 115/2002) prevede il pagamento di tale sanzione solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. L’estinzione per rinuncia è un esito diverso, non contemplato dalla norma sanzionatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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