LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

Un professionista, sanzionato dall’Autorità di Vigilanza bancaria, aveva impugnato la sanzione fino in Cassazione. Successivamente, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, condannando il ricorrente al pagamento delle spese legali. Tuttavia, ha chiarito un punto cruciale: in caso di rinuncia al ricorso, non si applica l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, misura prevista solo per i casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso: La Cassazione chiarisce, niente doppio contributo unificato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta le conseguenze procedurali ed economiche della rinuncia al ricorso. In particolare, il provvedimento chiarisce che, sebbene la parte rinunciante sia tenuta a pagare le spese legali, essa non è soggetta al versamento del cosiddetto “doppio contributo unificato”. Questa decisione offre un importante spunto di riflessione per chiunque si trovi a valutare l’opportunità di abbandonare un’impugnazione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una sanzione amministrativa pecuniaria di 24.000,00 euro inflitta dall’Autorità di Vigilanza bancaria a un componente del collegio sindacale di un istituto di credito. Il professionista ha impugnato la sanzione, ma la sua opposizione è stata respinta dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, ha proposto ricorso per cassazione.

Tuttavia, in una fase successiva del giudizio di legittimità, il professionista ha deciso di fare un passo indietro, presentando un atto di rinuncia al ricorso. A questo punto, la Corte Suprema è stata chiamata a pronunciarsi non sul merito della sanzione, ma sulle conseguenze di tale rinuncia.

La Decisione della Corte: Estinzione del Giudizio

Come previsto dall’articolo 391 del codice di procedura civile, la rinuncia al ricorso ha come effetto diretto l’estinzione del giudizio. La Corte di Cassazione, preso atto della volontà del ricorrente, ha dichiarato formalmente concluso il procedimento.

In applicazione del principio di causalità, la Corte ha stabilito che le spese del giudizio di cassazione dovessero essere poste a carico della parte che, dopo aver introdotto l’impugnazione, vi aveva successivamente rinunciato. Di conseguenza, il professionista è stato condannato al pagamento delle spese legali in favore dell’Autorità di Vigilanza.

Le Motivazioni: La Questione del Doppio Contributo Unificato

Il punto più significativo dell’ordinanza riguarda l’interpretazione dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. Questa norma prevede che la parte la cui impugnazione sia stata respinta integralmente, o dichiarata inammissibile o improcedibile, è tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato.

La Corte ha ribadito un principio di diritto ormai consolidato: questa norma, avendo natura eccezionale e sanzionatoria, è di stretta interpretazione. Non può, quindi, essere applicata per analogia a casi non espressamente previsti. La rinuncia al ricorso non rientra tra le ipotesi tassative indicate dalla legge (rigetto, inammissibilità, improcedibilità). Pertanto, la parte che rinuncia non è obbligata al pagamento del doppio contributo. La misura si applica solo ai casi tipici in cui l’impugnazione viene esaminata e giudicata infondata o irrituale dalla Corte.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un importante principio di procedura civile. La scelta di rinunciare a un ricorso per cassazione rappresenta una via d’uscita dal processo che, pur comportando la condanna alle spese legali sostenute dalla controparte, evita l’aggravio economico del doppio contributo unificato. La decisione sottolinea la differenza sostanziale tra una valutazione negativa del ricorso da parte del giudice e un’autonoma decisione della parte di porre fine alla lite. Per gli avvocati e le parti, ciò significa poter calcolare con maggiore precisione i costi e i rischi associati alla prosecuzione o all’abbandono di un giudizio di legittimità.

Cosa succede a un giudizio in Cassazione se la parte che ha fatto ricorso vi rinuncia?
Il giudizio si estingue. Ciò significa che il processo si conclude senza che la Corte si pronunci sul merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Le spese legali del giudizio di cassazione sono a carico della parte che ha prima presentato il ricorso e poi vi ha rinunciato. Questo avviene in base al principio di causalità, secondo cui chi dà inizio a un procedimento e poi lo abbandona deve farsi carico dei costi che ha generato.

La rinuncia al ricorso per cassazione comporta l’obbligo di pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non si applica in caso di rinuncia. Questa misura sanzionatoria è prevista solo per i casi specifici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati